Piccoli auspici per il futuro
Con le elezioni europee alle spalle e una manciata di ballottaggi di fronte, ci permettiamo questa domenica di esprimere, sommessamente, qualche consiglio. O, meglio, di avanzare qualche auspicio, guardando sia al Veneto, che tornerà al voto tra un anno per le regionali, sia all’Italia, che ha di fronte a sé la partita cruciale delle riforme istituzionali.
Al partito democratico, oggi giustamente euforico: non dimentichino i suoi dirigenti che in un anno, dopo aver brindato troppo in fretta al successo di Bersani, sono riusciti a “bruciare” due padri nobili come Prodi e Marini nella corsa al Quirinale e un esponente di razza come Letta a palazzo Chigi. Chi ha seguito le primarie del 2012 ricorda bene la diffidenza, se non la palese ostilità, che tanti entusiasti renziani di oggi riservarono all’allora rottamatore. Il Pd ha trovato, quasi a sua insaputa, un leader vero. Non gli metta ora i bastoni tra le ruote, ma lavori per costruire una buona volta un centrosinistra credibile e dal profilo chiaro, anche oltre il carisma del suo segretario.
Al centrodestra, oggi in frantumi: prenda atto che il ventennio berlusconiano, quale che sia il giudizio da darne, va ormai archiviato. E tenga conto che il crepuscolo dell’anziano leader va di pari passo con quello di un armamentario ideologico che non è più adatto a rispondere ai bisogni (e ai sogni) di una società messa in ginocchio dalla crisi. C’è da ripensare la proposta politica, prima ancora di affidarla a una nuova generazione, a meno di non volersi schiacciare su posizioni anti-euro o rinchiudersi nel recinto delle pulsioni securitarie.
Al movimento 5 stelle, che per la prima volta ha sperimentato la delusione della sconfitta: la politica non è un combattimento all’ultimo sangue, ma un faticoso e paziente esercizio alla ricerca del bene possibile. Andare al voto al grido di “o noi o loro”, non paga, così come non ha pagato auto-escludersi dal gioco parlamentare. Se l’esito elettorale è deludente, il movimento ha comunque consolidato un ampio bacino di voti e ha costruito anche nei nostri comuni interessanti gruppi di giovani militanti. Facciano tesoro della lezione, studino, si radichino nelle comunità. Per durare, anche nella società dei media, non bastano solo i salotti televisivi o i comizi di Grillo.
A tutti i parlamentari, italiani ed europei, e a tutti i nuovi sindaci: ciascuno nel suo ruolo, tengano bene a mente che sono chiamati all’impresa di restituire alla politica quella dignità che agli occhi di troppi cittadini è andata smarrita. Ne siano consapevoli, ne diano prova tanto con gli atti quanto con il comportamento personale. Con l’astensionismo oltre il 40 per cento, c’è poco da dire: ne va della nostra democrazia.