«Andate e invitate al banchetto tutti». La Giornata missionaria mondiale: alla stessa tavola con Gesù e i fratelli

«Andate e invitate al banchetto tutti» è il versetto del Vangelo di Matteo scelto dal papa per la Giornata missionaria mondiale. Sui “contorni” di questo invito, che riguarda tutti noi, si raccontano i missionari diocesani

«Andate e invitate al banchetto tutti». La Giornata missionaria mondiale: alla stessa tavola con Gesù e i fratelli

La missione? È l’invito a una festa. Non la festa, ma proprio l’invito, quell’atto che mette insieme la comunicazione di una notizia, la convocazione personale, la promessa di gioia e di felicità nell’immediato futuro. Papa Francesco, nel suo messaggio per la 98a Giornata missionaria mondiale, che si celebra domenica 20 ottobre, ha scelto le parole del re della parabola nel Vangelo di Matteo (22,9) – «Andate e invitate al banchetto tutti» – che chiama tutti alla sua festa di nozze. Una missione instancabile, che invita tutti i popoli. Una missione che richiama al banchetto, secondo la «prospettiva eucaristica della missione di Cristo e della Chiesa». Una missione rivolta a «tutti», «missione universale dei discepoli di Cristo e della Chiesa tutta sinodale-missionaria». Parole che ritrovano la pienezza del loro significato nelle testimonianze dei missionari fidei donum della Diocesi di Padova, andati di persona a invitare tutti i popoli alle nozze.

Etiopia: «Quel banchetto siamo noi»
Per Ilaria Scocco, missionaria fidei donum in Etiopia con don Nicola De Guio e don Stefano Ferraretto, l’immagine del banchetto che papa Francesco ha voluto per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno fa parte della quotidianità. «Parla proprio di noi – ci confida con un audio Whatsapp da un affollato aeroporto etiope – qui la maggior parte del popolo è musulmano, solo lo 0,01 per cento è cattolico. Dunque quell’“andate e invitate tutti i popoli al banchetto” è proprio ciò che viviamo ogni giorno». Una Chiesa giovane, giovanissima, che ha una ventina d’anni alle spalle, che per molti in Etiopia – nelle comunità di Kokossa, Adaba e Dodola nella prefettura di Robe – viene vista come banchetto al quale aggiungersi: «C’è chi ci vede come una mano che aiuta, con i quaderni per la scuola, il pagamento della retta per i bambini, un pacco di farina e di olio, ma non è questo che conta, ma è l’incontro il segno che noi vogliamo essere». Incontro per le strade, nelle case, a scuola, ma soprattutto nel compound dove abitano i missionari e dove in molti si recano per chiedere loro una mano: «Qui si cammina insieme, c’è chi frequenta ancora gli ortodossi o i protestanti, ma noi annunciamo per tutti l’amore di Dio». Nel banchetto la portata più attesa è la Parola: «Magari non abbiamo niente di materiale da offrire, ma possiamo offrirci a vicenda, offrire una parola, un abbraccio, un sorriso». Il progetto per l’Etiopia – sostenuto specialmente durante la scorsa Quaresima dal Centro missionario di Padova – riguardava la scuola: la risistemazione degli ambienti nelle due scuole cattoliche, il coinvolgimento di qualche studente in più, sostegni alimentari per le famiglie. Sarà nella scuola che si concentreranno gli sforzi di Ilaria Scocco nei prossimi mesi, in un contesto non semplice: «Non è un Paese messo bene dal punto di vista economico e la guerra, pur essendo al momento lontana, rimane nel linguaggio di chi è abituato ai conflitti etnici. Come missionari ci spendiamo tanto e poi vediamo i passi indietro compiuti perché non c’è amore. E poi, c’è il grande dispiacere di non poter aiutare tutti, di dover per forza dire dei no a chi ci chiede aiuto, perché le nostre risorse sono limitate e perché c’è sempre qualcuno più povero da aiutare». Ma ci sono anche semi di speranza: «Nel centro pastorale di Adaba, dove si svolgono tanti incontri per giovani e adulti – conclude Ilaria Scocco – respiriamo l’aria familiare di chi ha scelto di camminare insieme. Questo mi fa guardare con fiducia al domani».

