Corridoi umanitari: arrivati a Fiumicino 54 profughi dal Libano. “Siate anche voi protagonisti del mondo migliore di domani in Italia”
“È una gioia oggi. È la gioia di vedervi felici. Conosco i campi profughi in Libano. Sono luoghi tristi e poveri. Non c’è niente. Abbiamo visto le immagini delle città siriane distrutte dalla guerra. Qui troverete tutto un altro mondo. Vi chiediamo di essere anche voi protagonisti del mondo migliore di domani in Italia. Noi vi accogliamo. Siete nostri fratelli e sorelle. Andiamo avanti insieme. Benvenuti”.
Con queste parole cariche di emozione il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha accolto questa mattina a Fiumicino 54 profughi siriani dal Libano grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Comunità, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. Come le oltre 2.000 persone arrivate finora nel nostro Paese (tra cui circa 1.500 giunte dal Libano), i rifugiati saranno accolti da associazioni, parrocchie e comunità in diverse Regioni italiane e subito avviati in un percorso d’integrazione attraverso l’apprendimento della lingua per gli adulti, la scuola per i minori e l’inserimento lavorativo, una volta ottenuto lo status di rifugiato. Che il progetto avviato nel 2016, sia ormai collaudato, è dimostrato dal fatto che questa mattina all’aeroporto erano presenti anche 6 mediatori, arrivati anche loro in Italia con i corridoi umanitari, e oggi impegnati in un lavoro di mediazione linguistica e culturale con i nuovi arrivati.
Come ad ogni arrivo, Fiumicino si colora di tante storie di vita e soprattutto di ricongiungimenti familiari. Come Nawar, 21 anni, studente a Novara di medicina, arrivato in Italia un anno e mezzo fa e che con un mazzo di fiori in mano, aspetta con le lacrime agli occhi la sua famiglia: madre, padre e due fratelli più piccoli, tutti originari di Alqaryateen, vicino a Homs. O Randa, anche lei giovane di Homs che con il marito aspetta suo fratello con la moglie incinta. Ci sono Samar, una cuoca, divorziata con due figli, proveniente da un campo palestinese, e l’amica Mariam, che fa fatica a camminare. Fra loro, un’amicizia che le porterà ad aiutarsi reciprocamente. C’è Alf: proviene da un campo profughi nel nord del Libano. All’età di 14 anni viene arrestato e torturato per 9 mesi. Oggi ha 20 anni e vuole fare il regista. Ci sono bambini affetti da gravi patologie, fra cui un cardiopatico, che ha viaggiato con l’ossigeno accompagnato dal medico di MH Luciano Griso. Il piccolo ha 4 anni ed è con mamma, papà e 4 fratellini, vivevano vicino a Beirut, in montagna, e andrà al Gaslini di Genova per le cure.
“Sono molto commossa nel vedervi qui”, ha detto Emanuela Del Re, viceministro degli Affari esteri. “Perché sapere che vi possiamo dare una casa è per noi un grande orgoglio. E ancora di più è un grande orgoglio vedere tanti bambini a cui poter dare un futuro. Questa è un’Italia che accoglie, che abbraccia, che vuole stare con voi ed essere vostra amica”. La viceministro ha poi detto di sostenere “fortemente” i corridoi umanitari perché “sono un modo bellissimo di far venire qui le persone nella sicurezza e con un progetto di vita”. Anche il governo italiano ha intenzione di far diventare i corridoi umanitari “un progetto europeo”, “senza confini”, perché “siamo consapevoli delle nostre condizioni ed essere consapevoli ci rende responsabili nell’aiutarvi. Speriamo – ha poi concluso Del Re – che l’Italia diventi la casa del vostro futuro”.
I corridoi umanitari, interamente autofinanziati dalle realtà che li hanno promossi e possibili grazie alla generosità e all’impegno volontario di tanti italiani, rappresentano un modello efficace, che coniuga solidarietà e sicurezza, tanto che è già stato replicato in altri Paesi come Francia, Belgio e Andorra, consentendo così l’arrivo in Europa, in modo legale e sicuro, di circa 2.500 persone dal febbraio 2016.