Aiuto al suicidio, dopo il “refuso” paletti più larghi. E palla al Parlamento
Correzione materiale del testo diffuso: la sofferenza di chi chiede di morire può anche essere solo psicologica. Rafforzati i timori che le condizioni poste dalla Consulta possano rivelarsi meno stringenti del voluto. E la politica riprende il confronto
Fra i tanti che potevano capitare, è quello con le conseguenze maggiori, perché capace di cambiare in modo sostanziale le cose. E’ un “refuso” che non può essere trascurato quello che l’Ufficio stampa della Corte Costituzionale è stato costretto ieri a segnalare nel testo che il giorno prima, mercoledì, aveva annunciato a tutta Italia la decisione della Consulta sul tema dell’aiuto al suicidio. Quel comunicato stampa che – in attesa che il testo della sentenza venga redatto e poi reso ufficialmente pubblico - rappresenta finora la sola fonte per capire e comprendere cosa hanno deciso i giudici.
Mentre dunque, ieri, tutti i giornali aprivano le loro prime pagine con la decisione presa e la svolta impressa all’ordinamento statale, mettendo giustamente in risalto le condizioni poste dai giudici per la non punibilità dell’aiuto al suicidio, e riavviando il dibattito sul tema, l’Ufficio stampa della Corte pubblicava una “correzione di errore materiale”, facendo notare che nel testo del comunicato diffuso la sera prima “per un refuso alla riga 8 compare, invece della disgiuntiva ‘o’, la congiunzione ‘e’”. Non proprio una inezia, perché quella semplice vocale figurava esattamente nella frase che definiva i limiti e le condizioni decise dai giudici. Ed ecco dunque che, nel concreto, fra i punti da rispettare perché vi sia una non punibilità, c’è quello che la “patologia irreversibile” che ha colpito l’aspirante suicida sia “fonte di sofferenze fisiche o psicologiche”, e non invece di “sofferenze fisiche e psicologiche”. In altri termini, stando al testo corretto del comunicato, anche la sola sofferenza di ordine psicologico potrà costituire un presupposto per l’assistenza legale al suicidio, con ciò includendo nell’alveo delle possibilità numerose altre fattispecie concrete.
Il che, evidentemente, rende ancor più forti i timori che i paletti posti dalla Consulta siano in realtà molto meno stringenti di quanto essi appaiano, andando a descrivere situazioni anche significativamente diverse da quella dalla quale è stato generato l’intervento della Corte (il caso di Fabiano Antoniani). Poiché la sofferenza descritta può anche non essere di tipo fisico, ma solo psicologico – è il timore dei critici – le maglie si allargano fino a ricomprendere casi di patologie esclusivamente depressive. E non sarebbero in questi casi le altre condizioni indicate dalla Consulta a limitare nel concreto l’accesso all’aiuto al suicidio, dal momento che tutte le patologie croniche (ad iniziare da quelle che colpiscono gli anziani) sono classificabili come “irreversibili” e che per “trattamento di sostegno vitale” potrebbe intendersi anche una semplice terapia farmacologica senza la quale il paziente non sopravviverebbe a lungo. Insomma, circoscrivere il campo d'applicazione della "non punibilità" non è cosa così agevole a farsi.
Il dibattito politico apertosi con la decisione della Corte Costituzionale, che ha nuovamente chiamato in causa il Parlamento, mostra chiaramente la presenza contemporanea di almeno due orientamenti: quello di chi vorrebbe aprire apertamente il fronte dell’eutanasia legale e quello di chi vorrebbe invece restringere il campo ai soli paletti indicati dalla Consulta. Con tutte le conseguenze e le difficoltà del caso. E, a proposito di diversi orientamenti, intanto si apre anche una partita procedurale su quale delle due Camere dovrebbe avviare la discussione in materia: la Camera, dove il testo era incardinato ma dove per dieci mesi non si è riusciti a trovare neppure un testo base, o il Senato, che per quasi un anno non ha materialmente avuto la possibilità di occuparsene, salvo ragionarci in conferenza dei capigruppo quando ormai la scadenza della Consulta era imminente? Dovunque si deciderà di iniziare, la partita parlamentare sarà lunga e complessa.