Il vescovo Claudio ha incontrato le comunità parrocchiali di Madonna Incoronata, Natività, Sacra Famiglia, San Girolamo e San Giuseppe
Il vescovo Claudio ha incontrato le comunità parrocchiali di Madonna Incoronata, Natività, Sacra Famiglia, San Girolamo e San Giuseppe. Tanti i “semi” che ha lanciato, raccogliendo anche interessanti provocazioni
Trasformare un periodo difficile in un’opportunità. Continuare il cammino di comunità cristiane capaci di accogliere e di testimoniare concretamente il messaggio del Vangelo in tempi che rischiano di schiacciarci e di inaridirci. Sono questi alcuni dei “semi” lasciati dal vescovo Claudio in visita a cinque comunità cittadine dal 18 al 25 aprile: Madonna Incoronata, Natività, Sacra Famiglia, San Girolamo e San Giuseppe.
«Se è difficile fare una sintesi a caldo di un incontro significativo come quello con il vescovo – premette don Enrico Luigi Piccolo, parroco a San Giuseppe – e c’è il rischio di non lasciare il giusto tempo per sedimentare spunti emersi durante celebrazioni e incontri con gli organismi di partecipazione, già adesso possiamo rilevare però che come comunità ci siamo sentiti rinfrancati nel percorso che stiamo compiendo, sostenuti nel dare sempre maggiore spazio alla logica dell’accoglienza e dell’incontro, all’interno della comunità e con chi ruota attorno a essa».
Ripensare l’incontro e immaginare nuovi sentieri per l’accoglienza sono tra i fili conduttori di questa visita del vescovo. Come ricorrenti – e non poteva essere diversamente – i riferimenti al tempo presente, a tutto quello che anche nelle parrocchie la pandemia ha comportato. Sottolinea il parroco di Sacra Famiglia, don Alberto Giacomello: «Le comunità cristiane dovrebbero interrogarsi su quale sarà il loro volto, una volta usciti dall’emergenza. Che tipo di accoglienza saremo in grado di offrire alle persone che potranno tornare a ritrovarsi? La situazione storica che ci è venuta addosso può servire ad accelerare la riflessione su calo dei sacerdoti e crollo della natalità. La crisi pandemica può spingerci a vivere un di più come comunità cristiane che, sulla linea del Concilio Vaticano II, si fanno carico dell’annuncio e dei bisogni, al di là di quanto potranno fare i preti. Ecco l’opportunità: ogni battezzato può prendere consapevolezza di essere il soggetto principale della comunità cristiana. Molto si sta facendo già, lo slancio c’è, il vescovo ci invita a esserne consapevoli».
«Una questione stimolante e che andrà ripresa è capire cosa si intende per “collaborazione pastorale” tra le comunità – aggiunge don Leopoldo Voltan, amministratore parrocchiale a Madonna Incoronata insieme a don Giovanni Brusegan – Il vescovo ha ricordato che la collaborazione riguarda tre ambiti: il confronto e il dialogo tra le diverse realtà attive in parrocchia, la formazione che può essere anche unitaria, gli ambiti pastorali a volte scoperti che possono essere portati avanti e rinnovati insieme a comunità vicine».
«Abbiamo incontrato un vescovo in ascolto, che cerca di cogliere nell’incontro la reale situazione delle comunità, con un occhio attento a quelle cittadine, che hanno caratteristiche proprie e che si trovano in quartieri nei quali la presenza cristiana è minoritaria – sottolinea il parroco di Natività, don Francesco Tondello – ma non per questo, ci ha spronato il vescovo Claudio, deve rinunciare a essere il cuore che esprime attenzione alle esigenze delle persone e sa prendersene cura».
«Soprattutto durante la messa di domenica 25, il vescovo ha colto l’atipicità della nostra parrocchia – evidenzia don Gian Carlo Smanio, alla guida di San Girolamo – Una parrocchia che amiamo definire bella, ricca e complessa per la storia che l’ha vista crescere, per le aree popolari che si stanno trasformando e per le tante diverse provenienze dei suoi residenti. L’impegno che abbiamo offerto al vescovo è quello di continuare nello sforzo di armonizzare i tanti volti, proponendo percorsi ai ragazzi per poi raggiungere le famiglie. Da noi sono molto attive le scuole del quartiere, ma è auspicabile che anche le parrocchie facciano la loro parte, non singolarmente ma, come ci ha incoraggiato a fare il vescovo, mettendo insieme le risorse con le comunità vicine».
Tra le preoccupazioni condivise dal vescovo negli incontri con parroci e organismi di partecipazione, sentita è quella legata al calo del numero dei sacerdoti, un calo che non può non avere ricadute sulle comunità. Spesso la preoccupazione si è trasformata in invito a rivedere l’organizzazione della parrocchia, a dare spazio e responsabilità ai laici e questo sarà un aspetto affrontato nel Sinodo indetto per la Chiesa padovana che inizierà il 16 maggio.
Filippo Magarotto
L’incontro con i giovani. Sollecitati a non smettere di crescere nella fede
«Ci è stato donato un momento di incontro tra giovani di parrocchie diverse. Un’occasione bella per rivedersi dopo mesi di lontananza effettiva e un aiuto per riprendere i contatti tra quanti fanno servizio come educatori». Parte da questa sottolineatura la sintesi di Francesca Toso, educatrice a Sacra Famiglia, dell’incontro che alcuni giovani delle cinque comunità hanno vissuto con il vescovo, mercoledì 21 aprile. Un entusiasmo condiviso da Andrea Casellato, impegnato come educatore, nel coro e nel cpp di Madonna Incoronata: «Ci siamo confrontati a partire dalle diverse esperienze e ci siamo interrogati sul come stare vicini alle persone in questo momento complesso e su come pensare alle attività che speriamo possano riprendere». All’aperto, con le giuste precauzioni è stato possibile andare oltre i lunghi mesi di incontri su Zoom, utili a tenere i contatti, ma ben diversi dalla vicinanza che l’impegno educativo richiede. Aggiunge Francesca: «Il vescovo ci ha regalato parole illuminanti, su cui riflettere, sul bisogno di dare senso al servizio che deve sempre essere accompagnato dal nostro percorso di fede. Come giovani guidiamo ragazzi in formazione ma anche noi siamo sempre in cammino».
Fatica nel trovare persone pronte a impegnarsi
Il cpp ha “interrogato” il vescovo sulla fatica, guardando al futuro, a trovare persone disponibili a impegnarsi in comunità se già oggi risulta faticoso. «La franchezza con cui don Claudio ha risposto alle nostre sollecitazioni ci porta a pensare che si possa pensare un progetto condiviso tra parrocchie».