Bruxelles confeziona il bilancio del dopo-Brexit. Juncker, “traduciamo in cifre il nostro futuro”
L'Esecutivo comunitario sta predisponendo i lineamenti e le cifre del prossimo Quadro finanziario pluriennale 2020-2027 da presentare a maggio, che poi passerà per competenza a Consiglio e Parlamento europeo.
L'assoluta rilevanza del budget, con una prospettiva di sette anni e che vale all'incirca 1.000 miliardi. Investimenti per sostenere l'economia e il lavoro, favorire ricerca e istruzione, costruire aeroporti e ferrovie, controllare le frontiere, intervenire a favore di famiglie, agricoltori, imprese e terzo settore.
Sviluppo digitale, difesa comune e sicurezza, ricerca e innovazione, formazione dei giovani, sostegno alle piccole e medie imprese, tutela dell’ambiente, risposta al fenomeno migratorio. Sono alcune delle priorità che la Commissione europea ha recentemente indicato con le linee-guida per il futuro Quadro finanziario pluriennale (Qfp), ovvero i contorni del bilancio dell’Unione europea per il periodo 2020-2027. Lo sguardo va lontano per una migliore programmazione delle entrate e delle uscite del budget comunitario, tenendo conto delle sfide attuali e future per i 27. Sarà, rispetto al Qfp in corso (2014-2020, per un totale di 950 miliardi di euro da distribuire in sette anni), la prima programmazione finanziaria del dopo-Brexit e dovrà considerare eventuali nuove adesioni dei Paesi balcanici, probabilmente post-2025. Per queste ragioni il dibattito a Bruxelles e Strasburgo attorno al Qfp è in pieno svolgimento e si attendono, per maggio, proposte e numeri precisi da parte della Commissione.
Cos’è il Quadro finanziario pluriennale? “Il Qfp stabilisce – secondo la definizione fornita dal Consiglio dei ministri Ue – i limiti dei bilanci generali annuali dell’Unione europea”. Esso, diviso in stanziamenti di impegno e di pagamento, “determina gli importi complessivi e gli importi relativi a vari settori di attività che l’Ue potrebbe utilizzare in ogni esercizio quando assume obblighi giuridicamente vincolanti” per un periodo di sette anni. Il Qfp viene definito dalle autorità di bilancio Ue, ossia Consiglio e Parlamento, a partire da una proposta della Commissione. Lo scopo del Qfp è “tradurre le priorità politiche in cifre per un ciclo di bilancio” pluriennale; “agevolare l’adozione del bilancio annuale dell’Unione”; “assicurare la disciplina di bilancio comunitario”; “accrescere la prevedibilità delle finanze Ue”, tenuto conto che le entrate del budget dell’Unione dipendono per la massima parte da trasferimenti degli Stati membri in base alla grandezza e ricchezza di ciascun Paese.
Il ruolo della Commissione. L’Esecutivo guidato da Jean-Claude Juncker ha presentato “diverse alternative – e le relative conseguenze finanziarie – per predisporre un bilancio dell’Ue a lungo termine nuovo e moderno, che consenta di realizzare in modo efficiente gli obiettivi prioritari per i cittadini europei dopo il 2020”. La posizione della Commissione è chiara: “Nel discutere sul livello di ambizione delle politiche Ue in settori come la protezione delle frontiere esterne, il sostegno a una vera Unione europea della difesa, il rafforzamento della trasformazione digitale dell’Europa o l’aumento dell’efficienza delle politiche agricola e di coesione, è importante che i leader si accertino delle implicazioni concrete delle loro scelte in termini di finanziamenti a livello comune”.
