Austria: domani le elezioni parlamentari. I cristiani si schierano contro i radicalismi
L’Austria è chiamata alle urne domani, domenica 29 settembre, per l’elezione dei 183 deputati del Nationalrat (Consiglio Nazionale), la Camera bassa del parlamento austriaco, che condivide il potere legislativo federale con il Bundesrat (la Camera alta composta dai rappresentanti dei 9 stati federati - Bundesländer). Si è trattata di una campagna elettorale durante la quale i temi e i toni non hanno superato il livello di scontro dialettico, teso e sgradevole, che aveva caratterizzato il voto 5 anni fa. Non sono mancate le tensioni, ma la situazione internazionale e le gravi distruzioni causate dalle alluvioni di fine estate, hanno sicuramente ridimensionato la litigiosità tipica dei partiti in tempi elettorali
L’Austria è chiamata alle urne domani, domenica 29 settembre, per l’elezione dei 183 deputati del Nationalrat (Consiglio Nazionale), la Camera bassa del parlamento austriaco, che condivide il potere legislativo federale con il Bundesrat (la Camera alta composta dai rappresentanti dei 9 stati federati – Bundesländer). Si è trattata di una campagna elettorale durante la quale i temi e i toni non hanno superato il livello di scontro dialettico, teso e sgradevole, che aveva caratterizzato il voto 5 anni fa. Non sono mancate le tensioni, ma la situazione internazionale e le gravi distruzioni causate dalle alluvioni di fine estate, hanno sicuramente ridimensionato la litigiosità tipica dei partiti in tempi elettorali. Nella giornata del 27 il Partito Austriaco della Libertà (Fpö), nazionalista, populista e con istanze dichiaratamente di estrema destra, ha deciso di festeggiare la fine della campagna elettorale con un evento nella Stephansplatz di Vienna, la piazza della cattedrale viennese: “Nella percezione pubblica, questa piazza è strettamente legata alla Cattedrale di Santo Stefano. Tuttavia, Stephansplatz è di proprietà della città di Vienna e l’arcidiocesi di Vienna non ha il diritto di opporsi agli eventi”, ha affermato una nota dell’arcidiocesi sul suo sito web, ma ha anche ribadito che le campane della cattedrale rimarranno accese: “In occasione di eventi simili avvenuti in passato, ci sono state lamentele da parte di persone sconvolte dal fatto che le campane della cattedrale avevano disturbato l’evento, così come da persone che erano del parere che la chiesa ha sostenuto l’evento suonando la campana. Tuttavia, entrambe le cose non sono così”. Per non creare ulteriori dubbi viene ricordato che le campane suonano alle 15 nell’ora della morte di Gesù, così come alle 17, 18, 19 e 20 durante gli orari delle preghiere e delle messe.
Nonostante l’elevato sostegno alla democrazia in Austria – oltre il 90% della popolazione concorda sull’importanza di vivere in una democrazia – dal 2017 si registra un calo di fiducia nelle istituzioni statali come parlamento, governo e tribunali, secondo i dati che l’azione cattolica austriaca (Kaö) ha usato in questi mesi per confrontarsi coi partiti. Viene rilevato, con preoccupazione, come siano diminuite le riserve sulle forme di governo autoritarie, perché il populismo e il radicalismo non offrono soluzioni, ma piuttosto creano spaccature contrapposizioni. L’Azione Cattolica ha sottolineato l’importanza della solidarietà e della responsabilità condivisa. La grande disponibilità ad aiutare dopo le recenti inondazioni dimostra che “l’Austria può mostrare solidarietà”, ha affermato in una nota, perché, chi dovrà governare per i prossimi 5 anni dovrà ricordarsi che “stare insieme e superare insieme le situazioni difficili è ovviamente una priorità per la popolazione dell’Austria”. “Votare è una decisione di coscienza”, ha spiegato la Kaö e per i cristiani, la vita di Gesù e la dottrina sociale cattolica, costituiscono il punto di riferimento per la loro decisione: “Siamo convinti che chiunque fomenti invidia, odio e paura, esclusione e xenofobia, mancanza di rispetto, egoismo e divisione si pone fuori dalla cerchia di coloro che un cristiano può scegliere con la coscienza pulita”, perché la democrazia non è solo “la volontà della maggioranza”, ma implica anche il rispetto delle minoranze con la volontà di compromesso, di perseguimento della giustizia e dell’equità sociale.
Su questo fronte il presidente del Consiglio laico cattolico austriaco (Klrö), Wolfgang Mazal, ha formulato in estate, sul sito dell’istituzione, un serie di domande critiche sulle raccomandazioni elettorali e sui “divieti di coalizione” incrociati: le domande, rivolte a tutti i leader dei partiti austriaci sono state fatte anche per uscire dalla logica dei veti, che, come ha spiegato Mazal in un’intervista a Kathpress -l’agenzia di stampa cattolica austriaca- sfrutta il desiderio di democrazia e di rispetto per “prendere posizione contro un certo partito e una certa costellazione di governo”. Mazal ha anche ribadito che non comprende il continuo richiamo alla fede cristiana da parte di organizzazioni che “non dicono una parola su preoccupazioni centrali della concezione cattolica come la tutela della vita”. In questo senso Mazal ritiene giusto che i vescovi austriaci, da tanti anni, si astengano dal formulare raccomandazioni di voto, ma è certo che “si esprimeranno con chiarezza quando verranno prese posizioni che dal punto di vista della Chiesa saranno respinte, come è avvenuto in passato”. La principale associazione dei laici cattolici austriaci ha rivolto le domande spaziando da tutela delle convinzioni religiose alle richieste riguardanti l’aborto, la maternità surrogata e la protezione della vita alla fine della gravidanza; dal sostegno delle azioni contro la persecuzione dei cristiani nel mondo alle politiche energetiche e di protezione del clima; dalla solidarietà con i paesi poveri alle misure proposte contro l’immigrazione incontrollata di cittadini di paesi terzi in Austria e all’interno dell’UE, nel rispetto del diritto di asilo protetto dal diritto internazionale; dalla protezione della libertà di coscienza alle misure proposte per le minacce all’ordine costituzionalmente garantito; dal contrasto al diffuso scetticismo scientifico alla libertà dei mezzi di comunicazione e all’uso etico dei social media; dal diritto all’istruzione dei bambini senza distinzioni ai diritti fondamentali di tutti i cittadini che vivono in Austria. Per dovere di informazione, hanno risposto tutti i segretariati dei partiti che parteciperanno al voto.
Sul tema ha parlato anche il direttore dell’Accademia sociale cattolica austriaca (ksoe) Markus Schlagnitweit che ha sottolineato come la Chiesa non sia obbligata a essere un partito -politicamente neutrale: al contrario la vicinanza o la distanza della Chiesa dai partiti politici viene determinata dai loro programmi e pratiche, soprattutto per quanto riguarda la difesa della libertà e della dignità umana. Ma la Chiesa, come è tradizione in Austria, si astiene dal fare una campagna chiara per un particolare partito, poiché, secondo i principi della sua dottrina sociale, “può anche esserci una pluralità legittima e giustificabile di conclusioni e opzioni politiche in singole questioni politiche”. Di conseguenza è naturale che potrebbero esserci anche evidenti contraddizioni e incompatibilità tra programmi politici e dottrina della Chiesa: per questo, secondo Schlagnitweit, “È quasi dovere della Chiesa nominare pubblicamente queste persone a causa della sua missione di contribuire a plasmare il mondo nello spirito del messaggio del Regno di Dio”.