A Lesbo scoppia la guerriglia urbana contro i profughi
Nell’inferno di Lesbo, dove la catastrofe umanitaria dura da mesi nel campo profughi di Moria, è esplosa la santabarbara dell’odio e dell’abominio.
Come Aylan, curdo di Kobane, 3 anni, morto davanti alla spiaggia di Bodrum in Turchia nell’estate 2015, un bambino è affogato nel tentativo di sbarco a Mitilini, capitale dell’isola nel mar Egeo. L’imbarcazione si è ribaltata una volta abbordata dalla Guardia costiera greca: 46 persone sono state tratte in salvo, mentre il piccolo cadavere è stato recuperato in seguito.
Nella notte di domenica altre cinque imbarcazioni sono arrivate a Lesbo, più altre quattro fra Chios e Samos.
Ma nel porto di Mitilini è divampata la rabbia cieca di alcuni residenti che hanno preso di mira il gommone con a bordo uomini, donne e bambini.
Lesbo si traduce ormai in una battaglia di inciviltà senza confini. I reporter indipendenti Michael Trammer e Raphael Knipping hanno dovuto abbandonare l’isola, vittime di violenze per il loro lavoro. In precedenza, l’attivista Nawal Soufi era stata aggredita e picchiata da una cinquantina di giovani locali. E i migranti intorno ai campi di Moria e di Kara Tepe nelle ultime settimane sono “nel mirino” di chi ha già sfidato le forze dell’ordine. Una guerriglia cominciata il 25 febbraio (50 feriti il bilancio) contro la scelta del governo di Atene di costruire nuovi hub per ricollocare gli oltre 40 mila profughi delle isole nell’Egeo.
L’ultimo “bollettino di guerra” segnala l’incendio doloso della struttura Unhcr (per fortuna vuota...) in cui transitano le persone appena sbarcate a Lesbo. Le strade verso Moria sono spesso “picchettate” da gente spalleggiata da estremisti di destra. E dentro il campo – dopo le manifestazioni di febbraio – si moltiplicano le cariche della polizia con i gas lacrimogeni, mentre si moltiplicano i suicidi anche fra i minori.
Un appello a favore dei rifugiati nelle isole greche era stato lanciato dai cardinali Jean-Claude Hollerich (presidente della commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea), Michael Czerny (sottosegretario della sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale) e Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità. La lettera era rivolta alle Conferenze Episcopali dei 27 Stati dell’Unione Europea.
Al Confine
Si inaspriscono gli scontri al confine tra Grecia e Turchia dove decine di migliaia di rifugiati e immigrati cercano di entrare in Europa, respinti dalla polizia e dall’esercito greco. La gran parte sta cercando di proseguire il cammino pacificamente ma ci sono giovani più aggressivi che hanno ingaggiato scontri con le forze greche a controllo del confine. Venerdì scorso il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva annunciato che avrebbe permesso il transito dei migranti verso i Paesi dell’Ue a seguito dell’intensificarsi del conflitto armato a Idlib, in Siria. La scelta di Erdogan è motivata dalla richiesta all’Ue di mantenere gli accordi stipulati nel 2016, quando i Paesi membri promisero 6 miliardi di euro di aiuti ad Ankara per finanziare l’accoglienza dei siriani, e non solo, in fuga dalla fame e dalle guerre.
Il numero delle persone ammassate lungo i 120 chilometri del confine greco-turco delimitato in gran parte dal fiume Evros, è anch’esso oggetto di disputa: secondo l’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) sarebbero oltre 13 mila, 10 mila per le Autorità greche e ben 100 mila per quelle turche.