Siamo malati cronici, e costiamo sempre di più
Per la prima volta dal 2005, nel 2015 il disavanzo sanitario nazionale è stato superiore rispetto a quello dell’esercizio precedente, ammontando a un miliardo e 202 milioni di euro. Una inversione di tendenza, quella certificata dal Rapporto Osservasalute 2016 presentato lunedì al Policlinico Gemelli di Roma, dietro cui si celano diversi fenomeni preoccupanti.
Per la prima volta dal 2005, nel 2015 il disavanzo sanitario nazionale è stato superiore rispetto a quello dell’esercizio precedente, ammontando a un miliardo e 202 milioni di euro.
Una inversione di tendenza, quella certificata dal Rapporto Osservasalute 2016 presentato lunedì al Policlinico Gemelli di Roma, che mostra come sia «relativamente fragile l’equilibrio conseguito da molte regioni».
Al punto, complice anche il fatto che quattro italiani su 10 sono colpiti in modo sempre più precoce da patologie croniche, che il Servizio sanitario nazionale potrebbe trovarsi presto ad affrontare uno scenario che ne potrebbe mettere a rischio la stessa tenuta, come ha denunciato senza giri di parole Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità e direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane.
Le sfide che il Ssn dovrà affrontare «sono di varia natura – prosegue Ricciardi – e riguardano da un lato l’efficienza della spesa, dall’altro l’esigenza di approntare politiche finalizzate a potenziare gli strumenti di prevenzione e a migliorare l’equità del sistema».
La principale preoccupazione, legata all’invecchiamento della popolazione ma anche a una inadeguata prevenzione, è legata all’aumento delle malattie croniche – ipertensione arteriosa, ictus ischemico, malattie ischemiche del cuore, scompenso cardiaco, diabete mellito – che riguardano 23 milioni e mezzo di italiani con spese sempre più ingenti.
Altro allarme, quello legato al consumo di alcol che – si legge nel Rapporto – «interessa in Italia milioni di individui di tutte le fasce di età ed è associato a una serie di conseguenze a breve, medio e a lungo termine. I giovani rappresentano un target di popolazione estremamente vulnerabile all’uso di alcol che risulta la prima causa di mortalità, morbilità e disabilità».
Ancora, in un ideale “podio” degli elementi di allarme, il quadro a luce e ombre riguardo la prevenzione di secondo livello, ovvero vaccinazioni e screening
Se è in crescita la quota di adesioni ai programmi di screening, risulta in calo quella che si sottopone ai vaccini, soprattutto tra gli anziani. La copertura media delle vaccinazioni obbligatorie (poliomielite, difterite, tetano ed epatite B) nel 2015 scende al 93,4 per cento, valore al di sotto dell’obiettivo minimo stabilito dal Piano nazionale vaccinale del 95 per cento.