Thailandia: speranza anche per il Creato
Raggiungiamo il fidei donum don Raffaele Sandonà nella Cattedrale di Chiang Mai, in Thailandia, mentre è mattina presto. Lungo le strade, ancora sporche di fango dopo le due alluvioni delle scorse settimane, si ammassano ancora mobili e oggetti domestici che l’acqua ha ormai reso inservibili. «Bisogna seminare speranza anche rispetto alla salvaguardia del Creato, perché è giusto che anche le generazioni che verranno dopo di noi possano partecipare al banchetto della vita, sapendo, da cristiani, che siamo comunque di passaggio e che il banchetto più grande ci aspetta più in là, nella vita in Cristo. Tocca infatti a noi cristiani mantenere alta l’attenzione verso la prospettiva escatologica, cioè dire che non siamo destinati alla morte, ma siamo fatti per la vita e andiamo verso la vita». La speranza è al cuore del Giubileo 2025: «Il mondo ha bisogno di una speranza che non si limiti alla realtà terrena, ma necessita di una dimensione alta, che ci dia la forza di andare avanti e affrontare le sfide di ogni giorno guardando oltre». La devastazione dell’alluvione è però compensata da un ammirevole senso di solidarietà: «Tutti si danno una mano, una disponibilità che nasce dalla consapevolezza di quanto sia fondamentale la comunità». Quel “banchetto per tutte le genti” che anima la Giornata missionaria mondiale di quest’anno è stato reso palpabile, nella veglia di preghiera a Padova lo scorso 11 ottobre, anche dalle bacchette– consegnate ai partecipanti – che in Asia vengono usate per mangiare: «Quando uniamo le due bacchette, saziamo la nostra fame. Così, quando uniamo i nostri desideri ai desideri di Dio riusciamo a nutrire il cuore. Questa è la missione. Se Dio si è fatto uomo, l’uomo è chiamato a diventare ancora più uomo per essere più vicino a Dio». Desideri, progetti, futuro: «La missione triveneta in Thailandia sta valutando le prospettive per il domani, ma soprattutto sta cercando di consolidare ciò che si è già fatto, a partire dal lavoro di don Bruno Rossi con l’azienda sociale Laudato si’ per promuovere un lavoro ecologicamente sostenibile». E poi c’è l’evangelizzazione, anche nella provincia di Lamphun: «C’è una bella comunità che si sta stabilizzando. Ma qui il senso non sta nei grandi numeri, ma nell’essere segno di un cristianesimo che si diffonde per attrazione. Penso davvero che il futuro del cristianesimo è in Asia e che crescerà qui anche in modalità diverse rispetto al passato».

Brasile: nel banchetto con i migranti e gli indigeni
Don Mattia Bezze ci risponde dalla Diocesi di Roraima, nel Nord dell’Amazzonia al confine con il Venezuela, mentre in Italia è notte. Nei suoi audio Whatsapp sentiamo la musica di una festa di paese, l’abbaiare di cani e il canto di uccelli tropicali. «La parola nel messaggio di papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale che mi provoca è quell’“instancabile” riferito all’“andare” verso l’umanità per invitarla al banchetto. Non vorrei esprimere giudizi, ma in Italia si percepisce forse una certa stanchezza, mentre l’esperienza missionaria che sto vivendo, pur contemplando tanta fatica fisica, è un “andare” che ricarica, che rigenera, che dà vita. La bellezza è nello scoprire che questa missione, questo “andare”, fa bene a quelli che vanno. E mi colpisce che questo invito viene rivolto a tutti, senza criteri, senza divisioni, senza distinzione in gruppi tra più degni e meno degni: è un invito a raggiungere gli ultimi lungo i crocicchi delle strade». E ci si vorrebbe fare in quattro: «A volte ci sarebbe il desiderio di arrivare ancora più in là. Penso a quanto sia centrale l’eucarestia e a come molte comunità della nostra area missionaria abbiano la disponibilità di una celebrazione ogni due se non tre mesi, per cui vale la pena riscoprire il valore di un’eucarestia vissuta nella fede e nella comunione di vita». Questo invito a partecipare al banchetto mette in luce anche le fatiche dei migranti e degli indigeni con cui i missionari padovani ogni giorno sono a contatto. «Tanti migranti che giungono dal Venezuela si stanno muovendo non tanto verso un banchetto, ma verso una vita migliore. Vedo la forza, la speranza, la tenacia di queste persone e famiglie. Nel banchetto c’è posto per tutti, e anche i migranti cercano il loro». E poi c’è poi la dimensione dei popoli ancestrali dell’Amazzonia: «Per loro questo banchetto è una realtà ancora lontana, pagata con il sangue e con la vita. C’è una lobby che lotta contro di loro per negarne i diritti e per distruggere l’Amazzonia. Noi non possiamo ritrovarci a far festa se qualcuno dei commensali sta soffrendo l’ingiustizia, se è privato dei diritti più fondamentali. E purtroppo il banchetto umano è una tavola imbandita macchiata di sangue». I missionari fidei donum stanno dalla parte di questi popoli: «Sembra una lotta tra Davide e Golia, tra gli indigeni e i poteri nazionali e internazionali dell’economia e della finanza. La speranza più grande è vedere che questo piccolo Davide non desiste, ma reclama il suo diritto di essere tra i commensali nel banchetto della vita».

