Dopo il terremoto l'uragano.Così Haiti è ripiombata nell'incubo
Haiti conta di nuovo i morti, almeno un migliaio. Non ha ancora superato le conseguenze del tragico terremoto del 2010 che provocò oltre 220 mila vittime e adesso l’isola caraibica deve affrontare il disastro causato dall’uragano Matthew che l’ha colpita con tutta la sua forza. Per aiutare la popolazione la Cei ha stanziato un milione di euro che sarà gestito dalla Caritas italiana.
Haiti conta di nuovo i morti, almeno un migliaio.
Non ha ancora superato le conseguenze del tragico terremoto del 2010 che provocò oltre 220 mila vittime e adesso l’isola caraibica deve affrontare il disastro causato dall’uragano Matthew che l’ha colpita con tutta la sua forza.
L'emergenza è allarmante, anche perché tra i sopravvissuti all’uragano molti hanno ferite infette e i casi di colera sono in aumento.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha spiegato che circa un milione e mezzo di persone ha bisogno di tutto: molti villaggi sono stati quasi cancellati, le riserve di cibo distrutte e almeno 300 scuole sono state danneggiate. Le azioni considerate più urgenti sono quelle di raggiungere i villaggi dell’entroterra per portare farmaci e vaccini, costruire nuovi villaggi per dare una casa alle famiglie che l’uragano Matthew ha lasciato senza un tetto, cercare e scavare pozzi per l’acqua potabile.
La presidenza della Cei ha stanziato un milione di euro per l’assistenza alle popolazioni, affidando la gestione della somma a Caritas Italiana che è presente sul territorio di Haiti con propri operatori dal terremoto del 2010.
Il finanziamento servirà, innanzitutto, a procurare acqua, cibo e generi di prima necessità.
«In questi anni abbiamo sviluppato contatti con tantissime realtà per coprire un po’ tutto il territorio. Le dieci diocesi, tutte le parrocchie, le zone anche più lontane e interne le conosciamo bene e c’è un legame molto fitto, molto capillare – ha dichiarato a Radio Vaticana il vicedirettore della Caritas italiana, Paolo Beccegato – L’attenzione è quella di non dimenticare nessuno, di non concentrarsi solo su Port-au-Prince, sulle grandi città, ma dedicarsi ai villaggi più sfavoriti, più dimenticati».
«La preoccupazione è che scoppino nuove pandemie, a partire dal colera. Le comunità sono parecchio frantumate, come pure i territori agricoli, e noi avevamo investito molto su questo settore. Occorre veramente un grande sforzo di tutta la comunità internazionale perché non può essere sufficiente quello che possiamo fare noi, le chiese locali. Serve un grande coinvolgimento perché Haiti era un paese che, tutto sommato, poteva veramente incamminarsi verso un futuro di sviluppo e di ricostruzione. Dobbiamo fare in modo che questo non sia il colpo finale per lo stato più povero delle Americhe, ma che possa esserci una comunità internazionale attenta e attiva nell’aiuto».
L'Organizzazione mondiale della sanità ha intanto deciso di inviare un milione di dosi di vaccino contro il colera, la cui diffusione rappresenta il pericolo più immediato.