La diversità non è disuguaglianza. Torna a Montagnana il Meeting Gma
Sabato 9 la maratona interculturale per le strade di Montagnana e dintorni. Domenica 10 il tradizionale convegno. I due appuntamenti scandiscono il meeting del Gruppo missioni Africa, l'ong che da 45 anni opera nel Corno d'Africa, prima accanto ai bambini e ora a sostegno dell'intera comunità.
“Nessuno resti indietro: la diversità non è disuguaglianza”
È un tema caldo quello scelto dal Gruppo missioni Africa di Montagnana per il tradizionale meeting, in programma quest’anno sabato 9 e domenica 10 settembre. «Abbiamo scelto proprio questo titolo – spiega il presidente della ong padre Vitale Vitali – perché l’atmosfera che si sta creando in Europa è di esclusione del diverso. Anche in Italia si respira un’aria di xenofobia, a cui noi vogliamo rispondere con percorsi di inclusione».
L’impegno dell’associazione, che da 45 anni opera nel Corno d’Africa, si basa infatti da un lato sulla valorizzazione della dignità e delle risorse che i villaggi dell’Etiopia e dell’Eritrea, pur vivendo in condizioni difficili, hanno a disposizione; dall’altro sull’aiuto responsabile ed efficace.
Se all’inizio l’obiettivo della Gma era, infatti, quello di adottare i bambini in modo da garantire loro una vita al riparo dalla miseria, adesso l’associazione si propone di adottare interi villaggi, aiutandoli ad avviare le attività indispensabili come lo scavo di pozzi per avere acqua potabile e la creazione di orti per sfamare la comunità, la cui gestione viene poi affidata a cooperative di donne locali.
Il meeting offre un’occasione di incontro e di approfondimento rispetto alle realtà dell’Etiopia e dell’Eritrea, due ex colonie italiane colpite dalla carestia e, nel caso dell’Eritrea, anche da un regime dittatoriale da cui ogni mese circa 5 mila persone cercando di scappare rifugiandosi nei paesi vicini oppure attraversando il Mediterraneo.
La marcia di solidarietà “Camminiamo per l’Africa”, in programma per sabato a partire dalle 17.30, offre ai partecipanti l’occasione per conoscere profumi, colori, sapori e paesaggi del Corno d’Africa con un percorso multisensoriale allestito appositamente e un punto ristoro realizzato dai richiedenti asilo ospitati in città.
I più piccoli possono sperimentare, inoltre, alcuni giochi di strada africani, allestiti in piazza Vittorio Emanuele II, che alle 21 si riempie di suoni e musica grazie al concerto dell’orchestra multiculturale Mosaika.
Sapori, artigianato, cultura e tradizioni sono protagonisti anche della seconda giornata di eventi, grazie al mercatino equo solidale e alla cerimonia del tè allestiti nel cortile della sede del Gma, in via Luppia Alberi. Qui, dopo la messa delle 10, bambini e ragazzi possono conoscere la cultura africana attraverso laboratori e spettacoli teatrali.
Per gli adulti, invece, è in programma a partire dalle 11 il convegno, vero cuore pulsante del meeting.
A prendere la parola sono il giornalista vaticanista Louis Badilla Morales sull’importanza dell’inclusione, poi è la volta di Anna Pozzi e Blessing Okeidon sulla schiavitù sessuale di cui sono vittime tante giovani africane, un’esperienza che Okeidon, proveniente dalla Nigeria, ha sperimentato in prima persona prima di tornare a essere una donna libera. Anche don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i costruttori di Pace, porta la propria testimonianza incentrata sull’esigenza di tutelare i diritti umani.
A concludere l’incontro è padre Vitali, presidente del Gma, a cui spetta il compito di fare un bilancio delle attività svolte nell’ultimo anno, indicando la rotta per i progetti futuri.
«Per molti africani, soprattutto eritrei, restare nel proprio paese – spiega – significa morire. Noi ci impegniamo perché chi decide di restare viva dignitosamente, e sia incluso nel tessuto sociale locale, ma è chiaro che finché esporteremo armi, e l’Italia è uno dei paesi al primo posto, con cui alimentare le lotte tribali, importeremo immigrati. Senza dimenticare che l’Europa e altri paesi del mondo oggi si vanno accaparrando immensi terreni per destinarli alla produzione di biodiesel, mentre la gente dei villaggi muore di fame».