Coronavirus negli Usa: le iniziative dei leader religiosi per garantire la sicurezza dei fedeli
L'epidemia spaventa anche gli Stati Uniti. I leader religiosi, consapevoli dei casi diffusi in almeno 15 Stati, hanno iniziato a prendere misure che dovrebbero scoraggiare il contagio e hanno chiesto ai membri della comunità di cambiare alcune pratiche familiari, come, per esempio, smettere di tenere la mano della persona vicina durante la recita delle preghiere
(da New York) “Per disposizioni di sicurezza, vi invitiamo a non scambiarvi il segno della pace e a ricevere l’eucarestia solo sulle mani. Non sarà distribuito vino durante la celebrazione, né trovate acqua benedetta nell’acquasantiera. Ci uniformiamo a quanto richiesto dal Dipartimento della salute per prenderci cura gli uni degli altri e per evitare ulteriori contagi”. Father George inizia la sua messa con questo piccolo annuncio da una settimana. Poi quasi a confortare i pochi fedeli storditi e allarmati dall’epidemia di Coronavirus, li invita ad avvicinarsi all’altare e al momento della pace giunge le mani e fa un inchino delicato di fronte a ciascuno. Questo accade in una parrocchia a Lincoln Center, nelle cappelle dei campus universitari, nelle chiese a Manhattan e Brooklyn ma anche nelle moschee e nelle sinagoghe.
La paura del Coronavirus si è diffusa in tutto il Paese e non ha risparmiato i luoghi di culto.
I leader religiosi, consapevoli dei casi diffusi in almeno 15 Stati, hanno iniziato a prendere misure che dovrebbero scoraggiare il contagio e hanno chiesto ai membri della comunità di cambiare alcune pratiche familiari come, per esempio, smettere di tenere la mano della persona vicina durante la recita delle preghiere.
Nelle sinagoghe si consiglia di non abbracciarsi e di non baciare gli amici sulle guance e di non stringersi le mani.
“In questo momento, raccomandiamo che un ‘colpo di gomito’ possa essere il modo più appropriato per offrire un caloroso benvenuto”, continua la disposizione della sinagoga di Temple De Hirsch Sinai a Seattle in risposta all’emergenza Coronavirus.In alcune chiese cattoliche c’è un ministro dell’altare che spruzza disinfettante sulle mani dei fedeli mentre sono in fila per la comunione.
“Se sei malato, resta a casa finché non ti senti meglio”, ha raccomandato il vescovo di Pittsburgh in un annuncio del 2 marzo scorso ai parrocchiani. In alcune diocesi, i ministri straordinari dell’eucarestia che si sentono a disagio nello svolgimento del loro ministero possono anche dimettersi temporaneamente. Intanto sui siti web delle parrocchie si diffondono le linee guida del Dipartimento della salute mentre a livello nazionale si continua a raccomandare misure di buon senso legate all’igiene personale per proteggere se e gli altri. I campus universitari stanno valutando di sospendere tutti i programmi all’estero e far rientrare gli studenti. In ogni caso studenti o professori che hanno viaggiato nei paesi a rischio al loro ritorno resteranno a casa per due settimane. A New York ben 2773 persone si sono sottoposte all’autoisolamento poiché avevano viaggiato nei paesi a rischio e sono monitorati dall’agenzia della salute locale. I casi accertati nella Grande mela sono al momento 22.
I leader religiosi negli Usa si stanno prodigando per mantenere i fedeli il più possibile al sicuro dal contagio, ma nessuno ha chiuso i luoghi di culto o diminuito la frequenza delle celebrazioni
anche perché pregare in gruppi, piccoli o medi è tipico di tante chiese evangeliche nei giorni feriali e questo è certamente un conforto in un tempo di smarrimento. Intanto due dei pastori della Life.Church, una comunità diffusa in dieci Stati, sono stati messi in quarantena dalle autorità sanitarie locali dopo essere stati esposti al coronavirus in una conferenza di formazione sulla leadership in Germania.
Catholic Relief Services, l’agenzia internazionale di soccorso e sviluppo dei vescovi degli Stati Uniti sta lavorando “per prevenire e mitigare la diffusione del virus mortale”, proteggendo nel contempo la sicurezza del suo personale, sia nei 110 paesi in cui opera che sul territorio nazionale. I viaggi sono stati tutti limitati e tante delle campagne dedicate all’istruzione si sono trasformate in lezioni di educazione sanitaria sull’uso di saponette e mascherine per prevenire il contagio o limitarne la diffusione.
L’epidemia sta evidenziando le fragilità del sistema sanitario americano dove 27 milioni di persone vivono senza assicurazione sanitaria o accedono a piani sanitari dove la visita medica ha costi esorbitanti.
In molti preferiscono non prendere in considerazione i sintomi non solo per le spese, ma perché la quarantena dal lavoro non riceverebbe retribuzione e in un posto dove la paga si riceve ogni due settimane significherebbe non poter pagare l’affitto e perdere la casa.
Intanto un disegno di legge bipartisan da 8,3 miliardi di dollari, in risposta all’emergenza è stato approvato dalla Camera per consentire di attingere alle risorse e agli aiuti necessari per le agenzie federali e i governi statali che lavorano per contenere la diffusione e sviluppare un vaccino.