Coronavirus. Ricciardi (Università Cattolica): “Situazione preoccupante ma siamo attrezzati per fronteggiarla”
Continuano ad aumentare nel mondo contagi e vittime da coronavirus mentre l'Oms definisce l'infezione un'emergenza sanitaria globale e il governo italiano dichiara per la prima volta lo stato d’emergenza per rischi sanitari. La situazione è preoccupante, dice al Sir l'esperto, già presidente dell'Istituto superiore di sanità, "ma il virus, benché facilmente trasmissibile, non ha un alto tasso di letalità e il nostro Paese è ben attrezzato per fronteggiare l'emergenza"
Salgono a quasi 10 mila i casi di contagio da coronavirus (2019-nCoV) nel mondo mentre sono 213 i morti. Due i casi accertati in Italia: una coppia di turisti cinesi arrivati nei giorni scorsi nel nostro Paese e ora ricoverati in isolamento all’Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma dove sono tenuti in osservazione altri 12 pazienti provenienti dalla Cina. Ieri, nella seconda riunione del Comitato d’emergenza a Ginevra, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito in uno statement l’epidemia del nuovo coronavirus “emergenza sanitaria di livello internazionale”. Intanto, il Consiglio dei ministri riunito questa mattina a Palazzo Chigi ha decretato lo stato d’emergenza nazionale per sei mesi per il rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, e ha deliberato uno stanziamento iniziale di 5 milioni di euro finalizzato a possibili costi, quali, ad esempio, il reclutamento di medici e il trasporto di persone che si sospetta siano affette da virus polmonare. Intanto, nella notte tra domenica e lunedì dovrebbe rientrare in Italia con un volo militare partito dalla capitale una sessantina di nostri connazionali che verranno probabilmente accolti una caserma situata all’interno della “città militare” della Cecchignola per una sorta di quarantena di 14 giorni, la durata massima d’incubazione del nuovo coronavirus.
Per Walter Ricciardi, interpellato dal Sir, “la situazione è sicuramente preoccupante, ma ci vorranno due settimane per coglierne meglio la portata.
Se le misure poste in atto sono efficaci, dovremmo assistere ad un rallentamento e ad una circoscrizione dell’epidemia anche dal punto di vista geografico”. Professore ordinario di igiene generale ed applicata all’Università Cattolica, già presidente dell’Istituto superiore di sanità, dallo scorso ottobre presidente del “Mission Board for Cancer” istituito dalla Commissione Ue, team di esperti incaricato di valutare e approvare i finanziamenti per progetti di ricerca contro il cancro, Ricciardi non sottovaluta la pericolosità del virus ma, avverte, “niente panico: il coronavirus ha un’elevata trasmissibilità ma non un altrettanto alto tasso di letalità”.
Secondo l’esperto, “i Paesi ora si stanno muovendo tutti bene, a partire dalla Cina, ma da approfondimenti giornalistici su diversi giornali statunitensi ed europei emerge come ancora una volta la Cina abbia ritardato a fare la prima segnalazione, non mesi come nel caso della Sars, ma settimane che comunque sarebbero state preziose per intervenire tempestivamente per limitare il contagio”.
“Ora – prosegue – bisogna attendere e tentare di circoscrivere. Quanto si sta facendo è la cosa giusta. L’Italia si sta muovendo egregiamente, non sono sul territorio nazionale: il ministro Speranza ha sollecitato, insieme al commissario europeo, una riunione dei ministri Ue della salute. Purtroppo c’è da aspettarsi che qualche ulteriore caso si manifesti anche nel nostro paese, che però è ben preparato.Siamo in grado di fronteggiare questa emergenza perché disponiamo di un efficiente sistema di gestione delle emergenze e di un altrettanto efficiente Servizio sanitario nazionale che ci consentono di fronteggiare sia l’emergenza rapida sia un’eventuale crisi prolungata”.
Quanto tempo ci vorrà per un vaccino? “Per sviluppare un nuovo vaccino – risponde l’esperto – di norma ci vogliono anni, ma poiché esiste un lavoro fatto dai colleghi americani che hanno iniziato a lavorare 16 anni fa con la Sars, possiamo pensare che si potrebbe arrivare ad un vaccino, ma non prima di alcuni mesi”.
A preoccupare è il periodo di incubazione, quando i sintomi non sono ancora comparsi. Che cosa può fare il cittadino comune per prevenire l’infezione e tentare di limitarne la diffusione? “Occorre mettere in atto precauzioni generiche, legate comunque ad un comportamento salubre che tra l’altro previene anche i rischi dell’influenza in corso nel Paese e di altre malattie a trasmissione respiratorie: evitare luoghi affollati; lavarsi spesso e molto accuratamente le mani, ad esempio appena rientrati a casa e prima di compiere operazioni che richiedono un’igiene particolare; se si è raffreddati starnutire e tossire non nella mano ma solo nella piega del gomito. Infine vaccinarsi contro l’influenza che ha sintomi molto simili rispetto al coronavirus”.