Sull'energia si giocano gli equilibri del mondo
Il popolo Sioux ha vinto la sua battaglia: bloccati i lavori dell'oleodotto che minaccia l’incolumità di milioni di persone. Ma quali sono le grandi infrastrutture strategiche per le politiche energetiche del mondo? Per l'Italia è fondamentale il gasdotto che dall'Iran arriverà in Puglia entro il 2018.
A Standing Rock, nel North Dakota, in una delle più importanti riserve indiane degli Stati Uniti, i nativi americani hanno vinto.
Dall’aprile scorso contestavano il Dakota access pipeline, detto “serpente nero”, l’oleodotto che prevede l’attraversamento di quattro stati, passando anche sotto il fiume Missouri e diversi altri corsi d’acqua, minacciando seriamente l’incolumità di milioni di persone. L’oleodotto è un progetto che costa circa 4 miliardi di dollari e che dovrebbe portare 470 mila barili di petrolio al giorno.
Il popolo Sioux chiedeva che l’oleodotto venisse fatto passare lontano dalle terre che circondano la riserva, considerate sacre. La resistenza è durata quasi sette mesi fino alla vittoria, annunciata il 4 dicembre: l’oleodotto è bloccato e verrà fatto passare altrove.
La protesta è iniziata con una veglia di preghiera organizzata da un gruppo di giovani e poi, man mano che i lavori per l’oleodotto avanzavano, molte persone si sono aggiunte organizzando un accampamento composto da nativi e non, attivisti ambientali e per i diritti civili, personaggi famosi, giornalisti, e anche duemila veterani di guerra, tutti decisi a fermare l'infrastruttura.
Le proteste, pacifiche, hanno visto la reazione delle guardie private dell'area e dei militari mandati dal governatore del North Dakota, ma poi il governo degli Stati Uniti ha ordinato la sospensione della costruzione dell’oleodotto: una decisione che potrebbe però essere ribaltata quando il presidente eletto Trump entrerà in carica, dato che si è sempre dichiarato a favore del progetto anche se pare non abbia ancora preso una decisione riguardo al suo completamento.
Ma le aree calde dal punto di vista dell’approvigionamento energetico sono numerose, basti pensare alla Turchia.
Lo stretto del Bosforo, tra il Mar Nero e il Mediterraneo, è cruciale per il petrolio russo e di qui passa il 3 per cento di tutta la produzione mondiale di petrolio e derivati.
Strategici sono anche i due principali oleodotti terrestri che attraversano la Turchia: uno raggiunge i Ceyhan sulla costa mediterranea in prossimità del confine siriano e il secondo parte da Kirkuk e da Erbil, in una zona “difficile” a causa dagli scontri fra Daesh, i ribelli curdi, il governo curdo e l’esercito regolare dell’Irak. I due oleodotti hanno la capacità di 2,7 milioni di barili di olio al giorno, tre volte l’attuale produzione di Brent dal Mare del Nord. Dal Bosforo passa anche il gasdotto Blue Stream che trasporta il 10 per cento dei rifornimenti totali di gas russo destinati all’Europa.
Entro il 2018 dovrebbero essere poi realizzati due nuovi gasdotti strategici, il “Southern Gas Corridor" che dall’Iran attraverserà tutta la Turchia per arrivare in Grecia, e il “Turkish stream” che si collegherà alla “Trans Adriatic Pipeline”, il corridoio meridionale del gas che per 3.500 chilometri attraverserà sei paesi dal Mar Caspio alla Puglia. L’obiettivo dei progetti turchi era quello di tagliar fuori l’Ucraina e i suoi conflitti, ma la situazione attuale in Medio Oriente complica l’orizzonte.
Ma lo scenario mondiale cambia velocemente e proprio lo scorso fine settimana è arrivato in Italia il primo carico di gas naturale liquefatto (gnl) dagli Usa
Stivato nel rigassificatore galleggiante ormeggiato a Livorno, è destinato a garantire la sicurezza del sistema di approvvigionamento del gas tutelandoci da eventuali emergenze invernali. Si tratta però di soli di 105 mila metri cubi di gnl che, riportati allo stato gassoso, diventano circa 63 milioni di metri cubi: lo 0,01 per cento del nostro fabbisogno. Una goccia nel mare, considerato che l’anno scorso le forniture russe sono state il 43 per cento delle nostre importazioni di gas.