Quantificare l’impatto finanziario delle diverse opzioni strategiche possibili: si muove dunque su questa linea il Collegio dei commissariche il prossimo mese avanzerà la sua proposta di Qfp, la quale, come sempre, rappresenterà circa l’1% del Pil europeo. Poi spetterà all’Europarlamento, e più ancora ai governi degli Stati membri, decidere il livello di ambizione politica: dall’Ue gli Stati pretendono molte risposte (e molti soldi, soprattutto i Paesi di più recente adesione), le affidano responsabilità crescenti ma sono restii a concretizzare un budget comune più consistente e all’altezza dei problemi da affrontare. Su questo punto si è espresso il 14 marzo il Parlamento di Strasburgo, indicando la linea di un aumento delle risorse portando il bilancio dall’1 all’1,3% del Pil Ue.
Investimenti, tagli. Il commissario al bilancio, il tedesco Günther H. Oettinger, nelle scorse settimane ha spiegato che ci sono nuovi settori in cui investire e altri dove sarà necessario tagliare risorse, dato che il budget Ue è per oltre il 90% costituito da investimenti. Da qui le priorità, ad esempio su sicurezza, ricerca, migrazioni, mentre il Pilastro sociale, “battezzato” a novembre, riceverà ben pochi finanziamenti, anche perché le competenze Ue in tale settore sono ancora minime. La Commissione specifica che con l’uscita del Regno Unito, il bilancio avrà meno risorse (calcolate in 10-12 miliardi l’anno) e “che quindi andranno spese meglio”. Indicativamente non dovrebbero esserci risparmi sul controllo delle frontiere (25-30 miliardi in sette anni); si prevedono fondi freschi per la difesa (10 miliardi in ricerca e sviluppo industriale del settore); raddoppio degli stanziamenti per l’Erasmus (da 14 a 30 miliardi). La Commissione insiste sul raddoppio dei fondi per la ricerca. Occorrerà prevedere stanziamenti per il percorso di pre-adesione per gli Stati balcanici. I tagli maggiori riguarderanno la politica regionale e di coesione e il settore agricolo, che ad oggi assorbe quasi il 40% delle risorse comuni.
Nodi da sciogliere e “condizionalità”. Jean-Claude Juncker ha affermato: “I bilanci non sono semplici esercizi di contabilità; essi riflettono le nostre priorità e la nostra ambizione. Traducono il nostro futuro in cifre. Quindi innanzitutto parliamo dell’Europa che vogliamo. Poi gli Stati membri devono sostenere le loro ambizioni con le risorse finanziarie adeguate”. Il Qfp si conferma la cornice finanziaria sulla base del quale verranno modellati i bilanci annuali Ue fino al 2027, con i relativi investimenti e le spese dell’Unione.Tra i nodi da sciogliere anche quello delle cosiddette “risorse proprie”, ovvero nuove modalità di finanziamento del bilancio dell’Unione.La Commissione fra l’altro propone alternative volte a modernizzare il bilancio dell’Ue e definisce inoltre possibili soluzioni per rinsaldare il legame, denominato “condizionalità”, tra i finanziamenti Ue e il rispetto dei valori fondamentali dell’Unione europea.
Il calendario è fondamentale. Oettinger insiste su un altro punto: a suo avviso è necessario raggiungere in tempi rapidi un accordo politico sul Qfp. “Non dobbiamo ripetere – va predicando – l’infelice esperienza del 2013, quando l’attuale bilancio Ue è stato concordato con notevole ritardo. Se dovesse ripetersi un simile slittamento, più di 100mila progetti finanziati dall’Unione in settori fondamentali come il sostegno alle imprese, l’efficienza energetica, la sanità, l’istruzione e l’inclusione sociale non potrebbero essere avviati in tempo, e centinaia di migliaia di giovani si vedrebbero privati di uno scambio nel quadro del programma Erasmus+” già a partire dal 2021. Insomma, i partner e i beneficiari dei finanziamenti Ue – enti locali, centri di ricerca, progetti nei settori delle infrastrutture, della sanità o dell’energia, terzo settore, famiglie, lavoratori, imprese, giovani… – hanno bisogno di certezza giuridica e finanziaria.