Germania. Il populismo non trova più spazio
Il risultato negativo nella tornata elettorale di settembre 2013 del Piratenpartei (Partito pirata) e della Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania, nuovo partito euroscettico) e il tramonto del Nationaldemokratische Partei Deutschlands (Npd, Partito nazional democratico) sono altrettanti segnali inequivocabili del forte ancoraggio della Germania all'Europa.
Le elezioni tedesche del 22 settembre 2013, con la nascita della Grosse Koalition del terzo mandato al cancellierato di Angela Merkel, hanno confermato, se ce ne fosse stato bisogno, che la Germania di oggi è molto lontana da volontà revansciste, populiste o neonaziste. Chi teme una deriva autoritaria in senso antieuropeista, con implicazioni legate a radicalismi razzisti e nazionalisti, deve volgere il suo sguardo altrove, non a Berlino.
Il risultato negativo del Piratenpartei (Partito pirata) e della Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania, nuovo partito euroscettico) e il tramonto del Nationaldemokratische Partei Deutschlands (Npd, Partito nazional democratico, sottoposto a processi per fatti di violenza xenofoba) sono tutti segnali inequivocabili di come i sentimenti attuali, in Germania, siano molto più aperti alla prospettiva europea di molti altri Paesi del vecchio continente.
Dove navigano i Piraten. Il Partito pirata tedesco nasce sull’onda dei successi elettorali dell’omonima compagine svedese. Ma a parte qualche affermazione in elezioni locali di quattro Länder, non ha mai superato le soglie di sbarramento per le elezioni federali ed europee: lo scorso settembre alle votazioni federali i “pirati” hanno raccolto il 2,2 per cento dei voti, senza cogliere alcun seggio in parlamento. E allora dove nascono le fortune di questa formazione politica, che continua ad attirare l’attenzione di molti osservatori della politica europea?
Derivano probabilmente da una ondivaga attenzione ai delusi di ogni classe sociale e ai dubbiosi di varia ispirazione ideale, da una tendenza innegabile a fare buone proposte (come la battaglia per il salario minimo), a impegnarsi per il mantenimento dei diritti nelle telecomunicazioni e in internet, con una politica sociale legata a slogan come “Non promuoviamo la ricchezza, ma lottiamo contro la povertà”.
Al contempo i Piraten incorrono spesso in errori programmatici e strategici, come l’apertura delle porte a ex membri transfughi dall’Npd. Si tratta, inoltre, di una organizzazione politica non legata al personalismo dei leader (attualmente Bernd Schlömer); e si delinea come partito che cerca di attirare sostenitori indifferentemente dal variegato mondo dei verdi e della sinistra tedesca così come da persone di antica ispirazione moderata o di destra.
Nelle recenti elezioni per il Bundestag, il Piratenpartei ha molto probabilmente pagato la presa di posizione poco chiara verso gli apparentamenti con membri dell’estrema destra e una concezione sociale e politica piuttosto confusa sul ruolo delle donne, nonostante il loro peso crescente che esse stanno assumendo nella realtà tedesca. Sempre in questo senso deve essere letta la posizione equivoca nei confronti dell’Europa. Non si può chiaramente dire quanto sarà grande il futuro consenso verso i Pirati di Germania: ma la corsa per superare la soglia dello sbarramento elettorale del 5 per cento è ancora lunga.
Npd: memorie di un passato rigettato. In attesa che la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe assuma una decisione in merito all’ennesima richiesta di incostituzionalità del Nationaldemokratische Partei Deutschlands, il risultato elettorale del settembre scorso appare come una chiarissima bocciatura verso una compagine sempre più nell’occhio del ciclone.
Manifestazioni violente, xenofobe, nazionaliste e isolazioniste hanno fatto da filo conduttore del percorso del Npd. Il partito – fondato nel 1964, epigono del Deutsche Reichspartei – mostra forti accenti nazionalisti di estrema destra. Un recente sondaggio della televisione pubblica tedesca Ard ha mostrato che la maggior parte dei tedeschi reputa il Npd “antidemocratico” e “negativo” per la Germania.
La posizione ideologica nei confronti degli stranieri, dei “non bianchi”, degli ebrei e dei musulmani, passando per le associazioni di ispirazione cristiana – Caritas in testa – è di totale negatività, a fronte di una impostazione concettuale nazionalpopolare: la tutela degli interessi statali con la centralità dello stato in materia economica, il rifiuto del liberismo, l’identità di popolo e di nazione, il riguardo privilegiato verso le fasce di popolazione più deboli purché autoctone. Si avverte una continuità di pensiero – mai rifiutata o negata – di tipo nazional-socialista e anticristiano. Ma se i 16 governatori dei Länder, senza rifarsi al proprio orientamento politico, hanno chiesto alla Corte suprema di decretarne l’incostituzionalità, significa che la violenza manifestata in tutti questi anni dai sostenitori del partito, gli assalti ad associazioni di assistenza per gli immigrati, le azioni contro i profughi, non hanno più diritto di cittadinanza nella società della Germania multietnica del 2014.