Fotografia delle scuole a tre mesi dalla ripartenza
Dodici appuntamenti in videoconferenza per incontrare gli insegnanti di religione in servizio nelle scuole del territorio diocesano: un modo per scattare una foto in questo periodo di emergenza a partire dall’impatto che il lockdown primaverile e la didattica a distanza hanno avuto sui bambini e sui ragazzi.
Se nei più piccoli sono stati meno marcati i disagi, segni più importanti sul piano della disciplina e della socialità si sono rilevati nei ragazzi della SS1G e nei primi anni della SS2G. Un forte riflesso si coglie invece sul piano delle competenze base, specialmente nelle prime classi dei vari gradi di scuola. Molto dipende anche da come la famiglia ha saputo accompagnare i figli nei mesi di chiusura e dal supporto educativo che è stato fornito. Molti bambini hanno sviluppato stati d’ansia e paure legate alla perdita di persone care, aspetto che non può essere trascurato dalla scuola.
L’effetto maggiore si è riscontrato invece in merito alla riorganizzazione scolastica, scaricata in gran parte sulle spalle dei dirigenti, spesso privi di mezzi finanziari e di risorse umane. Ad esempio in alcune scuole, dopo quasi tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico, devono ancora essere avviate le attività alternative all’insegnamento della religione e i docenti di religione sono costretti a tenere in classe anche gli alunni che non si avvalgono. Per non parlare delle carenze tecnologiche che hanno impattato soprattutto sulle situazioni di maggiore fragilità e povertà.
Numerose le classi in quarantena e i casi di contagio tra gli insegnanti, spesso costretti ad assentarsi da scuola per settimane.
Se da un lato la situazione emergenziale sta pesando molto sui docenti, sia per la fatica della didattica a distanza o didattica digitale integrata, sia per le difficoltà di comunicazione e di numero di corsi di formazione straordinari a cui sono tenuti, dall’altro ha determinato una crescita della solidarietà e disponibilità tra colleghi. Non altrettanto facile è la gestione dei rapporti fra scuola e famiglia, dove spesso i patti di corresponsabilità, pur sottoscritti, vengono disattesi. L’auspicio è che si comprenda che la burocrazia rischia di danneggiare se non di bloccare il sistema scuola, dall’altro che si inauguri davvero un nuovo modo di essere scuola, più integrato con le famiglie e il territorio e si riparta dai bisogni essenziali degli studenti.
Luca Silvestri