2009-2019. Don Ruggero Ruvoletto, una vita mai spenta. Il ricordo a 10 anni esatti dalla morte

2009-2019. Il 19 settembre saranno dieci anni dalla morte in Brasile del missionario padovano. Il ricordo di don Enrico Piccolo, segretario con lui del vescovo Filippo, di Vanna Ceretta, al suo fianco al Centro missionario, e del vescovo emerito Antonio Mattiazzo. È stato un antesignano, il suo sacrificio ha aperto una nuova strada, è diventato humus per la nuova missione amazzonica della Chiesa di Padova

2009-2019. Don Ruggero Ruvoletto, una vita mai spenta. Il ricordo a 10 anni esatti dalla morte

La memoria che ancora ferisce, l'esempio di dono totale di sé che ancora illumina. Ma che cosa ci è rimasto davvero, oggi, di don Ruggero Ruvoletto? Prete della diocesi di Padova, nato a Galta di Vigonovo, già segretario del vescovo Franceschi, direttore del Centro missionario diocesano e missionario fidei donum lui stesso, don Ruggero trovò la morte il 19 settembre di dieci anni fa, per mano di un ignoto sicario, a Manaus in Brasile, nel barrio di Santa Etelvina. Il suo nome oggi è scritto nel grande libro dei missionari che hanno versato il sangue per testimoniare Cristo, ma il suo lascito, silenzioso e fecondo, continua a portare frutto, come il seme che muore descritto nella parabola.

«Ho conosciuto don Ruggero in seminario – racconta don Enrico Piccolo, parroco di Campodarsego – poi ho condiviso con lui l’ultimo anno di vita del vescovo Filippo Franceschi in qualità di suoi segretari. In seminario Ruggero era simpatico, di compagnia, ma anche il più intelligente della classe, forse del seminario di allora: era molto preparato sia sulla cultura teologica che sulla cronaca spiccia». Don Ruggero divenne segretario del vescovo Filippo appena dopo l’ordinazione, nell’82, mentre don Enrico si aggregò nell’87, dopo anni da cappellano a Valdobbiadene: «Don Ruggero conosceva a menadito il carattere del vescovo, che non era un uomo semplice, ma conosceva anche le dinamiche della curia, le parrocchie e tutti i preti della diocesi. Aveva una memoria paurosa: ricordava nel dettaglio gli ultimi cinque anni di agenda del vescovo».

Nel febbraio dell’88, la scoperta della malattia di mons. Franceschi, che lo porterà alla morte il 30 dicembre: «Da segretari siamo diventati infermieri, ma più che altro figli attorno al papà malato». Dopo la morte del vescovo Filippo don Ruggero riprese gli studi, poi tornò a Padova prima come direttore della pastorale sociale, poi del Centro missionario. «Di lui – commenta don Enrico – mi è rimasta questa percezione: era un uomo in continua ricerca, mai pago di ciò che stava facendo».

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Nei suoi anni al Centro missionario don Ruggero ha avuto modo di conoscere da vicino lo spirito missionario della Chiesa di Padova. Vanna Ceretta, oggi economa della Diocesi, è stata per molti anni suo braccio destro ai tempi del Centro missionario e conserva sulla sua scrivania una foto del sacerdote, scattata l’11 ottobre 2002 durante la veglia di invio in Cattedrale, quando il vescovo Antonio gli consegnò il crocifisso. «Dietro ha scritto la sua dedica per me – racconta Vanna Ceretta – “La missione, passione che ci accomuna, l’amicizia e la preghiera ci tengono uniti, al di là di ogni distanza”. Don Ruggero era così: un sorriso sempre accogliente, anche se a volte si rabbuiava. Aveva relazioni molto strette con tante famiglie, è stato padrino di battesimo di tanti bambini. Credeva nel lavoro di squadra, nella corresponsabilità dei laici, strutturando progetti per accompagnarli come fidei donum. Con lui abbiamo organizzato il Giubileo dei missionari del 2000, evento che ispirò le Settimane di Borca per il clero. Don Ruggero diceva sempre “Noi ci siamo”, un invito a non preoccuparsi, ma anche una promessa di disponibilità e di presenza».

Dal 2003 la missione in Brasile, che poi si è aperta all’Amazzonia: «Ho accolto il suo desiderio – ricorda il vescovo Antonio Mattiazzo – perché ho visto che non era una velleità, ma la volontà sincera di un prete generoso. Quando in Brasile, assieme al vescovo Biasin, si è presa la decisione di aprire la missione a Manaus, in Amazzonia, con tutti i problemi che oggi conosciamo bene, ho detto di sì perché sapevo che aveva le doti anche per un compito così impegnativo. Don Ruggero si è prodigato con la sua consueta dedizione».

Poi, il 19 settembre 2009, la tragica fine: «Le autorità locali non hanno forse avuto la ferma volontà di perseguire gli artefici del delitto. Il suo assassinio, infatti, è stata un’esecuzione, e mi porto sempre dietro questa sofferenza. Resta però, davanti a Dio e alla Chiesa che è in Padova, il suo esempio luminoso di un prete che stimavo moltissimo, che ha donato la sua vita per il Vangelo, i poveri e gli oppressi. È questo che rimane alla fine, nel giudizio di Dio. Anche se lo porto nel cuore con rimpianto e sofferenza, sono sicuro che davanti a Dio ha avuto la giusta ricompensa».

Non è un caso se oggi, in Brasile, c’è una nutrita presenza di missionari padovani: «Don Ruggero è stato un antesignano: con il suo sacrificio ha aperto una nuova strada», osserva il vescovo Antonio. E don Enrico Piccolo aggiunge: «Non credo che il martirio fosse nel suo ordine di idee quando è partito per la missione. Ma noi preti padovani siamo fatti così. Offriamo la nostra vita senza sconti, nel dono totale di sé. E così il suo sangue è diventato humus di una nuova missione».

La messa in suffragio con il vescovo Claudio

Giovedì 19 settembre - giorno dell'anniversario della morte di don Ruggero, il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, presiederà la messa in suffragio del presbitero alle 19 nel cimitero di Vigonovo. In caso di maltempo l'appuntamento sarà nella chiesa di Galta, parrocchia natale del missionario.

Anche a Manaus verrà ricordato don Ruggero

Il ricordo di don Ruggero non si fermerà alla sua diocesi di origine, Padova, ma prenderà vita anche a Manaus, città dove trovò la morte. Sarà don Marco Cagol, vicario episcopale per il territorio, a rappresentare la nostra Chiesa nella celebrazione che si terrà nella capitale dello stato di Amazzonas, insieme con i sei missionari fidei donum padovani attivi oggi nel vicino stato di Roraima.

Il 26 ottobre un concerto per ricordarlo nella sua Galta

Si terrà sabato 26 ottobre, alle 20.30, nella chiesa di Galta, paese nativo di don Ruggero Ruvoletto, un concerto-evento per ricordarlo, alla fine dell’ottobre missionario straordinario, nel decennale della sua tragica scomparsa. Nel corso della serata si alterneranno i canti del coro vicariale di Vigonovo, testimonianze e letture sull’Amazzonia e la distruzione dell’ecosistema.

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