20 ottobre, 98a Giornata missionaria mondiale
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Si celebra il 20 ottobre la 98a Giornata missionaria mondiale che ha come titolo “Andate e invitate al banchetto tutti”. Sul sito centromissionario.diocesipadova. it sono disponibili materiali per l’animazione. Nella settimana seguente, indicativamente il 25, le comunità sono state invitate a chiudere il mese missionario con una veglia di preghiera vicariale o zonale.

Il vescovo ha benedetto i missionari in partenza
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L’11 ottobre il vescovo Claudio ha consegnato il crocifisso a un gruppo di persone inviate in missione. Tra loro, don Massimo Valente, inviato in Brasile (a Caracaraì, nella Diocesi di Roraima), e Filippo Friso, primo padovano a partecipare a un nuovo progetto della Cei pensato per i seminaristi e che consiste nel trascorrere in missione l’anno che precede l’ordinazione diaconale.

Percorsi formativi in partenza

Sono aperte le iscrizioni alle proposte promosse dal Centro missionario per chi – giovani e adulti – desidera crescere nella fede e nel confronto, allargare i propri orizzonti verso la missione, vivere esperienze di viaggio e mettersi in gioco nell’animazione delle comunità cristiane e del territorio. “Viaggiare per condividere”, rivolto a giovani dai 18 ai 35 anni, è un itinerario annuale con spazi di confronto, riflessione, testimonianze per fare dell’incontro con altre culture e popoli un’opportunità e dono nella vita (il primo appuntamento si tiene il 10 novembre). La “Scuola di animazione missionaria” – che si sviluppa in due anni e il 16 novembre è in partenza il secondo – mira a preparare persone con competenze missionarie specifiche a servizio del territorio e delle comunità cristiane. “Chi-ama la missione” è un percorso annuale per chi ha partecipato a “Viaggiare per condividere” o a brevi esperienze di viaggio missionario (inizio il 27 ottobre). I Lunedì della missione ripartono online il 18 novembre, sul tema “Il volto prossimo”. Informazioni per tutte le proposte sul sito del Centro missionario diocesano.

Don Raffaele Coccato. Le missioni ispirino la prassi pastorale delle nostre parrocchie

«Andate e invitate al banchetto tutti». La prospettiva missionaria, vissuta dai fidei donum nei vari continenti, può – e deve – essere applicata anche in un altro contesto: le nostre parrocchie e le nostre comunità. Osserva don Raffaele Coccato, direttore dell’ufficio di Pastorale della missione della Diocesi di Padova: «In questi mesi la nostra Chiesa diocesana è impegnata in un discernimento molto attento a partire dalla lettera post sinodale del vescovo Claudio Ripartiamo da Cana, che contempla anche le collaborazioni pastorali tra parrocchie. Altre nozze, altro banchetto. Anche in questo ottobre vogliamo individuare con occhi missionari un messaggio che si inserisca nel percorso diocesano e che si espanda con ampio respiro verso il mondo». Un messaggio che viene dall’esperienza: «Le missioni possono ispirare le prassi pastorali e le esperienze di Vangelo nelle nostre parrocchie. L’augurio è che il discernimento sia vissuto con spirito di apertura verso nuove esperienze, nuovi modi di interpretare il territorio e nuove forme di collaborazione nelle comunità». Senza timore: «Si sta aprendo un nuovo orizzonte, nonostante dubbi, timori e incertezze. Non dobbiamo vederlo come un’esperienza impossibile, ma come occasione per esplorare. Così come i nostri missionari arrivano in mondi totalmente nuovi e pian piano iniziano a inculturarsi in essi, anche le nostre comunità sono incoraggiate a inculturarsi e incontrare i nuovi orizzonti che verranno. In alcuni casi abbiamo già vissuto queste esperienze di collaborazione e di Vangelo».

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