Una Gmg ad alta quota: i giovani padovani alla scoperta della cultura montana della Slesia
Civiltà contadina e storie alta quota: tradizioni, storia, orgoglio per i prodotti locali. Intensa “prima” mattinata per i 371 pellegrini padovani partiti per la GMG di Cracovia con una settimana di anticipo per il gemellaggio con Cieszyn, ad ovest di Bielsko-Biala.
Come da programma, a bordo dei loro otto pullman, i giovani sono andati a scoprire il Comune montuoso di Istebna, a ridosso del monte Wisla, cuneo di terra polacca tra Repubblica Ceca e Slovacchia fiera della comune tradizione della Slesia.
Civiltà contadina e storie alta quota: tradizioni, storia, orgoglio per i prodotti locali.
Intensa “prima” mattinata per i 371 pellegrini padovani partiti per la GMG di Cracovia con una settimana di anticipo per il gemellaggio con Cieszyn, ad ovest di Bielsko-Biala.
Come da programma, a bordo dei loro otto pullman, i giovani sono andati a scoprire il Comune montuoso di Istebna, a ridosso del monte Wisla, cuneo di terra polacca tra Repubblica Ceca e Slovacchia fiera della comune tradizione della Slesia.
Merletti di montagna
Alcuni gruppi hanno avuto l’opportunità di ammirare i merletti di Koniakov, tipico prodotto locale realizzato con tecniche che le signore si tramandano di generazione in generazione. A Istebna c’è addirittura un museo dedicato all’arte dell’uncinetto, con le realizzazioni della signora Maria Gwarek e il merletto più grande del mondo secondo il Guiness World Records: un centrotavola di cinque metri di diametro realizzato da cinque vegliarde del posto in cinque mesi di intensa attività qualche annetto fa.
E per non farsi mancare il numero cinque, sono cinquanta i chilometri di filo in esso presenti. Anche se i giovani (e le giovani) padovane sono un po’ distanti da questo tipo di arte, hanno comunque apprezzato non solo la passione degli autoctoni, quando la capacità di valorizzare i loro piccoli e grandi talenti. Il museo dell’uncinetto è anche sede del locale ufficio turistico ricolmo di libro e di brochure su pizzi, merletti, aghi e fili.
Dal cucito… alla musica…
Altra tappa un viaggio nella storia di quella che era la Polonia fino a pochi decenni fa: il museo regionale “Na Grapie”, ricavato nella vecchia casa del medico e tutto-fare Janus Macoszkec, che custodisce gli antichi attrezzi della civiltà contadina e dei pastori, prima che le tecniche di serricultura e i trasporti esentassero i polacchi da una dieta ferrea a base di patate, cavoli e tutto ciò che poteva crescere nei pochi mesi di clima mite concessi da Madre Natura a queste terre.
Si viene accolti in un unico stanzone che ricorda le nostre vecchie case coloniche, immagini sacre ai muri ma nessun camino: chi infatti voleva dotarsi di un comfort basilare come un sistema per far uscire il fumo da casa, doveva pagare come tassa al governo tre mucche all’anno, cioè un tesoro astronomico. In questa casa, appartenuta un tempo a questo contadino-medico-lituaio rimasto alla storia dei villaggi attorno a Istebna, sono conservati anche tutti gli strumenti musicali realizzati e usati dai pastori: ocarine, flauti, trombe, corni e persino una cornamusa a pompa pneumatica.
Il giovane custode ha raccontato ai pellegrini i contesti in cui questi venivano usati, dagli antichi rituali di corteggiamento alla finestra all’allarme per l’arrivo delle volpi. Il ragazzo ricorda anche le virtù richieste all’epoca alle donne, meglio se bene in carne, capaci di resistere all’inverno, figliare in abbondanza, “non essere buttate a terra da un colpo di vento, fare caldo a letto d’inverno e fare ombra al sole d’estate”.
… ed infine il burro
Alcuni gruppi, nel villaggio di Koniakow, hanno assistito (e potuto provare) l’antica arte della produzione del burro a mano: necessari tempo, fatica e pazienza. La tecnica non è molto diversa da quella che si può sperimentare nelle valli dei nostri altipiani. In contesti simili, infatti, tutto il mondo è paese, come notato da alcuni giovani pellegrini “montanari” da Thiene e Caltrano.
A Zywiec, per la pausa pranzo, i pellegrini ricevono una piccola tazza di zuppa. C’è chi si lamenta per l’esiguità della razione dopo una mattinata di visite no-stop. Al primo boccone, però, il pollo speziato e il brodo denso svelano il segreto della cucina polacca: piatti piccoli e poco appariscenti, in realtà bombe caloriche capaci di infondere energia durante i lunghi inverni.
Per digerire c’è tutto il pomeriggio: per velocizzare l’operazione si gioca a calcio con i ragazzi pugliesi, anche loro gemellati con la diocesi di Bielsko.