Da vittime di abusi a testimoni di impegno: le storie di chi non si è arreso e oggi aiuta gli altri
Nomi e volti che arrivano dalla Sicilia: la sofferenza e la rinascita, dopo la violenza subita. Nell’Isola cresce l’attività del Centro di ascolto regionale del Servizio voluto dalla Cei
Gloria aveva 9 anni quando è stata vittima di abusi, oggi ne ha 18 anni. E ha deciso di impegnarsi nelle attività di sensibilizzazione alla tutela dei minori nelle scuole. Ha deciso di farlo, dopo tanto tempo, nonostante ci sia ancora il processo aperto. Un modo perché non accada ad altri ciò che è accaduto a lei. Giglio, il suo dolore lo ha gridato a Papa Francesco, incontrato nel 2016. Quando era più piccolo, in parrocchia, è stato abusato da un educatore. Poi, il processo e la condanna. Nel frattempo ha scritto una lettera al Pontefice: “Secondo me, tu ami i bambini ed in particolare quelli più sofferenti, dandogli voce, giustizia e dignità”. Oggi, il bambino è impegnato a ritrovare “il senso della propria esistenza”.
Nomi, volti e storie arrivano dalla Sicilia. Storie di abusi, di sofferenza e di impegno per una rinascita possibile, dopo la violenza subita. C’è anche chi è diventato sacerdote, dopo essere stato vittima di un pedofilo a sei anni. E oggi dietro il clergy custodisce un impegno profondo nella tutela dei minori. Don Nino ha affidato la propria testimonianza all’associazione Meter, impegnata in sinergia con l’Ufficio Fragilità della diocesi di Noto. Il sacerdote, pur con le conseguenze fisiche dovute all’accaduto, dopo avere fatto il suo percorso personale, ha sentito il bisogno, a distanza di 40 anni, di raccontarsi. “Oggi, il suo video racconto, da una parte intende essere di aiuto alle vittime e dall’altra vuole spingere gli altri alla conoscenza e alla riflessione sul fenomeno”, spiega don Fortunato Di Noto, responsabile sia dell’associazione che dell’Ufficio diocesano, ma anche direttore del Centro di ascolto del Servizio di Tutela dei minori della Conferenza episcopale siciliana, attivo da tre anni e che ha portato all’istituzione in tutte le diocesi dell’Isola del Servizio Tutela minori. “All’interno di ogni servizio si è aperto un centro di ascolto che si sta impegnando sul tema”, riferisce.
“A livello regionale, abbiamo un’equipe che si occupa del contatto specifico con le persone per indirizzarle verso i professionisti e le autorità competenti”.
“Non abbiamo ancora dei numeri di casi da potere dare – aggiunge –. Però, sappiamo che diversi Centri di ascolto diocesani hanno affrontato qualche problematica non soltanto legata ad eventuali sospetti di abuso sessuale ma soprattutto a casi del passato in cui alcune persone adulte chiedono di essere orientate verso una psicoterapia o eventualmente anche a un accompagnamento spirituale”.
A don Di Noto si è rivolta anche Laura, un’altra vittima che, spesso, nel suo doloroso percorso, si è sentita “sola e dimenticata”. “Mi sento in colpa e mi sento sbagliata – ha scritto – anche se tutto ciò è accaduto quando ero una bambina. A volte, mi chiedo perché proprio io ho dovuto affrontare tutto questo. Tante volte in passato ho pensato che farla finita fosse l’unica soluzione che mi avrebbe salvato (…) Adesso, ho una mia famiglia. Ho deciso di perdonare colui che mi ha fatto tanto male. L’ho fatto per me perché non riuscivo più ad andare avanti con me stessa e con gli altri”.
Gloria, Giglio, don Nino, Laura. Le loro storie indicano un cammino di rinascita.
Il primo passo indicato è rimettersi in piedi dopo il trauma psico-fisico, poi l’impegno di aiutare altre persone.
Ma “oggi occorre oltre che ascoltare, anche camminare insieme alle vittime, che sono testimoni attivi nel sostegno e nella prevenzione”, spiega don Di Noto.
“È bello sapere che molte di queste persone oggi si dedicano agli altri”.
“Questo, dopo il giusto percorso personale, diventa una strada spontanea – osserva il sacerdote –. Chi, dopo avere rielaborato il trauma, si è sentito accolto, accompagnato, aiutato e amato, ha avuto, infatti, il desiderio di diventare un testimone significativo nella lotta contro pedofilia e pedo-pornografia. Abbiamo bisogno di testimoni autentici che, con audacia e grande coraggio, contribuiscano insieme a noi al cambiamento della nostra società. Il loro dolore, come ha detto Salvatore un’altra vittima, si trasforma da ferita a feritoie, da disperato a speranzoso. E questo è qualcosa di meraviglioso”.
Serena Termini