Cittadinanza, “diritto non privilegio, ora riforma seria”. Il movimento rilancia la battaglia

Affondata dai governi di centrosinistra, la riforma della legge 91/92 torna nel dibattito pubblico con il nuovo esecutivo. Ma i ragazzi di Italiani senza cittadinanza sono chiari: "Non saremo lo spot politico di nessuno, non parleremo di ius soli o ius culturae, ma solo di rispetto dell'articolo 3 della Costituzione"

Cittadinanza, “diritto non privilegio, ora riforma seria”. Il movimento rilancia la battaglia

ROMA - Promuovere la cultura italiana nel mondo e rivedere la legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana anche da parte dei discendenti di cittadini residenti all’estero. A sottolinearlo è stato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo discorso programmatico del nuovo esecutivo. In particolare il premier ha ribadito che “la legge sull’acquisto della cittadinanza italiana da parte di cittadini residenti all’estero che discendono da famiglie italiane, appare meritevole di una revisione che, da una parte, valga a rimuovere alcuni profili di disciplina discriminatori e, dall’altra, valga a introdurre anche ulteriori criteri rispetto a quelli vigenti”. Un rafforzamento del principio dello ius sanguinis o un’apertura anche alla riforma per l’introduzione del principio di ius soli moderato e ius culturae? Di certo, il tema, che è stato al centro del dibattito negli ultimi anni non tarderà a ritornare di attualità anche in questa legislatura.

Gli stessi protagonisti del Movimento Italiani senza cittadinanza, sono pronti a rilanciare la battaglia, facendo tesoro però degli errori del passato. Attenzione, dunque, alle parole (eliminando quello "ius soli" che tanto contribuì a inquinare il dibattito) ma anche a non essere strumentalizzati da leader politici, che poi al momento decisivo non hanno esitato a voltare le spalle. “Quello ci preoccupa, da un punto di vista politico, è la vaghezza delle parole di Conte, che ha detto di voler rimuovere i profili discriminatori: non abbiamo capito se per tutti o solo verso i discendenti. Inoltre, ci preoccupa molto anche il pressing di Matteo Renzi, perché non vogliamo essere uno slogan per chi la proposta di riforma l’ha affossata nel 2017 - spiega Marwa Mahmoud, consigliera comunale a Reggio Emilia e portavoce del Movimento -. Non vogliamo essere strumentalizzati, da chi non ha avuto il coraggio di portare a casa il risultato basandosi solo sul consenso elettorale. Ci sono un milione di italiani senza cittadinanza, oltre 800 mila hanno iniziato a settembre l’anno scolastico, e non potranno di nuovo partecipare alle gite, o a un concorso. A noi interessano le persone”. 

Alla poca attenzione politica si aggiungono le lungaggini burocratiche: il decreto sicurezza, firmato da Matteo Salvini nell’ultima legislatura, ha allungato i tempi per la richiesta della cittadinanza. “A nostro avviso è importante ricominciare a parlare di riforma, sedersi attorno a un tavolo, ma lo faremo solo se ci sarà la reale volontà, fattiva e concreta, di fare qualcosa, se deve essere uno spot non ci stiamo - aggiunge Mahmoud -. Ci siamo stufati, non si tratta più ius sanguinis, ius soli, ius culturae, la nostra battaglia è per una riforma del diritto di cittadinanza che generi anche un processo di contro-narrazione rispetto alle tematiche legate al fenomeno dell’immigrazione. La nostra battaglia ha le sue fondamenta lì. Inoltre - aggiunge - la nostra è una battaglia ancora percepita come se fosse una pretesa, un capriccio, qualcosa che vogliamo solo noi. Non se ne parla in termini di diritti”. Per Mahmoud il risultato è quello di rendere le persone di origine straniera “figli illegittimi della società, sospesi in un limbo”. 

Per il Movimento bisogna dunque pensare a una riforma in grado occuparsi di “chi studia e cresce qui, non fa differenza il luogo di nascita: la differenza la fa il luogo in cui si coltivano le relazioni col territorio. Molto di questi ragazzi sono emiliani, lombardi, calabresi, siciliani. Per noi è molto importante individuare un criterio normativo ma bisogna stare attenti che non riguardi solo la scuola, oggi abbiamo trentenni e quarantenni che vivono qui senza avere la cittadinanza”. 

Sul piano operativo, si sta pensando di rilanciare la battaglia, innanzitutto pensando a un tavolo tecnico di lavoro con i diretti interessati.  E' di oggi anche il lancio dell'appello al presidente del Consiglio Conte. Poi seguiranno le iniziative per coinvolgere i soggetti della società civile, ma - conclude Mahmoud: “senza più parlare di ius soli, ius culturae, ius sanguinis che spaventano l’italiano media. Parleremo di diritto di cittadinanza a tutti gli effetti, nel rispetto dell’ articolo 3 della Costituzione”.  

Eleonora Camilli

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)