Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Vocazione: cresce nella comunità
Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. “A due a due” è lo slogan, tratto dalla Gaudete et exsultate di papa Francesco, che accompagna la 58a edizione. L’accento è sul «contesto comunitario quale ambiente favorevole per maturare la vita cristiana»
Nell’anno dei patronati chiusi, delle sagre saltate e dei campiscuola rinviati a tempi più felici la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni – la 58a , che si celebra domenica 25 aprile – accende i riflettori sulle comunità. Se il citatissimo proverbio africano ricorda come serva un intero villaggio per crescere un bambino, la parafrasi – un po’ scontata – è che allora serve un’intera comunità per far crescere una vocazione.
Il titolo della giornata che campeggia nei manifesti, “A due a due”, è tratto dall’esortazione apostolica Gaudete et exsultate di papa Francesco e fa riferimento «al contesto comunitario quale ambiente favorevole per maturare la vita cristiana».
«Quando si parla di vocazione spesso si parla di qualcosa che avviene nell’intimo, che ha a che fare con Dio e con la singola persona – sottolinea il direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale delle vocazioni, don Silvano Trincanato – ma Dio agisce in tanti modi nell’accompagnare la vita di una persona. Lo fa attraverso incontri, situazioni, esperienze, il silenzio del cuore, il silenzio della vita. Dio si fa strada così. E allora la vocazione è un’esperienza da leggere di più in chiave relazionale».
Dello stesso avviso Francesco Ballan, vicepresidente del consiglio pastorale diocesano: «Nella storia della salvezza, e anche nella storia personale di molti di noi, la vocazione è sempre stata la risposta alla chiamata di una comunità».
Insomma, la chiamata alla vita piena – non necessariamente a diventare prete o suora – è rivolta alla singola persona. Ma nessuno è da solo quando viene chiamato. E l’intreccio di relazioni in cui la persona è immersa diventa dunque un mezzo attraverso il quale la chiamata si fa strada.
«La vocazione è di vitale importanza per la vita delle comunità – aggiunge Ballan – tanto che il vescovo Claudio ha voluto avviare una riflessione su questo tema dal quale tutte le attività si innervano. Ma questa riflessione non va confinata a piccoli gruppi di addetti ai lavori: tutta la comunità cristiana deve svilupparla. Il mondo degli adulti deve rispondere alle sollecitazioni emerse nel Sinodo dei giovani, la richiesta cioè di adulti credibili, testimoni gioiosi dell’incontro con Cristo. Solo se la comunità è composta da persone che trasmettono la gioia di aver incontrato Cristo possiamo coinvolgere chi oggi si affaccia alla vita».
La prima chiamata, quella più importante, è alla vita piena. E a quella tutti – per strade e con modalità diverse – sono chiamati. «In consiglio pastorale diocesano – continua Ballan – è stata ribadita la necessità di rispolverare, cioè di togliere letteralmente la polvere dalla parola vocazione, liberandola dalla precomprensione che la limita alla scelta del sacerdozio e in second’ordine alla vita religiosa. La vocazione è invece chiamata alla pienezza della vita cristiana». Dunque, una chiamata all’essere. Il fare viene dopo: «L’altro grande pericolo è rappresentato da un grosso difetto che come comunità cristiane dobbiamo correggere: ai giovani parliamo di chiamata come di chiamata all’impegno. Siamo sopraffatti dal peso di tenere in piedi le nostre organizzazioni e strutture. E allora la vocazione si trasforma in un compito da fare e in un lavoro da svolgere. Spesso bruciamo le aspettative dei giovani affrettando questi passaggi, riempiendoli di impegni e di compiti. La giornata del 25 aprile ci deve far ripensare al nostro rapporto con il mondo giovanile».
Il paradigma allora cambia. Lasciando per un momento le tante cose da fare, le comunità devono concentrarsi sugli spazi dove essere, dove stare, dove accompagnare. Anche nel silenzio. Momenti preziosi per interiorizzare un vissuto e trasformare esperienze passeggere in esperienze fondative, cruciali. «Se vocazione vuol dire chiamata – conclude don Silvano Trincanato – perché la chiamata avvenga c’è bisogno d’ascolto. Esistono già esperienze che mettono al centro il silenzio, la preghiera, il dialogo personale. Occorre però che queste si allarghino alla comunità, intercettando i bisogni delle persone. E così, anche le esperienze di maturazione vocazionale hanno un interesse e una valenza comunitaria, ecclesiale. Se la comunità cristiana sa fare posto, all’interno della sua attività ordinaria, a questo atteggiamento di ascolto, allora mette maggiormente un ragazzo o un giovane nella condizione di farsi attento alla Parola che il Signore ha per lui».
Veglia diocesana e preghiera nei santuari mariani
La Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni si svolge nelle parrocchie domenica 25 aprile, ma altri appuntamenti seguono nelle settimane immediatamente successive. Lunedì 3 maggio, alle 19.30 nella basilica di Santa Giustina in Padova, si tiene la veglia vocazionale diocesana (nel pieno rispetto delle norme anti contagio). È necessario prenotarsi tramite sul sito www.postosdp.tk Torna anche la preghiera vocazionale in alcuni santuari mariani della Diocesi nei martedì sera di maggio a partire dalle 20.30: appuntamento il 4 maggio alla Madonna dell’Olmo a Thiene; l’11 alla Madonna delle Grazie a Piove di Sacco; il 18 alla Beata Vergine Maria del Tresto a Ospedaletto Euganeo; il 25 maggio al santuario della Beata Vergine Maria del Covolo a Crespano del Grappa. Anche in questo caso la preghiera avverrà nel pieno rispetto delle norme anti-contagio.
Tutti i materiali disponibili sul sito dell’ufficio diocesano
A disposizione sul sito pastorale vocazionale.diocesipadova.it i sussidi per l’animazione liturgica, la riflessione e l’approfondimento per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di domenica 25 aprile. Da scaricare il rosario vocazionale, il sussidio per le fraternità giovanili, il messaggio del papa, gli spunti per l’omelia e la preghiera dei fedeli, l’adorazione eucaristica.