Agricoltura, tensioni internazionali sempre più pesanti. Sulle vendite di prodotti agroalimentari italiani rallentano i commerci

A conti fatti, per la parte ortofrutticola, il saldo positivo della bilancia commerciale del primo trimestre del 2024 è diminuito del 30% circa

Agricoltura, tensioni internazionali sempre più pesanti. Sulle vendite di prodotti agroalimentari italiani rallentano i commerci

Le vendite all’estero di prodotti agricoli italiani vanno ancora bene e superano traguardi uno dietro l’altro. Ma la crisi è dietro l’angolo, anzi per alcuni settori e aree geografiche è già arrivata. E minaccia di estendersi con un effetto domino a livello globale. I segnali più allarmanti arrivano forse dall’ortofrutta e dalla rotta Canale di Suez-Mar Rosso.

Ad indicare quanto sia grave la situazione ci ha pensato, in questi ultimi giorni, Fruitimprese, una delle più importanti aggregazioni italiane di operatori ortofrutticoli, che in un intervento riportato dal Corriere Ortofrutticolo, ha detto le cose chiare. E’ vero che le esportazioni italiane di ortofrutta fresca continuano a crescere (nel primo trimestre 2024 +1,6% in volume e +2,5% in valore), ma è anche vero che pure le importazioni aumentano (+11,1% in quantità e +12,7% in valore). Soprattutto però le previsioni sono sempre piuttosto fosche. “Per quanto riguarda i prossimi mesi – viene spiegato – siamo molto preoccupati per le conseguenze delle crisi internazionali, in particolare per quella del Medio Oriente con la riduzione dei traffici nel Canale di Suez che, purtroppo, ultimamente sembra uscita dai radar della politica e dell’informazione, ma che rischia di compromettere la campagna di esportazione dei prodotti autunnali, con gravi ripercussioni per la nostra economia”. Attenzione della politica e andamento dei traffici, dunque. Disattenta – pare – la prima, sempre peggio il secondo. Ancora il Corriere Ortofrutticolo spiega come la media giornaliera di navi in transito dal canale di Suez sia scesa da 71 a 37 nei primi cinque mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023 (fonte Assoporti, l’associazione dei porti italiani, e Srm, il centro studi del gruppo Intesa Sanpaolo). Fedespedi, la federazione nazionale degli spedizionieri italiani, aggiunge che le rotte stanno cambiando avvantaggiando i porti del Mediterraneo più vicini allo stretto di Gibilterra. Più in generale, poi, è stato osservato un rallentamento in termini di tempo degli attraversamenti del Mediterraneo. Con tutte le conseguenze del caso.

A conti fatti, per la parte ortofrutticola, il saldo positivo della bilancia commerciale del primo trimestre del 2024 è diminuito del 30% circa. Certo, vale quanto indicato prima: se si guarda all’andamento dello scorso anno i numeri sono ancora piuttosto positivi. E lo stesso accade per il complesso delle esportazioni agroalimentari nazionali. Coldiretti spiega, infatti, che le “esportazioni di cibo Made in Italy crescono il doppio (+19%) del dato generale ad aprile e fanno segnare un nuovo storico record nonostante le tensioni internazionali, con guerre e blocchi che ostacolano i transiti commerciali”. Tra i principali Paesi acquirenti, la crescita più consistente è quella sul mercato statunitense, il primo sbocco extra Ue, con un aumento del 29% delle vendite di alimentari tricolori – rilevano ancora i coltivatori diretti –, ma l’aumento è a doppia cifra anche in Gran Bretagna (+17%) e in Germania (con un +15%). L’agroalimentare nazionale si conferma anche in Francia, dove si registra un +9%. A fare registrare anche buoni risultati sono state le vendite in Cina e in Russia. E tuttavia i numeri dicono chiaramente dove si stavano orientando le vendite di prodotti agroalimentari italiani.

Buoni risultati, quindi, accanto a forti tensioni e a previsioni non certo tranquillizzanti. Tutti gli operatori del settore per una volta si trovano d’accordo: l’Italia agroalimentare potrebbe fare molto di più e molto meglio (la soglia dei 100 miliardi di export non è un miraggio). Questione di organizzazione ed efficienze interne, certamente, ma anche di condizioni internazionali non certo favorevoli e, soprattutto, al di fuori dell’influenza delle lobbies agricole italiane. La ricetta è sempre la stessa: rimuovere gli ostacoli al commercio, applicare con attenzione le regole della reciprocità e, soprattutto, un mondo in pace. C’è molta strada, quindi, ancora da percorrere.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir