Cento anni di comboniani a Padova. Il grazie dei missionari. La gratitudine di Padre Tesfaye, superiore generale
«In occasione del centenario della presenza della comunità comboniana, la cosa che mi preme di più è esprimere gratitudine alla Chiesa di Padova che ha dato missionari fidei donum, religiosi, religiose e laici in tutto il mondo e in secondo luogo ringraziare questa Diocesi per tutto ciò che abbiamo ricevuto noi missionari comboniani in questi cento anni di storia: confratelli, aiuto materiale, supporto spirituale e accoglienza nelle comunità locali». A parlare è padre Tesfaye Tadesse Gebrisilasie, etiope, eletto nel 2015 superiore generale dei missionari del Cuore di Gesù.
È il primo africano a ricoprire questo incarico e in questi giorni è a Padova per festeggiare l’anniversario, dopo essere venuto a luglio per il ricordo di padre Ezechiele Ramin e per l’offerta delle pallottole alla Madonna dell’Angelo di Piovene da parte di padre Christian Carlassare. «Proprio questi due segni – riprende padre Tesfaye – il martirio di padre Ezechiele e la vita risparmiata di mons. Christian sono il simbolo della grande generosità dei giovani e dei cristiani della Chiesa di Padova. La loro fede è la fede della gente e delle loro comunità e con questa fede sono andati nella missione, uno in Brasile dove si è consumato per il popolo e uni in Sud Sudan vivendo, come molti altri missionari, nella precarietà e nei problemi. Possiamo celebrare con gratitudine e gioia evangelica chi ha dato la vita per le persone a cui è stato mandato».
Ma il Signore non ha ancora smesso di chiamare nuovi missionari dalla Chiesa di Padova, ne è certo il superiore generale, «per questo continuiamo a pregare per nuove vocazioni di religiosi, religiose, fratelli e laici».
In questi giorni, in cui tra l’altro si ricorda il 140° anniversario della nascita al cielo di Daniele Comboni, il consiglio generale della congregazione ha inviato alla comunità padovana e al provinciale d’Italia, padre Fabio Carlo Baldan, un messaggio di auguri. «Cento anni – si legge – sono un tempo abbastanza lungo per sperimentare la fedeltà di Dio nella nostra vita di istituto, nella missione che ci affida e nelle popolazioni a cui siamo inviati per condividere la vita e la fede nel Signore che salva. Certamente, in tutti questi anni, la nostra presenza ha toccato molte vite e molti cuori dove ha seminato la buona parola del Vangelo e ha condiviso l’esistenza di molte persone che hanno trovato in essa un luogo e delle persone che le hanno fatte sentire accolte aiutandole a diventare strumento nelle mani del Signore. Siamo certi che il Signore ne ha fatto e ne farà delle storie di salvezza attraverso cui raggiungerà molti altri fratelli e sorelle che incontriamo ancora ogni giorno».
La mente, aggiunge il consiglio generale, va «ai confratelli che all’epoca hanno deciso di installati in città e a tutti coloro che in questi anni vi hanno lavorato, a tutti i nostri studenti che a Padova sono stati formati e a tutti i giovani in cui, attraverso il cammino Gim, è stato seminato nel cuore l’amore per la missione». Un pensiero è poi rivolto a tutti i comboniani padovani e ai benefattori che rendono possibile la missione.
«La Chiesa di Padova vive la sua missionarietà anche accogliendo le comunità cattoliche di migranti, camminando insieme a loro – conclude padre Tesfaye – L’augurio è che sempre più questa missionarietà raggiunga la vita quotidiana delle parrocchie».
Il Signore non ha smesso di chiamare
Ne è certo il superiore generale dei Comboniani, padre Tesfaye Tadesse Gebrisilasie, che chiede di pregare per nuove vocazioni missionarie di religiosi, religiose e laici.