Mafia: oltre 900 beni confiscati da destinare. Ma è tutto è fermo
Destinazioni ferme a gennaio 2014. Dopo tre mesi e mezzo senza direttore e altri due mesi e mezzo dalla nomina del prefetto Postiglione manca ancora il decreto di nomina degli altri componenti del consiglio direttivo. Davide Pati (Libera): «Il governo sblocchi questa situazione».
Destinazioni dei beni confiscati alla criminalità organizzata ferme a gennaio 2014: da allora sono oltre 900 i beni che aspettano di essere destinati, ma manca un decreto del presidente del consiglio che nomini il consiglio direttivo dell’agenzia, senza il quale non possono essere destinati altri beni.
Dopo il richiamo di don Ciotti sull’urgenza di intaccare il patrimonio economico delle mafie rispondendo alle minacce del boss Riina rese pubbliche in questi giorni, torna a far discutere la lentezza burocratica delle istituzioni italiane. A denunciare i ritardi è il responsabile per i beni confiscati di Libera, Davide Pati, che al governo chiede un intervento immediato affinché l’agenzia torni a funzionare.
Uno stop di sei mesi
L’agenzia per i beni sequestrati e confiscati è ferma dagli inizi di marzo. A fine febbraio, infatti, l’ex direttore dell’agenzia, il prefetto Giuseppe Caruso, è andato in pensione. Da allora ci sono voluti ben tre mesi e mezzo per nominare il suo successore, il prefetto Umberto Postiglione, durante il consiglio dei ministri del 13 giugno scorso. Una nomina che rispondeva all’urgenza di rimettere in moto una macchina che riceve costantemente beni da destinare, ma che per farlo ha bisogno di tutto il consiglio direttivo al completo.
«Oggi viviamo il paradosso – spiega Pati – che a distanza di oltre due mesi e mezzo dalla nomina del nuovo direttore, quando tutto sembrava essersi risolto, siamo ancora al punto di partenza perché l’agenzia oggi non può destinare beni perché non c’è un decreto del presidente del consiglio dei ministri che nomina il consiglio direttivo, cioè gli altri quattro membri oltre al direttore».
Oltre 900 beni in attesa
In commissione antimafia, spiega Pati, il prefetto Postiglione ha parlato di più di 900 beni pronti per essere destinati, ma fermi in attesa della nomina del consiglio direttivo. Beni che attendono ora un cenno soprattutto dal presidente del consiglio, Matteo Renzi.
«L’agenzia non destina beni da gennaio di quest’anno – spiega Pati – A febbraio non c’è stato nessun consiglio direttivo. La nomina del nuovo direttore è arrivata a metà giugno e l’agenzia è ancora senza potere. Noi chiediamo con forza al governo che sblocchi questa situazione e che l’agenzia possa tornare ad avere pieni poteri».
Per Pati, il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie coinvolge una fetta importante dell’economia sociale del paese. «In Italia abbiamo censito circa 500 tra associazioni, cooperative, comunità, gruppi e parrocchie che gestiscono beni confiscati dal nord al sud del nostro paese – racconta – Una spina dorsale dell’economia sociale e delle politiche di welfare. Chiediamo che queste realtà, che in questi anni si sono rimboccate le maniche per poter portare avanti percorsi di accoglienza, di inclusione sociale, ma anche di legalità e di contrasto alle mafie, vengano sostenute».
Bene il governo sul ddl contro la criminalità
Eppure, l’attenzione al tema non manca, anche da parte dell’attuale governo. «Negli ultimi mesi – spiega Pati – sono state tante le occasioni di confronto sulla necessità di introdurre modifiche al codice delle leggi antimafia per rendere le norme più efficaci sul contrasto al patrimonio delle mafie e per rendere effettivo il riutilizzo sociale dei beni confiscati».
La prima fumata nera, però, è capitata proprio a conclusione dell’esecutivo Letta: «Nel gennaio scorso il governo Letta aveva presentato, grazie al lavoro della commissione Garofoli, una proposta articolata e ben fatta. Quella proposta che doveva andare in consiglio dei ministri, ma poi ci furono le dimissioni di Letta». A quel lavoro seguì, poi, la relazione della Commissione antimafia, «un altro importante contributo all’analisi delle varie forme di criticità che oggi si riscontrano, ma soprattutto soluzioni normative».
Infine il consiglio dei ministri di venerdì scorso, con la presentazione del disegno di legge sul contrasto a criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti. «Abbiamo accolto con favore l’impegno del consiglio dei ministri che ha approvato un ddl sulla criminalità economica – aggiunge Pati – con una parte dedicata sull’agenzia nazionale e i beni confiscati. Non abbiamo ancora avuto modo di leggere i testi, ma auspichiamo che ci siano le norme da tempo attese, di rafforzamento della fase del sequestro, dell’agenzia nazionale affinché abbia pieni poteri, e sulle aziende confiscate».