Abusi su minori. Il vademecum. Parla l'avv. Comotti: "Uno strumento in più a tutela dei minori"
La Congregazione per la dottrina della fede ha emanato a metà luglio un Vademecum che raccoglie tutte le disposizioni normative canoniche approvate dai pontefici in materia di abusi sessuali su minori commessi da chierici. A spiegarne i contenuti è l’avvocato Giuseppe Comotti, docente di diritto canonico all'Università di verone e membro di Sinai, il Servizio informazioni e aiuto istituito dalla Diocesi di Padova nel 2017.
Il 16 luglio la Congregazione per la dottrina della fede ha emanato un Vademecum su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici. Si tratta non di «un testo normativo, che non innova la legislazione in materia, ma si propone di rendere più chiaro un percorso», pronto anche a futuri aggiornamenti. A puntellare il documento sono le scelte di chiarezza fatte dai pontefici, dal motu proprio di san Giovanni Paolo II Sacramentorum sanctitatis tutela fino al recente Vos estis lux mundi, promulgato da papa Francesco il 7 maggio 2019.
All’avvocato Giuseppe Comotti – che è docente di diritto ecclesiastico e di diritto canonico all’Università di Verona, direttore dell’Osservatorio giuridico della Conferenza episcopale del Triveneto, membro del Servizio regionale tutela minori e del Sinai-Servizio informazione e aiuto della diocesi di Padova – chiediamo perché nasce questo Vademecum. «È una guida, con una finalità eminentemente pratica, rivolta a chi nella Chiesa si occupa delle segnalazioni riguardanti abusi su minori. Il documento ripercorre in modo molto analitico tutte le disposizioni normative canoniche, emanate in questi anni, attualmente vigenti per far fronte a questo fenomeno, in particolare l’ultimo motu proprio di papa Francesco che prevede per ogni sacerdote, diacono o religioso l’obbligo di riferire all’autorità ecclesiastica qualsiasi notizia riceva circa abusi su minori. Dopo la segnalazione, il caso è di competenza della Congregazione per la dottrina della fede la quale, a seguito dell’indagine disposta dall’Ordinario diocesano, decide se ci sono gli estremi o meno per avviare un processo canonico».
Tra i punti più significativi c’è l’esplicito riconoscimento della collaborazione tra le diverse giustizie: quella canonica da una parte, quella ordinaria, secolare, dello Stato in cui i fatti sono ascritti…
«Sì. Il documento appena promulgato ribadisce la necessità di questa collaborazione. Teniamo conto che il Vademecum è rivolto alla Chiesa universale: si applica a tutte le Diocesi del mondo, quindi in contesti dove i rapporti con lo Stato e le sue norme possono essere i più diversi. Vi sono Paesi nei quali si prevede a carico anche degli ecclesiastici l’obbligo di segnalare all’autorità civile le notizie riguardanti questo tipo di reati, altri Stati, come l’Italia ad esempio, che non lo prevedono».
Il Vademecum sottolinea la necessità in ogni caso di collaborazione leale, nell’interesse in primo luogo delle vittime, e poi anche a tutela del diritto di difesa delle persone accusate, la cui responsabilità non è ancora accertata.
«Teniamo anche conto che la giustizia canonica e quella secolare sono ispirate a criteri differenti e hanno finalità diverse: la pena nel diritto canonico ha sempre l’obiettivo di far ravvedere la persona che si sia resa responsabile di certi fatti e di convertirsi rispetto ai suoi peccati. Questo nulla toglie alla necessità di tutelare le vittime, intervenendo sempre in modo fermo a loro tutela».
S'inserisce, in Vademecum, in un lungo percorso di contrasto agli abusi. Oltre al motu proprio di papa Francesco, nel 2019 la Cei e la Conferenza italiana superiori maggiori (è un organismo di diritto pontificio che norma gli istituti religiosi e le società di vita apostolica maschili, ndr) hanno emanato alcune linee guida. Quale accelerazione hanno impresso questi documenti?
«Le linee guida della Cei hanno recepito quanto previsto e prescritto nel motu proprio di papa Francesco, che a propria volta faceva seguito a indicazioni emerse nel corso del suo incontro con i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo. In esse si prevede, in particolare, dando attuazione a quanto stabilito dal papa, l’obbligo di attivare a livello di regioni ecclesiastiche un servizio di tutela minori. Nel nostro caso, la regione ecclesiastica del Triveneto ha già attivato un proprio servizio presieduto dal vescovo di Adria-Rovigo mons. Pierantonio Pavanello».
A Padova c’è anche Sinai, il Servizio informazioni e aiuto del quale anche lei fa parte. Di cosa si occupa?
«Avviato dal vescovo Claudio ancora nel 2017, il Servizio non solo recepisce le segnalazioni che possano arrivare su casi di abuso, ma ha pure una finalità preventiva e formativa, per individuare e rendere riconoscibili buone prassi nelle attività che vedano coinvolti i giovani. Nel gruppo Sinai, oltre a me, c’è don Antonio Oriente, esperto di pedagogia, la psicologa Silvia Destro e la religiosa canonista suor Tiziana Merletti. I lavori sono continuati anche con il Covid, via Zoom per preparare un vademecum di natura pedagogica insieme ai responsabili della Pastorale giovanile da indirizzare ai formatori delle parrocchie. Il servizio è comunque sempre attivo per ricevere ogni tipo di segnalazione o per rispondere a qualsiasi richiesta di informazioni e di aiuto. Ovunque possano profilarsi delle situazioni di potenziale difficoltà, noi possiamo dare indicazioni e consigli».