Da Benedetta economia. L’economia di san Benedetto
L’11 luglio si festeggia san Benedetto, patrono d’Europa e fondatore del monachesimo in Occidente; figura che ha rappresentato un grande modello non solo spirituale ma anche sociale e civile. Proponiamo di seguito alcuni stralci del capitolo “Benedetto e il ruolo del monachesimo per l’economia e per la civiltà” tratto dal volume Benedetta economia di Bruni e Smerilli.
- «Con san Benedetto – si legge – prende il via una rivoluzione nella cultura del lavoro: esso acquista una valenza positiva, un mezzo di crescita ed espressione di sé, un contributo alla civiltà. L’ora et labora di Benedetto rappresentò ben più di una via di mera santità individuale: la cultura benedettina divenne nei secoli una vera e propria cultura del lavoro e dell’economia. […] Ed è proprio a questo tipo di cultura che forse bisogna tornare, per ridare anche oggi piena dignità al lavoro, perché esso ritorni ad essere un valore e non sia solo un mezzo per qualcos’altro».
- «Fu la cultura monastica la culla nella quale si formò anche il primo lessico economico e commerciale che informerà di sé l’Europa del basso Medioevo. Le abbazie furono infatti le prime strutture economiche complesse, che richiedevano forme adeguate di contabilità e di gestione. L’esperienza del monachesimo, non solo di quello benedettino, si sviluppò contemporaneamente, o subito dopo, la riflessione sulla vita economica e sulle ricchezze dei Padri della Chiesa, che dal 2° all’8° secolo iniziarono a sottoporre anche il rapporto con i beni al vaglio dell’etica cristiana. I beni e la ricchezza non venivano condannati in sé, ma solo se male usati in particolare se usati con avarizia».
- «Attorno all’abbazia sono nate le prime forme moderne di distretti industriali. In Italia, dove c’è oggi un distretto della lana, dei filati, delle scarpe, nella maggior parte dei casi in quelle zone anticamente c’era un’abbazia, che creava conoscenza, artigiani, cui venivano commissionati lavori per l’abbazia, ecc. L’abbazia diventava quindi luogo di civiltà, era fuori dalla città ma edificava il civile […] nei monasteri nasce la prima riflessione su alcuni temi economici fondamentali: prezzo, profitto, scambio. Fu nei monasteri che si ebbe la prima riflessione che poi diventerà la legittimazione etica del mercato. Il problema nasceva con le eccedenze. Il grano prodotto che eccedeva bisognava venderlo alla città: ma a quale prezzo? Quale è un “prezzo giusto”, in linea con il Vangelo? Inizia allora una riflessione sul giusto prezzo, sul mercato come un luogo non cattivo in sé, una operazione che sarà la base fondamentale perché il mercato potesse svilupparsi non contro la Chiesa, ma all’interno dell’umanesimo cristiano, come avverrà con la scolastica e con la scuola francescana».
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