Dai sindacati alle cooperative: cresce il fronte di chi chiede la chiusura totale delle aziende
Per Cgil, Cisl, Uil, Confcooperative e Legacoop è l'unico modo per fermare l'epidemia e salvare vite. "Nell’ultima settimana si sono susseguiti diversi incontri in Regione ma con dispiacere è prevalsa la linea di mantenere aperte tutte le attività produttive"
Cgil, Cisl e Uil. E poi Confcooperative e Legacoop. Cresce in Lombardia il fronte che chiede lo stop ad ogni attività produttiva o di servizi che non sia essenziale. Anche se, per ora, il Governatore della Lombardia non sembra voler prendere un provvedimento di questo genere. "Nell’ultima settimana si sono susseguiti diversi incontri tra Regione e tutte le associazioni di categoria per affrontare l’emergenza, che oggi è anche economica -scrivono in una lettera aperta Massimo Minelli e Attilio Dadda rispettivamente presidenti di Confcooperative e di Legacoop Lombardia-. In quella sede abbiamo registrato con dispiacere che è prevalsa la linea, fortemente voluta da altre componenti, di mantenere aperte tutte le attività produttive".
I sindacati confederali chiedono a loro volta la sospensione in tutta la Lombardia "di tutte le attività non essenziali e indispensabili alla sopravvivenza", la riduzione degli orari di apertura dei grandi centri commerciali e la loro chiusura domenicale, mentre per poste e banche il mantenimento solo dei servizi on line. "Questo serve per non dare più a nessuno un motivo o una scusa per uscire di casa -scrivono in una nota Cgil, Cisl e Uil- che non siano la cura, l'approvvigionamento alimentare e il lavoro nei servizi e nelle produzioni che non si possono sospendere. Non è ancora troppo tardi. Facciamolo subito. Fermiamoci per la vita!".
“Per noi le persone e la loro salute vengono prima di tutto, questi valori non si negoziano – aggiungono i preidenti di Confcooperative e Legacoop -. Siamo convinti che fermare le attività produttive non essenziali per un periodo limitato aiuterà anche l’economia perché in grado di anticipare la ripresa anche rispetto ad altri Paesi. Codogno ce lo insegna. Continuare ostinatamente in questa direzione ci farà fallire nei due obiettivi prioritari che ci eravamo dati: evitare il tracollo del sistema sanitario e limitare il contagio in tutta la regione ed a Milano dove i numeri potrebbero essere impietosi”.