Umide e senza luce: 1 bambino su 4 vive in case inadeguate
Presentato il quinto Atlante dell'infanzia di Save the Children. Più di un minore su tre vive in aree metropolitane spesso senza servizi, ma molti vivono in appartamenti umidi, sovraffollati e poco luminosi. Solo 6 bambini su 100 giocano per strada: «Le periferie dei nostri giorni sono le nuove città dei bambini. Ma vanno cambiate profondamente».
Appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitti che gocciolano, spesso poco luminosi e come se non bastasse anche sovraffollati.
Sono gli appartamenti in cui vivono tanti dei bambini e adolescenti in Italia secondo il quinto Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia diffuso da Save the Children e intitolato “Gli orizzonti del possibile”.
Secondo il rapporto, i dati parlano chiaro: sono le città e le metropoli l’habitat dei bambini e degli adolescenti che vivono in Italia.
Il 37 per cento di tutti i minori italiani (3 milioni e 700 mila bambini e adolescenti) vive concentrata nel 16,6 per cento del territorio nazionale, cioè nelle città metropolitane, mentre un milione e mezzo di bambini crescono all’interno degli 11 grandi centri urbani con una popolazioni superiore ai 250 mila abitanti: metropoli come Roma, in testa con quasi mezzo milione di minori, o come Napoli, Milano e Torino, dove si incontrano più di mille bambini per chilometro quadrato.
Le condizioni precarie delle abitazioni
Non è la concentrazione nelle grandi città a preoccupare, semmai le condizioni precarie nelle abitazioni delle proprie famiglie. Secondo il dossier, infatti, un minorenne su quattro vive in «appartamenti inadeguati con stanze poco accoglienti e precarie».
Circa 700 mila bambini e ragazzi, infatti, vivono in famiglie che dichiarano il loro appartamento poco luminoso, 1 milione e 300 mila in famiglie che denunciano situazioni di sovraffollamento, carenza di servizi e problemi strutturali, 2 milioni e 200 mila minori (quasi uno su quattro) in nuclei familiari che dichiarano di abitare appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitti che gocciolano.
Come se non bastasse, nel 2013, sono 65.302 famiglie che hanno ricevuto l’ingiunzione di sfratto per morosità, con un incremento dell’8,3 per cento rispetto al 2012, mentre 31 mila sono stati gli sfratti effettivamente eseguiti.
In strada non si gioca più
Se gli spazi in casa diventano sempre più stretti, non va meglio fuori: strade, vicoli e cortili sono sempre meno usati per giocare.
«La strada si è fatta luogo di transito delle preoccupazioni dei genitori e ha perso la sua vocazione naturale di luogo di incontro – spiega il rapporto – apprendimento e gioco, avventura e conoscenza. In media, tra i bambini fra 3 e i 10 anni, solo 6 su 100 la utilizzano per giocare (6,4 per cento), con picchi in Umbria (14 per cento) e Trentino, e deserti ludici nel Lazio (2,5 per cento), in Liguria, Piemonte e Campania».
Poco meglio le percentuali relativi ai cortili condominiali che sono uno spazio di gioco solo per il 25,5 per cento dei bambini (3-10 anni) con maggiore fortuna per i bambini dell’Emilia Romagna (39,2 per cento) e il picco in negativo della Basilicata (11,2 per cento). Prati o campi, infine, sono spazi ludici solo per un 14,2 per cento di fortunati, che diventano ben il 41,2 per cento nella provincia di Bolzano per assottigliarsi a uno sparuto 3,9 per cento in Sicilia.
Parchi pubblici, spazio ideale ma sono ancora pochi
I parchi pubblici restano lo spazio di gioco più frequentato (dal 38,4 per cento) dai minori nella fascia di età 3-10 anni, con, tuttavia, grandi differenze territoriali: mentre al Nord e al Centro vi fanno ricorso in media più di 2 bambini su 3 (e in quasi tutte le regioni del Nord più di 1 bambino su 2), al Sud, dove l’offerta di spazi attrezzati è sensibilmente ridotta, la fruizione dei giardini scende al 16 per cento e sale al 12 per cento la percentuale di bambini che gioca nei vicoli.
«Gli orizzonti a disposizione dei nostri bambini sono sempre più chiusi – spiega Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia – si riducono gli spazi di autonomia, socialità, svago, e si riducono gli spazi mentali, le opportunità di formazione e crescita intellettuale e relazionale, sospingendo sempre più bambini ai margini. È sotto gli occhi di tutti il disagio di tante “periferie”: luoghi deprivati di verde, spazi comuni, trasporti efficienti, scuole a tempo pieno e sempre più popolati da giovani coppie con bambini. Le periferie dei nostri giorni sono le nuove città dei bambini. Da qui dobbiamo cominciare se vogliamo riaprire spazi di futuro e opportunità per l’infanzia nel nostro paese».