Scozia: nazionalisti col kilt senza rinnegare l'Europa
Lo Scottish National Party, il partito dell'indipendenza, a favore degli immigrati e dell'Unione europea, vuole una "Scozia Stato", ma la gran parte degli abitanti è contraria. A loro agio con una doppia identità, britannica e scozzese, forti di un servizio sanitario pubblico e di un welfare state migliori di quelli inglesi, gli abitanti della regione più settentrionale della Gran Bretagna sembra non ne vogliano sapere di lasciare il regno di Elisabetta.
Per il sì voterà "caber man". Un armadio, alto quasi due metri largo come un tiratore di giavellotto, rigorosamente in kilt. "Caber man", ovvero "l'uomo tronco" - così sono soprannominati in Scozia quei campioni di tiro d'albero che competono nelle "Scottish Highlands", le olimpiadi scozzesi - il prossimo 18 settembre voterà sì al referendum sulla separazione dal Regno unito. È sul voto di questi giovani campioni di tiro di pietre e di alberi che conta lo Scottish National Party, il partito nazionalista scozzese, nato proprio per portare gli scozzesi all'indipendenza dagli inglesi. Eppure oggi, quando hanno a portata di mano quella separazione per la quale hanno storicamente combattuto, la maggioranza degli scozzesi vuole dire no.
Gli ultimi sondaggi attestano che, fatti salvi gli incerti, per il no all'indipendenza sarebbe il 49% dei votanti e per il sì il 37%. «Anche una parte delle élite, le classi istruite, è a favore dell'indipendenza, ma, perlopiù, chi ha una buona occupazione ha troppo da perdere votando "sì" al referendum», spiega John Curtice, politologo dell'Università di Strathclyde.
Contenti dell'indipendenza. Paradossalmente è proprio la devoluzione - che già garantisce alla Scozia un suo parlamento e un servizio sanitario e un sistema di welfare molto migliori di quelli del resto del Regno Unito - la peggiore nemica del referendum del prossimo settembre. «Gli scozzesi tengono a gestirsi da soli, come avviene oggi, ma non sono sicuri di volere un esercito proprio o una moneta diversa dalla sterlina», precisa Curtice. «Ormai l'identità britannica qui è consolidata e coesiste insieme a quella scozzese che è aperta agli immigrati e tollerante delle minoranze etniche». Il nazionalismo scozzese, insomma, non ha nulla a che vedere con i movimenti che, in tutta Europa, odiano gli immigrati e vogliono separarsi dall'Unione europea (e Londra non fa eccezione). È un nazionalismo pro-immigrati e favorevole all'Europa. "Lo Scottish National Party", continua il professor Curtice, «fa eccezione al modello populista di nazionalismo prevalente, in questo momento, in Europa».
Dalla parte dell'Ue. Il nazionalismo scozzese più diffuso, dove il partito indipendentista trova i propri voti, è di natura civica e non etnica, multiculturale e, come tale, aperto alle minoranze etniche. Sono proprio organizzazioni come l'Unione europea che consentono alla Scozia di raggiungere un livello di autonomia che, altrimenti, non sarebbe possibile, diventando un piccolo Stato dentro una organizzazione sovranazionale come la stessa Unione europea.
Britannici e, insieme, scozzesi. A sentirsi, nello stesso tempo, britannici e scozzesi sono Frank e Fiona Maguire, marito e moglie, ispettori ambientali per l'autorità locale del Lanarkshire. Hanno due figlie, Eve e Orla, di 7 e 4 anni e non vogliono rischiare la sicurezza economica che ha la loro famiglia. «Che cosa succederebbe se la Scozia acquistasse l'indipendenza non è chiaro – spiegano a SirEuropa – Non sappiamo se ce la faremo, come stato, a sopravvivere sotto il profilo economico; e noi potremmo perdere il posto di lavoro. Per questo voteremo no al referendum».
«Il razzismo c'è, contro gli inglesi». A voler dire sì è invece un biologo inglese,Ian Maynard, sulla quarantina, che vive in Scozia da quando aveva 12 anni. «È ora che gli scozzesi superino il complesso di inferiorità nei confronti degli inglesi – spiega – E provino a farcela da soli». Nella sua lunga permanenza a nord del vallo di Adriano Ian è stato vittima – racconta – di «atti di aggressione anti-inglese» come quando, durante una festa, hanno minacciato di picchiarlo e gli hanno chiesto di andarsene una volta scoperta la sua vera identità benché si trovasse in quella casa da ore e fosse perfettamente a suo agio tra gli ospiti. Secondo sua moglie Anne McTaggart, scozzese, medico generico, «il razzismo esiste, nei confronti degli inglesi, ma è prerogativa di una minoranza ottusa».