Senza dimora sempre più numerosi. Dal governo un piano da 100 milioni in sette anni

Sono 50.724 le persone senza dimora in Italia, per lo più uomini, stranieri, sotto i 54 anni e con titolo di studio basso. Dal governo un piano da 100 milioni di euro, grazie a risorse recuperate da diversi fondi europei. Tangorra, direttore del dipartimento Inclusione sociale: “Occasione storica per le politiche contro l'emarginazione”.

Senza dimora sempre più numerosi. Dal governo un piano da 100 milioni in sette anni

Sono 50.724 le persone senza dimora in Italia
È quanto emerge dall’indagine condotta da Istat, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora e Caritas italiana. Le stime contenute nell’indagine sono ricavate dall’utilizzo di almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 Comuni italiani in cui l’indagine è stata condotta.

Rispetto al 2011, anno della prima rilevazione, non cambia il profilo dei senza dimora: uomini (85,7%), stranieri (58,2%), sotto i 54 anni (75,8%), con titolo di studio basso.
La maggior parte delle persone che usano servizi (56%) vive nel Nord dell’Italia, oltre un quinto (23,7%) al Centro, solo il 20,3% nel Mezzogiorno. Un risultato, questo, condizionato dall’offerta dei servizi sul territorio e dalla concentrazione della popolazione nei grandi centri.
Milano e Roma, da sole, ne accolgono il 39,8% (23,7% a Milano e 15,2% a Roma), al terzo posto si trova Palermo con il 5,7%, seguita da Firenze (3,9%), Torino, (3,4%), Napoli (3,1%), e Bologna (2%).

A fronte di una situazione ormai diventata cronica, arrivano ora cento milioni di euro in sette anni da destinare ai servizi per i senza dimora, risorse individuate dal governo attingendo da due diversi fondi europei a cui andranno ad aggiungersi altre risorse provenienti dai bilanci delle amministrazioni locali.
Ad annunciarlo è stato il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, intervenuto alla presentazione del report Istat-fio.Psd sulle persone senza dimora in Italia. A spiegare i dettagli del finanziamento il direttore generale per l’Inclusione sociale al ministero del Welfare, Raffaele Tangorra. “Si tratta di un’occasione storica per il nostro paese – ha spiegato Tangorra – quella di utilizzare con continuità, per un periodo sufficientemente lungo, delle risorse dedicate allo specifico dei senza dimora”.

Quelle destinate ai senza dimora saranno risorse diverse da quelle che il governo ha intenzione di utilizzare contro la povertà.
“Provengono da programmi comunitari, il Fead e il Pon inclusione - ha aggiunto Tangorra - che sono volti a finanziare in via generale i programmi di attivazione per le persone in condizione di povertà. Nello specifico dei senza dimora, nella dotazione di questi due fondi sono stati ricavati 50 milioni da un lato e 50 milioni dall’altro, e visto che i programmi sono stati approvati alla fine del 2014, non solo in Italia, ci sarà la possibilità di utilizzarli tra il 2016 e il 2022".

Uno stanziamento che, a detta del ministero del Welfare, sembra non avere precedenti.
“Solo con la 328 e solo per un biennio, 2000 e 2001, abbiamo avuto risorse dedicate allo sviluppo dei servizi per i senza dimora - ha aggiunto Tangorra - Erano 20 miliardi di lire a quel tempo, circa 10 milioni di euro oggi. Con l’opportunità che ci viene data dall’Europa con il Fead, il fondo di aiuti agli indigenti, e le scelte che il governo ha voluto fare con l’apertura, sempre nel contesto europeo, dell’utilizzo delle risorse del Fondo sociale europeo anche per la lotta alla povertà, il governo italiano ha scelto di utilizzare queste risorse per politiche che devono essere progettate in maniera coerente con le linee guida”.

Al termine della presentazione dei dati Istat sui senza dimora, infatti, sono state presentate anche le Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta, approvate a novembre in Conferenza Unificata.
“La volontà che ha ispirato la redazione di queste linee di indirizzo - ha aggiunto Poletti - è quella di superare un approccio emergenziale, in direzione di un approccio strategico, che consideri la persona ed i suoi bisogni nella sua interezza, in modo da realizzare un intervento ‘tagliato’ sulla condizione specifica in cui si trova. Il principio che sottende questo nuovo approccio è quello della presa in carico, dell’accompagnamento verso l’autonomia, dell’empowerment, con l’obiettivo di far uscire la persona dalla condizione di difficoltà in cui si trova. Un principio che, più in generale, dovrà ispirare tutte le politiche sociali e in particolare quelle di lotta alla povertà, con la convinzione che se al sostegno monetario non si affianca un progetto di attivazione con la presa in carico delle persone, da parte dei servizi sociali in rete con gli altri servizi del territorio e con i soggetti del terzo settore e di tutta la comunità, è impossibile produrre risultati efficaci in termini di inclusione sociale”.

Per il ministro Poletti, infatti, è tempo mandare in soffitta alcune parole, a partire da emergenza e sperimentazione
“Credo che dobbiamo toglierci dalla testa la parola emergenza - ha spiegato - Non ho ancora visto nulla che possa motivare il termine emergenza. Ciò che accade è largamente prevedibile, perché si è ripetuto da anni”.
Ma c’è un altro termine da usare con cautela. “Occorre ridurre ai minimi termini la parola sperimentazione - ha aggiunto il ministro - Rischia di essere un buon alibi. Un modo elegante per girare attorno al problema e i modi eleganti li dobbiamo dismettere”. Per Poletti, contro la povertà occorre individuare un “orizzonte e una direzione” per “costruire un disegno stabile”.
In tal senso, ha concluso il ministro, nei prossimi mesi il governo sarà al lavoro e affronterà una riflessione “su tutti gli strumenti oggi in campo contro la povertà per cercare di avere uno strumento universale per dare una risposta di fondo”.

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Parole chiave: senza fissa dimora (22), barboni (6), caritas (223), welfare (91), inclusione sociale (1)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)