Padova-Palermo, gemellaggio ministranti. Parrocchie sorelle
L’amicizia tra la città di Padova e quella di Palermo non si limita a quella ultra trentennale tra le due squadre di calcio ma interessa da oggi anche i ministranti; sono 16 i giovani siciliani che in questi giorni stanno vivendo l’esperienza di campo scuola a Cadoneghe insieme ai loro ‘colleghi’ di San Bonaventura, Sant'Antonino e Sant'Andrea. Quattro giorni di vita comunitaria dal 29 agosto al 1° settembre per pregare insieme, conoscersi, scambiare esperienze, visitare luoghi di fede e non solo. Un gemellaggio quello con la parrocchia Santa Lucia de Marillac, reso possibile grazie a don Emilio Cannata, sacerdote trentenne nativo della comunità palermitana che a Padova studia e presta servizio a San Bonaventura. L’esperienza del campo scuola proseguirà a dicembre quando saranno i ministranti cadoneghesi a trasferirsi in Sicilia per ritrovare gli amici di Santa Lucia.
"Quattro parrocchie sorelle". Così si definiscono le tre comunità di Cadoneghe e quella palermitana di Santa Lucia di Marillac, a testimonianza del legame di amicizia sbocciato negli ultimi tempi. San Bonaventura, Sant'Antonino, Sant'Andrea e, appunto, Santa Lucia nel capoluogo siciliano hanno trovato il loro collante nei ministranti – bambini, ragazzi, adulti – che prestano servizio all'altare durante le celebrazioni. La conoscenza tra le comunità è stata possibile grazie alla figura di un giovane sacerdote, don Emilio Cannata, nativo della parrocchia siciliana e padovano d’adozione, che nel fine settimana presta servizio a San Bonaventura.
Proprio in questi giorni a Cadoneghe si svolge uno speciale camposcuola per ministranti, a cui partecipano anche una quindicina di giovani siciliani; la particolarità è che anziché essere svolto in montagna o in un altro luogo residenziale, il campo è organizzato sul territorio, nei patronati e all'interno delle famiglie che ospitano i ragazzi di Palermo. Le tre parrocchie locali hanno organizzato nei dettagli i quattro giorni, dal 29 agosto fino a domenica 1° settembre, prevedendo momenti di preghiera e riflessione alternati ad altri di gioco, pasti comunitari e uscite culturali e paesaggistiche.
«È la prima volta che organizziamo un campo di questo tipo – racconta entusiasta Nicoletta Vecchiato, educatrice dei ministranti di San Bonaventura – Lo abbiamo studiato insieme ai ragazzi incontrandoci assieme e confrontandoci. Le nostre proposte non sono state accettate tutte subito, i ragazzi ci hanno chiesto del tempo per pensarci, soprattutto i più grandi, quelli della fascia 17-19 anni». Novità da "digerire": «Il loro timore per questo campo che si presenta diverso da quello degli anni scorsi era quello di perdere alcuni momenti di vita in comune ma anche di preghiera, come per esempio l’adorazione notturna; i giovani hanno voglia di vivere la fede e la cercano, mettendosi in discussione. Dopo aver riflettuto alcuni giorni e fatto sedimentare quanto era stato loro proposto, i nostri ministranti hanno compreso che avrebbero vissuto un’esperienza grande e importante».
Tra le uscite programmate, ci sono una giornata al lago di Misurina e alle Tre Cime di Lavaredo, ma anche visite al Santo, Santa Giustina e Prato della Valle; e ancora una mattinata da trascorrere nelle piazze, in Cattedrale – con possibile incontro con il vescovo Claudio - nel Salone dei vescovi e al seminario maggiore con visita guidata dal rettore don Giampaolo Dianin. Tutte le giornate prevedono la partecipazione all'eucaristia e a momenti di preghiera personale e comunitaria. Al campo ministranti partecipa anche don Alfonso Liotta, parroco di Santa Lucia di Palermo, insieme ai sacerdoti delle tre parrocchie di Cadoneghe e a don Emilio Cannata. «La cosa bella – commenta quest’ultimo - è soprattutto l’opportunità di raccontarsi e condividere esperienze sul servizio svolto. Vivremo insieme momenti di preghiera oltre ad attività ludiche in cui i ragazzi potranno conoscersi».
Nella diocesi di Palermo, oltre ai bambini e ai ragazzi, il servizio di ministrante è prestato anche da persone adulte: universitari, lavoratori, sposi. Si tratta di un’attività che coinvolge tutti i battezzati, come spiegava bene lo stesso don Emilio in un bollettino parrocchiale di qualche mese fa. «Da circa sessant'anni coloro che servono all'altare per le liturgie non si chiamano più chierichetti ma ministri o ministranti, perché anche il nome indica qualcosa di importante. Infatti quando siamo stati battezzati abbiamo ricevuto una vestina bianca, una piccola alba». E proseguiva: «La Chiesa ci ha donato un abito, ci ha rivestiti di Cristo e, come lui, siamo ministri cioè servitori. Così chi serve all'altare è un ministrante che con la sua veste bianca ricorda che siamo tutti “rivestiti di Cristo”, nessuno escluso».
I ministranti delle quattro parrocchie impegnati nel campo di Cadoneghe sono una cinquantina in tutto, con età compresa tra i 10 e i 26 anni; gli ospiti siciliani sono accolti nelle famiglie, ospitalità che sarà ricambiata nel mese di dicembre quando saranno i ragazzi di Cadoneghe a trascorrere qualche giorno a Palermo. «È un altro modo di vivere il campo – raccontano Francesco Reschiglian e Giovanni Martini, ministranti di San Bonaventura di 18 e 17 anni – Un’ottima occasione per conoscere un altro gruppo di ministranti, per confrontarsi. Ogni parrocchia ha un suo modo di organizzare il servizio all'altare». Emma Matterazzo, 16 anni, anche lei di San Bonaventura, commenta: «Vivremo due situazioni particolari: questa attuale con i ministranti siciliani ospiti da noi e poi ci sarà la nostra in dicembre a Palermo. Un’occasione anche di scambio culturale, un’esperienza che per me si annuncia bellissima».
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