Catechesi. Coordinatori Triveneto. Volontà e coraggio di mettersi in gioco
Se dovessi definire in poche parole la “tre giorni” per coordinatori del Triveneto direi che è un tempo prezioso di incontri, fatto di accoglienza, ascolto, confronto, preghiera e genuina spontaneità.
Partecipando per la prima volta a questa proposta di formazione, ho seguito il corso base, in cui è stata ben delineata la figura del coordinatore della catechesi, chiamato a essere tessitore di relazioni. È stato poi interessante ascoltare le buone pratiche sperimentate in alcune parrocchie e imparare un metodo di discernimento per passarle al setaccio e trovare le “pepite” da portare a casa.
Nei lavori di gruppo è stato arricchente confrontarsi con persone nuove, ascoltare, osservare opinioni e reazioni differenti, conoscere altre realtà parrocchiali e le esperienze vissute in questo tempo di pandemia, percepire la vitalità e la volontà di non mollare, nonostante le difficoltà. Ho apprezzato molto i momenti conviviali, quando attorno alla tavola si creava uno spazio di sosta in cui raccontarsi, così come nelle occasioni di aggregazione spontanea. Rientrata a casa, però, mi pareva di non aver trovato ciò che cercavo.
A distanza di qualche mese, invece, l’esperienza di Nebbiù – dal 17 al 20 giugno scorso – si sta rivelando qualcosa di davvero speciale: più passa il tempo, più senti che ciò che ti è rimasto dentro ti interroga, ti provoca e ti sprona ad approfondire e a cercare di migliorarti. Alcune indicazioni date dai relatori del corso ti risuonano nel profondo, interpellando le tue convinzioni e il tuo modo di porti e ti cambiano la prospettiva, ampliando i tuoi orizzonti. Certo non è facile far tuo e mettere in pratica quello che hai appreso e che senti essere buono, ma credo che l’importante sia avere sempre la volontà e il coraggio di mettersi in gioco, per uscire dai confini del proprio orticello.
Lara Longhini