The economy of Francesco: l'esperienza dei padovani. Giovani, non potete restare fuori
«Il cammino è appena cominciato» sottolineano i padovani partecipanti. Ora ci sono da concretizzare le proposte che sono state presentate dai giovani. La tre giorni dedicata all’economia “con l’uomo al centro” si è conclusa con la richiesta ai giovani, da parte del papa, di fare un patto. "Siamo partiti dal mettere in discussione il paradigma economico tradizionale per spingerci a parlare di etica, riportando al centro l’uomo. Che non è un calcolatore egoista!"
Avrebbe potuto essere solo un seminario di pochi giorni in cui dibattere di economia “al futuro semplice”, un workshop come se ne organizzano a ogni latitudine solo più focalizzato e con tutte le incognite delle prime edizioni, invece “The economy of Francesco” – che si è svolto dal 19 al 21 novembre – è diventato qualcosa di più articolato, destinato a non esaurirsi nello spazio di pochi incontri. A cambiare le prospettive s’è messa la pandemia e la necessaria migrazione degli incontri sulla rete, in videoconferenza, ma di fronte alla passione che i giovani coinvolti – oltre duemila da 115 paesi – hanno saputo esprimere, rischia di risultare come mero un pretesto.
«Voi siete molto più di un rumore superficiale e passeggero che si può addormentare e narcotizzare con il tempo – ha detto papa Francesco nel suo videomessaggio rivolto ai partecipanti – Se non vogliamo che questo succeda, siete chiamati a incidere concretamente nelle vostre città e università, nel lavoro e nel sindacato, nelle imprese e nei movimenti, negli uffici pubblici e privati con intelligenza, impegno e convinzione, per arrivare al nucleo e al cuore dove si elaborano e si decidono i temi e i paradigmi».
Su questo sfondo Francesco ha chiesto ai giovani un “patto”: «La gravità della situazione attuale, che la pandemia del Covid ha fatto risaltare ancora di più, esige una responsabile presa di coscienza di tutti gli attori sociali, di tutti noi, tra i quali voi avete un ruolo primario: le conseguenze delle nostre azioni e decisioni vi toccheranno in prima persona, pertanto non potete rimanere fuori dai luoghi in cui si genera, non dico il vostro futuro, ma il vostro presente. Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra».
Dire la propria, farsi sentire, mettere in discussione la stabilità dei dolmen su cui poggia il pensiero economico tradizionale: “The economy of Francesco” ha rappresentato e rappresenterà nei prossimi anni il guanto di sfida lanciato al mondo da un gruppo di giovani preparati e motivati.
«La cosa che mi ha colpito di questa esperienza – spiega Sara Maragno, studentessa a Ca’ Foscari e uno stage alla rappresentanza italiana all’Onu, una tra i sette partecipanti della Diocesi di Padova – è che si sia partiti dall’assunzione che il paradigma tradizionale è sbagliato e dobbiamo rifondare l’economia dalle basi. Tutti i relatori ha puntato sul rimettere al centro l’etica e sull’evitare di considerare l’uomo come un calcolatore egoista. Un cambiamento radicale!».
Si tratta, per chi ha fatto studi economici, della classica stecca nel coro: immaginare l’uomo economico come un soggetto assolutamente razionale e, di conseguenza, cinico, rappresenta l’utile semplificazione su cui sviluppare tutta la teoria conseguente.
«Da ingegnere – spiega Luca Pittarello, ripercorrendo il suo percorso di studio e confrontandolo con quanto vissuto a “The economy of Francesco” – le uniche volte in cui ho incrociato l’economia nel mio percorso di studi è stato nel corso di organizzazione aziendale in cui si imparava a far di conto e a massimizzare gli utili, senza considerazioni di carattere etico.
C’erano comunque dei semi di bene negli insegnamenti dei vari professori e c’erano degli aspetti che si potevano già intuire anche dalla meccanica: quando progetto un motore, posso scegliere quant’è il rapporto per massimizzare la potenza o minimizzare i consumi. In tutte le applicazioni di ingegneria, i due presupposti non si sovrappongono e devo scegliere due strade antitetiche: ogni mia scelta è funzione dello scopo che mi prefiggo di raggiungere».
«Un cammino che è appena iniziato – sintetizza un altro partecipante all’evento, Matteo Campana – e che diventerà un impegno di una comunità in pieno sviluppo. Dal mio punto di vista posso dire che sono state gettate tutte le basi delle mie convinzioni e speranze: dal rendere più efficienti le compagini governative, al rinforzare le politiche riguardo l’ambiente e l’educazione, per terminare con il supporto alle imprese e alle persone più vulnerabili. Una frase che mi ha particolarmente colpito? “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”».
Ad ascoltare le riflessioni dei giovani che hanno preso parte ai lavori di questi mesi – perché The economy of Francesco è partito molto prima dei tre giorni di Assisi – viene da chiedersi quale possa essere lo sviluppo, quali saranno i frutti attesi da questa semina, l’eredità di un’esperienza tanto generativa. «Eredità? – si domanda Diletta Pasqualotto, laurea in Italia e solide esperienze internazionali, referente dei sette padovani coinvolti nell’esperienza – Non ci siamo proprio: abbiamo solo iniziato, cominciamo solo oggi a concretizzare le proposte che sono state presentate. A novembre dell’anno prossimo ci troveremo insieme e andremo avanti. Non si può parlare di eredità ma di qualcosa di concreto che durerà ancora a lungo e ci accompagnerà per sempre».
«Per me – le fa eco Ludovica Montesanto – questo è solo l’inizio di un nuovo processo personale e collettivo per essere lievito all’interno delle nostre famiglie, aziende e organizzazioni e per iniziare a “sporcarsi le mani”». Non si fermano qui, insomma, i giovani talenti riunitisi anche solo virtualmente ad Assisi, ma rilanciano e continuano a credere nella possibilità di un mondo migliore.