Papa Francesco: “facciamo penitenza per la pace”

Il Santo Padre ha lasciato anche oggi la lettura del testo della catechesi a don Pierluigi Giroli, fatta eccezione per la sintesi e i saluti in spagnolo e i saluti ai fedeli di lingua italiana. Al termine, un ennesimo appello per la pace.

Papa Francesco: “facciamo penitenza per la pace”

“Nel nostro percorso giubilare di catechesi su Gesù, che è la  nostra speranza, oggi ci soffermiamo sull’avvenimento della sua nascita a Betlemme”. Lo ha detto Papa Francesco, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI. Subito dopo, il Santo Padre – come aveva già fatto mercoledì scorso – ha lasciato la lettura del testo a don Pierluigi Giroli, con queste parole, pronunciate a braccio: “E adesso mi permetto di chiedere al sacerdote, al lettore, che continua a leggere, perché io con la mia bronchite non posso ancora. Spero che la prossima volta possa”. Al termine, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, Francesco ha ripreso la parola – come aveva fatto solo per la sintesi e i saluti in lingua spagnola – per lanciare un ennesimo appello per la pace:  “Penso a tanti Paesi che sono in guerra. Sorelle, fratelli, preghiamo per la pace, facciamo del nostro tutto per la pace”. “Non dimenticatevi che la guerra è una sconfitta, sempre”, ha ribadito: “Noi non siamo nati per uccidere, ma per far crescere il popolo. Che si trovino cammini di pace”. “Per favore, nella vostra preghiera quotidiana chiedete la pace”, l’invito finale. “Per la martoriata Ucraina, quanto soffre! Poi pensate alla Palestina, a Israele, al Myanmar, al Nord Kivu, al Sud Sudan, a tanti Paesi in guerra. Per favore, preghiamo per la pace,

facciamo penitenza per la pace”.

Dio “viene nella storia e non scardina le strutture del mondo, ma vuole illuminarle e ricrearle dal di dentro”, si legge ancora nel testo della catechesi. “Gesù nasce in un modo del tutto inedito per un re”, osserva Francesco commentando l’episodio della nascita di Gesù a Betlemme, nell’ambito del ciclo di catechesi su “Gesù Cristo nostra speranza” che scandisce l’intero anno giubilare.  “Il Figlio di Dio non nasce in un palazzo reale, ma nel retro di una casa, nello spazio dove stanno gli animali”, prosegue il Papa: “Luca ci mostra così che Dio non viene nel mondo con proclami altisonanti, non si manifesta nel clamore, ma inizia il suo viaggio nell’umiltà”.

I primi testimoni della nascita di Gesù, fa notare Francesco,  “sono alcuni pastori: uomini con poca cultura, maleodoranti a causa del contatto costante con gli animali, vivono ai margini della società. Eppure essi praticano il mestiere con cui Dio stesso si fa conoscere al suo popolo”.

“I pastori apprendono così che in un luogo umilissimo, riservato agli animali, nasce il Messia tanto atteso e nasce per loro, per essere il loro Salvatore, il loro pastore”, prosegue il Papa: “Una notizia che apre i loro cuori alla meraviglia, alla lode e all’annuncio gioioso. A differenza di tanta gente intenta a fare mille altre cose, i pastori diventano i primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione”. “Chiediamo anche noi la grazia di essere, come i pastori, capaci di stupore e di lode dinanzi a Dio, e capaci di custodire ciò che lui ci ha affidato”, l’esortazione finale: “i talenti, i carismi, la nostra vocazione e le persone che ci mette accanto. Chiediamo al Signore di saper scorgere nella debolezza la forza straordinaria del Dio Bambino, che viene per rinnovare il mondo e trasformare la nostra vita col suo disegno pieno di speranza per l’umanità intera”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir