Caritas. Bassanello, il bene fa breccia con l'esempio
Coinvolgere la comunità, informare, collaborare: sono alcune delle attività e degli obiettivi che si prefigge la Caritas Vicariale del Bassanello. Tra le tante attività organizzate ci sono i pranzi di solidarietà, i corsi di italiano, di cucito, il doposcuola.
Nell’ambito della carità ciò che fa la differenza è il “fare”: per coinvolgere, informare, collaborare è necessario dare esempi concreti. Ne è convinto Sergio Munegato, coordinatore Caritas vicariale del Bassanello che conta due sportelli del centro di ascolto. «Coinvolgere le comunità parrocchiali – spiega – non è così facile. È un cammino lento e alle volte faticoso. Ciò che facilita questo lavoro di sensibilizzazione è portare veri esempi di stili di vita, come fa il centro di ascolto, una sorta di collante, all’interno della Caritas, con le sue attività e il suo servizio concreto».
Tra le tante attività organizzate dai volontari ci sono i pranzi di solidarietà, i corsi di italiano, di cucito, il doposcuola. «Il lavoro di équipe è basilare – continua Munegato – la collaborazione è elemento fondante per portare avanti le attività. Gli obiettivi che ci poniamo sono quelli di tenere vive le relazioni per far sì che le persone possano crescere di spessore, convinti che le cose fatte insieme sono quelle che fanno maturare».
Il vicariato conta otto parrocchie e il numero di volontari varia da realtà a realtà. Sono 66 le famiglie aiutate nel 2017, 320 le visite o ascolti effettuati nei due sportelli. Quasi 9.500 euro erogati. La difficoltà comune alle Caritas parrocchiali è riuscire a coinvolgere la comunità. «Il compito dei volontari Caritas – spiega Munegato – è quello di far vedere cosa facciamo. Il gesto resta, anche se piccolo. Se trova infatti un terreno fertile poi, un domani, avrà modo di crescere. Uno degli obiettivi della Caritas è l’educazione alla carità: la perseguiamo anche in questo modo. Educare all’attenzione all’altro, al senso di accoglienza, all’apertura e all’amorevolezza».
Centro d'Ascolto. La solitudine insidia a tutte le età. Obiettivo: fare rete tra enti
Nel vicariato del Bassanello sono due gli sportelli del centro di ascolto: uno presso la parrocchia di Santa Teresa e uno al Don Bosco. Sorti entrambi quattro anni fa, contano una dozzina di volontari (con rappresentanti per ogni parrocchia). Negli ultimi tre mesi mesi c’è stata una diminuzione di affluenza: le persone sono tornate al proprio Paese o sono andate altrove oppure sono state inserite in progetti comunali e poi in attività lavorative più remunerative.
«Quello che emerge maggiormente – interviene Giuliana Fasolato, referente dello sportello alla parrocchia Don Bosco – è la solitudine. Persone con fragilità fisiche, relazionali, da dipendenza, non solo anziani, che necessitano di percorsi di accompagnamento più lunghi». E qui è fondamentale il lavoro con i servizi sociali per individuare a 360 gradi l’esigenza della persona, ma anche con la San Vincenzo, l’Arciconfraternita del Santo, la Croce Rossa. «Grazie alla rete – racconta suor Assunta Mercandalli, responsabile dello sportello a Santa Teresa – molte richieste sono diminuite, le persone chiedono di risolvere problematiche organizzative dovute a incapacità di gestire i soldi. E ci sono anche alcuni italiani: persone che avevano un’attività a gestione familiare. In questi casi bisogna far fronte anche alla depressione».
Un aspetto positivo sono i progetti di sostegno alla formazione: dopo la frequenza del corso è prevista una restituzione e quindi è richiesto che permanga un contatto con le persone. La criticità in entrambi gli sportelli è la difficoltà di coinvolgere le parrocchie: spesso la Caritas viene percepita come un’entità a parte più che uno strumento attraverso il quale la comunità può prendersi carico di situazioni difficili. «Fondamentale – conclude Giuliana Fasolato – per il nostro servizio è trovare dei momenti di condivisione efficace. Dobbiamo lavorare per trovare più spazi di riflessione, alle volte l’emergenza ci prende e dimentichiamo di fermarci per confrontarci».
La relazione con i Sinti
«A Voltabrusegana è molto forte la presenza dei Sinti – spiega Giovanna Toffanin, referente Caritas parrocchiale – ci sono problemi di accettazione e l’unico modo per fare breccia è farsi conoscere come volontari, le famiglie ti danno fiducia e si superano i pregiudizi. Per coinvolgere la comunità abbiamo messo in piedi due iniziative, una con i ragazzi e una con le famiglie». I primi sono stato coinvolti nella raccolta degli alimenti. Alle famiglie invece è stato chiesto di “adottare” una famiglia: prendersi carico cioè di una spesa al mese per un nucleo bisognoso per sei mesi.
«La risposta è ancora timida – precisa Toffanin – ma sono piccoli passi che speriamo possano suscitare un desiderio di condivisione perché siamo convinti che debba essere la comunità tutta a prendersi carico delle difficoltà. Non è facile fare educazione alla carità, lo si fa con piccoli gesti».