Azione Cattolica. Franca Faggian: il ricordo di Mons. Paolo Doni: "Ha incarnato la sintesi tra fede e vita"
Mons. Paolo Doni ha condiviso con Franca un lungo tratto di strada nella presidenza di Ac: «Tutto, per lei, era intriso di passione ecclesiale ed educativa, spiritualità e preghiera, dedizione e servizio»
Con l’Ac Franca ha vissuto il tempo, difficile ma straordinariamente entusiasmante, del dopo Concilio; il tempo del ripensamento e del rinnovamento dell’associazione in seguito al “nuovo statuto”; il tempo nel quale l’Ac ha colto la novità dei segni dei tempi, che le chiedevano di ripensarsi nella Chiesa, nella società e nella cultura. Maturava, in questi anni, il nuovo volto dell’Ac, non senza problemi, non senza incomprensioni, con fughe in avanti e paure frenanti. L’associazione ha sofferto in quegli anni; si è ridotta numericamente, ma ha maturato con lucidità la sua fisonomia di associazione di cristiani laici della e nella Chiesa, nella società e nella storia. Franca ha vissuto non solo dentro a questo periodo, ma immersa, con consapevolezza, nella gioiosa fatica e nella passione per il Regno di Dio in questo tempo e in questo territorio.
Raramente Franca interveniva in discussioni, talvolta anche molto vivaci e articolate. La sua però era sempre una presenza attenta, dedita a cogliere e a sottolineare le implicanze economiche e strutturali di ogni cambiamento, di ogni proposta e di ogni iniziativa. L’obiettivo evidente per lei era quello di rendere fattibile, gradevole e bello quanto veniva proposto o anche solo ipotizzato per la formazione di ragazzi, giovani, adulti... nonché delle parrocchie. È cosi che sono nate le case per i campiscuola a Meida di Fassa, a San Vito e Borca di Cadore, a Camporovere. Chi è in grado di misurare il bene che è stato compiuto in queste case? Quante esperienze di maturazione umana e cristiana, quante vocazioni sono nate e maturate alla vita “laicale cristiana”, coniugale e religiosa, presbiterale e missionaria? Franca lavorava costantemente, per mesi, perché tutto funzionasse bene.
Tutto, per Franca, era intriso di passione ecclesiale ed educativa, di spiritualità e di preghiera, di dedizione e di servizio. Lo portava avanti col suo impegno quotidiano professionale e senza nulla togliere al suo dovere in una realtà impegnativa come la ditta Bedeschi di Padova. Franca viveva con la stessa dedizione, intelligenza e competenza il suo lavoro e la sua dedizione alla Chiesa nell’Ac. Non solo: ho motivi per ritenere che il suo lavoro professionale fosse spiritualità fatta carne (contratti, dipendenti, materie prime, bilanci...) e che il servizio ecclesiale fosse professionalità, competenza, fatica fatta spirito. In questo Franca ci lascia un esempio significativo di laicità cristiana. In lei abbiamo visto realizzarsi quella “sintesi vitale” che il Vaticano II, nella Gaudium et Spes, indica come segno distintivo dei cristiani laici. Fede e vita, rapporto con Dio e con le persone; e non come semplice accostamento di realtà distanti, ma come reciproca vivificazione nello Spirito incarnato, come costruzione del Regno di Dio che è sempre anche Regno dell’uomo.