Dietro le sbarre “Il lavoro libera...”
Fino al 21 gennaio la mostra al Centro d’arte di Piove. L'associazioni Operatori carcerari volontari presenta la mostra mercato "Il lavoro libera..." con gli oggetti realizzati a mano dai detenuti in regime di massima sicurezza: sono il frutto di due laboratori che impegnano otto ore al giorno una decina di persone.
La libertà può avere la forma di un airone in legno, di una coperta in patchwork o di un puzzle di animali. Questi sono solo alcuni dei lavori realizzati dai detenuti del carcere Due Palazzi grazie ai volontari dell’associazione Operatori carcerari volontari ed esposti al Centro d’arte e cultura di Piove di Sacco. Entrando nelle due sale, nelle quali è allestita la mostra mercato "Il lavoro libera...", ciò che colpisce è la vivacità dei colori e dei disegni che contrasta con l’immagine, buia e angusta, di una cella carceraria.
E il senso di stupore continua quando Livia e Sergio, volontari dell’associazione, spiegano che gli autori sono una decina di uomini, sopra i 60 anni, reclusi da vent’anni o più in regime di massima sicurezza. Il messaggio che gli Operatori carcerari volontari vogliono trasmettere è che l’arte e il bello possono nascere anche in situazioni difficili e ristrette e possono avere pari dignità delle espressioni creative nate “fuori”.
Livia Gaddi è volontaria da sette anni, da quando è in pensione, ed è la curatrice dei due laboratori di cucito e di falegnameria dai quali nascono i lavori esposti.
«I laboratori sono aperti tutti i giorni e i detenuti possono accedervi per otto ore al giorno. Sono due attività nate dai volontari dell’associazione Ocv circa tre anni fa e che proseguono grazie alla fondamentale apertura della direzione del carcere e della disponibilità degli agenti, che devono gestire un supplemento di lavoro».
Non è infatti scontato che detenuti in regime di "carcere duro" (articolo 41 bis) e soggetti a isolamento e limitazione di comunicazioni con l’esterno, possano uscire dalla cella ed essere impegnati in un’attività creativa di questo tipo con una buona autonomia, tanto che possono accedere ai laboratori anche in assenza dei volontari.
«I 10 detenuti per ora coinvolti – continua a raccontare Livia Gaddi – sono divisi nei due laboratori e si occupano di tutte le fasi del lavoro, dalla progettazione degli oggetti, agli ordini del materiale alla realizzazione. È una occasione concreta di sperimentarsi in un contesto semilavorativo, che permette di dare nuova dignità, di imparare la collaborazione e il rispetto e, soprattutto, è un volano per il riscatto sociale. Poter mettere in campo la propria creatività e mostrare i lavori realizzati ai propri familiari ha un valore di collante affettivo molto forte. A questo si aggiunge il riconoscimento economico, anche se minimo, del lavoro svolto grazie alla vendita degli oggetti. La piccola somma che ciascun detenuto riceve va alle loro famiglie, se bisognose, oppure in beneficenza».
Le attività permettono, inoltre, di sviluppare la collaborazione tra il sistema carcerario e l’esterno e tra realtà che operano all’interno del carcere, tra le quali la cooperativa Giotto, Altracittà e Granello di senape, partner anche della mostra. L’allestimento a Piove di Sacco s'inserisce al termine di alcuni incontri degli studenti piovesi in carcere, grazie a Ornella Favero di Granello di senape ed è merito anche dell’accoglienza dell’amministrazione comunale che, concedendo la sala mostre della Saccisica, aiuta a dare alla mostra la dimensione culturale e sociale che merita.
I volontari aspettano la cittadinanza per questo interessante viaggio dentro al carcere, tra le problematiche e gli aspetti positivi, tutti i giorni in via Garibaldi 40 a Piove di Sacco fino al 21 gennaio, dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30.
Informazioni anche su ocv.padova.it