È un disco d’argento quello di Oney Tapia
Il quarantenne italo cubano lancia oltre i 40 metri il disco della categoria ciechi totali e si porta a casa una meritata medaglia d’argento: «Grande emozione durante la gara, risultato che ripaga le fatiche». È la 14a medaglia per l’Italia a Rio 2016.
Il gigante italo cubano torna a casa con un argento. È festa per Oney Tapia allo stadio Olimpico di Rio de Janeiro, che lancia il disco nella categoria F11 (ciechi totali) a 40,89 metri, portando a casa la seconda medaglia azzurra per l’atletica, la quattordicesima della spedizione azzurra a Rio 2016. Più di lui lancia Alessandro Rodrigo Silva, il brasiliano considerato il favorito alla vigilia e capace di lanciare fino a 43,06 e di fare altri due lanci sopra i 40 metri. Il bronzo va allo spagnolo David Sierra Casinos con 38,58.
L’azzurro lancia subito 40,89 al primo tentativo, issandosi al comando fino a quando Silva, al terzo lancio, fa segnare i 43,06 che poi gli verranno l’oro. Tapia prova a forzare, prende due nulli nel secondo e terzo tentativo, fa 38,23 nel quarto, 38,86 nel quinto per chiudere con 39,03.
«Sono felicissimo e contentissimo per questa medaglia: sapevo – dice a fine gara - di poterla vincere, non sapevo il colore, poteva essere anche un oro, ma è andata bene. È una medaglia che ripaga del lavoro fatto, dei sacrifici sopportati. La gara è stata difficile, ho provato moltissima emozione, non sono riuscito a tenere molto movimenti e tecnica, ma alla fine è andata bene».
Oggi quarantenne, Oney Tapia lasciò la sua prima patria, Cuba, nel 2003, quando si spostò in Italia per giocare a baseball, una sua passione. A seguire il rugby, a Verona e Lodi. Col tempo si sistema in Italia, mette su famiglia. Oltre allo sport, lavora: fa il “tree climbing”, la potatura degli alberi sospeso in aria su appositi sostegni. Ed è proprio durante il lavoro, nel maggio 2011, che succede l’incidente: sta abbattendo con i colleghi una pianta di 50 metri, un tronco gli cade addosso, lo colpisce proprio in faccia, lo colpisce agli occhi. È subito chiaro che si tratta di qualcosa di grave, la diagnosi non lascia scampo: sarà cecità totale. Momenti difficili, per lui e per la famiglia: Oney, che abita a Sotto il Monte (Bergamo) ha due figlie e una terza nascerà più avanti, dopo l’incidente. Il suo incontro con lo sport inizia con gli sport per non vedenti, il goalball e il torball, poi l’atletica e i lanci. Non è un caso che uno dei suoi primi pensieri, subito dopo la medaglia vinta, è rivolto a chi ha una disabilità e assiste alle gare delle Paralimpiadi: «Voglio dire ai disabili che seguono queste gare che lo sport aiuta tantissimo, che ci sono tante occasioni per voi: venite e scoprirete un altro mondo, quello dello sport paralimpico».