“Ampliare le offerte di consulenza e di accompagnamento” per contrastare gli aborti di bambini malati
È la 24ª edizione ecumenica di un’iniziativa nata nel 1991 per volontà della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato centrale dei cattolici (ZdK) per rispondere, in quel momento, alle sfide poste dalle leggi sull’aborto.
Il ventaglio di temi che si sono succeduti negli anni è “ampio tanto quanto la vita”, si legge sul sito dell’iniziativa: dalla vecchiaia alla disabilità, dalla bioetica al creato e alla famiglia. Questo è il secondo anno di un ciclo triennale dedicato al tema dell’attesa di un figlio: nel 2017 si era parlato di medicina e tecniche riproduttive, quest’anno di diagnosi prenatale
“Desiderio di un figlio. Figlio desiderato. Nostro figlio” è il titolo della Settimana per la vita 2018 che la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica in Germania vivono dal 14 al 21 aprile. È la 24ª edizione ecumenica di un’iniziativa nata nel 1991 per volontà della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato centrale dei cattolici (ZdK) per rispondere, in quel momento, alle sfide poste dalle leggi sull’aborto. Il ventaglio di temi che si sono succeduti negli anni è “ampio tanto quanto la vita”, si legge sul sito dell’iniziativa: dalla vecchiaia alla disabilità, dalla bioetica al creato e alla famiglia. Questo è il secondo anno di un ciclo triennale dedicato al tema dell’attesa di un figlio: nel 2017 si era parlato di medicina e tecniche riproduttive, quest’anno di diagnosi prenatale. L’obiettivo di fondo, spiega il sussidio preparato per questa edizione, è “incoraggiare i genitori ad accettare il loro figlio senza riserve”. La Settimana, che prende sempre il via con una cerimonia ufficiale nazionale, in realtà vive e si radica nelle comunità locali attraverso una molteplicità di iniziative dalle forme varie e creative, a seconda dei contesti: momenti di preghiera e celebrazioni, tavole rotonde, attività varie organizzate ecumenicamente in loco, ma tenute insieme dal tema generale. Abbiamo intervistato il vescovo di Treviri mons. Stephan Ackermann, referente della Settimana per la Conferenza episcopale tedesca.
Chiesa cattolica e Chiesa evangelica hanno posizioni a volte molto contrastanti sui temi della vita: come fate a organizzare insieme da oltre vent’anni la Settimana per la vita?
Le due Chiese da molti anni lavorano insieme con grande rispetto e su tanti livelli diversi, anche su questioni in cui le nostre posizioni non necessariamente coincidono. Nella Settimana della vita vengono messe in primo piano le posizioni che sosteniamo in modo consonante.
Come e perché è stato scelto il tema di quest’anno?
Perché è estremamente attuale. Cito un esempio: il test prenatale non invasivo è il primo test di una serie di controlli genetici molecolari che sono attualmente in fase di lancio sul mercato, la cui inclusione nell’elenco delle prestazioni dell’assicurazione sanitaria è stata richiesta. Diagnosticano senza rischi le malattie e le disabilità del nascituro durante la gravidanza, ma non sono associati a possibilità terapeutiche. In caso di esito positivo, le donne e le coppie ne sono spesso sopraffatte.
Gli studi dimostrano che quando si verifica una diagnosi di trisomia, nel 90% dei casi segue l’aborto. Pertanto c’è bisogno di ampliare le offerte di consulenza e di accompagnamento. Come Chiese lo sentiamo come un dovere.
Come si declina in questa tematica l’invito di Papa Francesco alla Chiesa cattolica a “uscire” e immergersi nella realtà di quel che vive il mondo?
L’invito significa prendere sul serio le realtà del mondo. Andiamo “ai margini” della società quando ci mettiamo dalla parte di coloro che sono ingannati da una mentalità sociale che crede che oggi i bambini con disabilità non devono o non dovrebbero più nascere. Molte donne o genitori sono insicuri, hanno bisogno di sostegno e accompagnamento quando vivono una situazione di crisi personale o sperimentano disagio interiore dopo l’interruzione della gravidanza. Qui parliamo di una cosa che spesso non viene più detta, cioè che ogni bambino è una creatura amata da Dio.
La novità del sito e della grafica in questa edizione 2018 porta con sé altre novità?
Abbiamo voluto fare un “relaunch”, come si dice oggi, con un termine molto bello. Volevamo cambiare il design che con il tempo era diventato un po’ datato. Abbiamo notato dai feedback che a molte parrocchie è piaciuto e si sono sentite coinvolte da questa nuova offerta.
Che eco ha nelle Chiese questa iniziativa? E nella società come viene letta?
La Settimana della vita continua ad essere molto ben accolta nella società ed è presa in considerazione anche dal punto di vista mediatico. Stiamo ancora lavorando per avere una panoramica nazionale di tutti gli eventi che si svolgono nell’ambito della Settimana. C’è sempre molta richiesta dei materiali (manifesti, sussidi, ecc.), cosa che ci fa pensare che in molte comunità l’iniziativa sia accompagnata con costanza.