Messi a confronto i candidati in ben 23 comuni
Quello sui dibattiti pre elettorali è per l'ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro un bilancio più che positivo. Oltre ai 23 confronti tra aspiranti primi cittadini, voluti dalle comunità parrocchiali assistite dall'ufficio, dal centro Toniolo e dalla Difesa del popolo, gli incontri di formazione e approfondimento sui temi più importanti sono continuati anche laddove non si votava. Un segno di maturità delle comunità cristiane che la pastorale sociale incoraggia.
Ben 54 incontri in 18 vicariati: la maratona elettorale è stata accompagnata dallo sforzo congiunto di ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, centro Toniolo, la Difesa del popolo, parrocchie e vicariati, che si sono impegnati per offrire proposte di formazione sui temi della cittadinanza responsabile e serate che hanno messo a confronto i candidati.
Nel comune di Padova il dibattito del 12 maggio – preceduto da due incontri laboratorio – è stato l’unico tra tutti quelli promossi in città che ha visto la partecipazione di tutti e nove gli aspiranti sindaci. I confronti fra candidati sono stati preparati da laboratori e incontri a tema anche nei vicariati di Monselice, Montagnana e Merlara, Vigonovo, Dolo e Campagna Lupia, Pontelongo, Thiene, Selvazzano, e Caltrano. Ogni proposta è nata dalla collaborazione fra ufficio diocesano, centro Toniolo e vicariati: non pacchetti standard, ma percorsi modulati in base alle istanze espresse a livello locale.
Significativo anche il cammino di Camposampiero, strutturato dall’Agesci insieme al centro Toniolo: 30 scout hanno sottoposto un questionario a 200 coetanei, per raccogliere le loro istanze, poi rielaborate e sottoposte ai candidati. A San Giorgio delle Pertiche, oltre al ciclo di incontri promosso dal vicariato, è stato proposto un percorso specifico rivolto ai giovani; a Piove di Sacco, comune che non è chiamato al voto, la parrocchia ha scelto di proporre comunque tre incontri.
Confronti fra i candidati sono stati inoltre organizzati per i comuni al voto nei vicariati di Limena, Conselve, Vigodarzere ed Este. In totale sono stati 23 i comuni della diocesi chiamati al voto in cui è stato proposto un confronto fra candidati. Un lungo elenco che mostra come quest’anno il coinvolgimento delle comunità sia stato per quantità – ma anche per qualità – più forte degli anni precedenti. Un segno di speranza in un momento in cui crescono astensionismo e distanza fra istituzioni e cittadini.
«Quest’esperienza – è la riflessione del delegato diocesano don Marco Cagol – ci dice che sta maturando nelle comunità un’attenzione importante al bene comune. I laboratori svolti, anche a prescindere dalle elezioni, hanno fatto fare l’esperienza che è possibile interessarsi dal punto di vista pastorale del bene comune. Un esempio che ci dice che il tempo è maturo per “prendere il largo”, e non farsi frenare da prudenze o equilibrismi. La partita del bene comune è grande e le comunità possono contribuire molto, con maturità e compostezza». Da qui l’auspicio che «questi percorsi continuino anche dopo le elezioni, come laboratori, approfondimenti e verifiche».
Un po’ ovunque gli incontri hanno fatto registrare sale piene, con la presenza di un pubblico attento di persone di tutte le età, fra cui molti cittadini che abitualmente non frequentano le parrocchie. Buono è stato anche il livello di maturità della partecipazione. «Nel lavorare alla preparazione degli interventi e delle domande – spiega Francesca Schiano, direttore della scuola diocesana di formazione all’impegno sociale e politico – in linea di massima i consigli pastorali parrocchiali non si sono spaccati. In alcuni casi il parroco ha affermato che l’esperienza migliore è stata proprio il lavoro in consiglio pastorale per preparare le domande. Penso che questo sia un segnale che si va verso tempi in cui la comunità cristiana sia più aperta ad affrontare temi sociali e politici, almeno a livello di organismi». Nessun candidato ha declinato l’invito, anche se Schiano rimarca che non tutti sono arrivati preparati e che c’è stato chi «ha cercato di usare slogan cari alla comunità come la parola solidarietà per ingraziarsi il pubblico». «La nota più preoccupante – aggiunge poi – è dovuta al fatto che, di fronte a quesiti su quale futuro prevedessero per il proprio paese e su come intendessero promuovere o guidare lo sviluppo, dai candidati spesso non è emerso nulla, solo proposte di un fare quasi sempre slegato dal progettare soprattutto di largo respiro».
«Le comunità – aggiunge Maurizio Padovan, direttore del cento Toniolo – hanno mostrato di essere capaci di una partecipazione matura, nel rispetto dei ruoli, non sovrapponendosi alle istituzioni e ai partiti o delegando in bianco, ma diventando custodi di una riflessione e di un pensiero che ha provocato i futuri amministratori. Si conferma così il loro ruolo fondamentale di spazio di socializzazione politica, mentre i vicariati hanno avuto un compito di regia altrettanto importante, supportando le comunità più deboli». Fra gli elementi positivi, da ascrivere anche al fatto che i dibattiti sono stati preceduti da incontri preparatori che hanno contribuito ad abbattere il conflitto, anche la compostezza e il fair play di candidati e pubblico, che ha mostrato come sia possibile parlare pacatamente di politica, a partire dai contenuti, non fermandosi alle polemiche o alle battute.