Idomeni, in corso lo sgombero del più grande campo d’Europa. Un operatore di Caritas Grecia racconta
È iniziato lo sgombero di Idomeni, il grande campo profughi informale al confine tra Grecia e Macedonia. Le operazioni di polizia si sono svolte finora nella calma. Circa 8.500 persone, tra cui moltissime famiglie con 4000 bambini provenienti da Siria, Afghanistan, Iraq, saranno spostati in nuovi campi aperti nei dintorni di Salonicco, finanziati dall'Europa. Ma il destino di queste vite è ancora sospeso.
Il più grande campo profughi d’Europa, Idomeni, drammatico simbolo della chiusura della “rotta balcanica”, tra pochi giorni non esisterà più.
È iniziato all’alba di martedì lo sgombero dei circa 8.500 profughi, tra cui moltissime famiglie con 4.000 bambini, costretti a vivere i in condizioni disumane, in tende di fortuna, al confine tra Grecia e Macedonia (Fyrom), nella vana speranza che riapra la frontiera per continuare il viaggio verso il Nord Europa.
Con un’operazione che durerà diversi giorni e senza l’uso della forza (20 unità di polizia anti-sommossa, per un totale di circa 400 agenti), le persone vengono fatte salire sugli autobus e portate in campi più piccoli, aperti di recente grazie ai finanziamenti europei, nei dintorni di Salonicco. In tutta la Grecia sono circa 46mila i profughi accolti.
Le ong, i giornalisti e i tanti volontari accorsi da tutto il mondo non possono entrare nel campo ma sembra che finora lo sgombero si stia svolgendo tranquillamente.
Ovviamente nessuno vuole tornare al proprio Paese e tutti sperano di trovare prima o poi in Europa un posto sicuro dove non sentirsi più in pericolo.
Caritas Hellas (Grecia), sostenuta finanziariamente dalla rete Caritas (tra cui Caritas italiana), è presente da tempo a Idomeni con sette operatori e una ventina di volontari che fanno la spola con due furgoni da Salonicco per distribuire cibo, abbigliamento, scarpe, zaini, prodotti per l’igiene, pannolini.
Ora gli aiuti saranno dirottati sui nuovi campi, che però, rispetto a Idomeni, mancano dei servizi di base – soprattutto sanità e scuole – forniti dalle Ong che erano accorse in massa durante l’emergenza. Negli ultimi tempi Caritas Hellas distribuiva soprattutto frutta e verdura, per migliorare l’alimentazione anche in vista dell’inizio del Ramadan.
Idomeni “insostenibile” ma nei nuovi campi mancano i medici.
“Secondo me è un bene che il campo sia stato sgomberato, anzi la decisione è arrivata troppo tardi – racconta da Idomeni Rino Pistone, operatore di Caritas Hellas – La situazione era insostenibile. Sabato due operatori di una organizzazione locale sono stati malmenati, non c’era nessun controllo all’interno e la notte succedeva di tutto. In alcuni punti del campo nemmeno la polizia metteva piede. Era difficile lavorare, distribuire gli aiuti, ogni giorno scoppiava una rissa”.
Però, precisa Pistone, nonostante le difficoltà c’era “il vantaggio-svantaggio di avere la presenza di tante Ong. I nuovi campi sono invece più piccoli, gestiti solo dall’esercito, con meno volontari. Alcuni sono vecchi capannoni o vecchie fabbriche dismesse. La situazione è più precaria. Mancano i medici”.
Bambini e donne sole con figli potranno chiedere asilo in Grecia.
Fino a ieri sera sono state spostate circa 600 persone. L’operatore di Caritas Hellas ha assistito ai primi arrivi in uno dei nuovi campi: “Quattro autobus pieni, erano tutti abbastanza tranquilli. Ma nessuno vuole tornare, sono un po’ alla deriva”.
C’è infatti una grossa incognita su quale sarà il loro futuro: se verranno ricollocati in altri Paesi europei, rimandati verso la Turchia in virtù dell’accordo con l’Unione europea o se potranno chiedere asilo in Grecia. “Non c’è un progetto a lunga scadenza – spiega Pistone – Sono venuto a sapere che alcuni di loro potranno chiedere il diritto d’asilo in Grecia secondo alcuni criteri: minori di 18 anni, donne incinte, donne sole con figli”.
Ancora tanta incertezza.
Vista l’incertezza e la mancanza di informazioni sui diritti – tra cui le pratiche per accedere all’asilo e alle varie forme di protezione umanitaria – molti cercano di entrare comunque in Macedonia attraverso le foreste che segnano il confine, rischiando di affidarsi di nuovo ai trafficanti.
Famiglie siriane, afgane e curde hanno fatto un tentativo nei giorni scorsi “e non è da escludere che succederà di nuovo – ammette Pistone – perché alcuni riescono a passare. Ma se li trovano li picchiano, ed è già accaduto”.
Come Caritas Hellas, ora si dirigeranno sugli altri campi a Salonicco: a Oreokastro e Niakavala per cominciare. “Ma cercheremo di non abbandonare Idomeni finché ci sarà ancora gente”, conclude.