"La fedeltà leggera". Così è stato intitolato il momento di analisi del voto nei comuni in diocesi di Padova organizzato giovedì 19 giugno dalla Pastorale sociale e del lavoro. Al centro dell'incontro, i dati elaborati da Gianni Saonara per Tonioloricerca e l'analisi di Marco Almagisti dell'università di Padova, oltre al resoconto dei confronti tra candidati organizzati dalle parrocchie della diocesi.
Un robusto idraulico della Bassa padovana si stupisce della domanda, riflette un attimo e si lancia in una elementare metafora. «Se uno è in mare e rischia di andare sotto, non va molto per il sottile: qualsiasi tavola a cui aggrapparsi è buona; l’importante è non annegare». Il colloquio in questione è datato pochi giorni prima dell’ultima tornata elettorale e nella sua semplicità spiega molto di ciò che è accaduto nel segreto della cabina di voto in occasione delle Europee.
Un sostanziale suicidio politico del Pd apre le porte nella città toscana al sindaco espressione del Movimento Cinque Stelle su cui sono confluiti voti da sinistra e da destra. Da roccaforte rossa a laboratorio politico del Movimento di Grillo. A Filippo Nogarin gli auguri del vescovo Simone Giusti: «Affidi questo suo ruolo di primo cittadino al Signore in cui, so, Lei crede profondamente».
Cittadini attenti alla qualità dei candidati locali, indipendentemente dai vari raggruppamenti e dalla collocazione politica delle liste in gara. Tra i sindaci molte conferme ma anche volti nuovi. Domenica 8 giugno tre ballottaggi nel Padovano. L’effetto Renzi non basta al centrosinistra per sbaragliare il campo. Centrodestra e Lega mantengono il governo in parecchi paesi e non mancano le novità di aggregazioni inedite.
Alle elezioni europee di domenica scorsa, per la prima volta, si è rotto un incantesimo: il maggiore partito del centrosinistra è il più votato in gran parte della nostra regione, dove supera il 37 per cento. Ma proprio perché il voto è mobile e sempre meno ideologico, il risultato delle elezioni regionali del prossimo anno è tutto in gioco. Chi pensa di avere già la vittoria in tasca, rischia cocenti delusioni.
Quello sui dibattiti pre elettorali è per l'ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro un bilancio più che positivo. Oltre ai 23 confronti tra aspiranti primi cittadini, voluti dalle comunità parrocchiali assistite dall'ufficio, dal centro Toniolo e dalla Difesa del popolo, gli incontri di formazione e approfondimento sui temi più importanti sono continuati anche laddove non si votava. Un segno di maturità delle comunità cristiane che la pastorale sociale incoraggia.
L'ennesimo flop dei sondaggi interroga gli addetti ai lavori. L'opinione di Giorgio De Carlo, trevigiano, direttore generale dell’istituto Quaeris: «Sempre più incertezza tra gli elettori, un voto estremamente mobile». E sul risultato amministrativo: «Ormai sappiamo che la politica nazionale non influisce. Altrimenti Ivo Rossi a Padova avrebbe vinto a mani basse…».
Il sociologo Franco Garelli valuta la scatto culturale: «È un grande segnale di discontinuità rispetto al recente passato. Finalmente non vince la rivendicazione, la protesta, il mandiamoli tutti a casa, la tabula rasa, ma vince chi in qualche modo offre una speranza ragionata». E ancora: «La sua è una sinistra libera dalle categorie del passato e che aggredisce il presente».
Il sociologo Ulderico Bernardi: «Portano a casa il bottino, poi si vedrà e Renzi dovrà stare attento a come interagire con questa componente interna». Sul versante europeo: «Il mondo cattolico in prospettiva europea aveva a disposizione lo strumento del Ppe, che vede tra l'altro importanti presenze in Austria, Germania e nella stessa Francia, e purtroppo non ha saputo trovare una sua via di unità».
La rabbia, per fortuna, non ha vinto. Ma l'astensionismo, salito al 41 per cento, manifesta una disaffezione preoccupante. Sulle spalle di Renzi la responsabilità di gestire un consenso inaspettato. A Grillo il peso di gestire la prima sconfitta. Se le vecchie categorie (progressisti e conservatori) sembrano superate, anche ai credenti spetta la responsabilità di riflettere sul rifiuto del voto.