XXIII Domenica del tempo ordinario *Domenica 10 settembre
Matteo 18, 15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Due o tre
Inizia questa settimana la lettura dei capitoli del vangelo di Matteo in cui Gesù spiega ai suoi come dovrebbero essere le comunità di fedeli che si rifanno a lui, come avrebbe dovuto distinguersi nel mondo la chiesa di cui aveva parlato a Pietro. Fin dalle primissime parole si vede subito l’importanza che ha per Gesù l’aspetto comunitario: la dimensione della comunità è la dimensione essenziale del cristiano. Gesù è categorico: non c’è cristiano senza comunità, non c’è cristiano senza un gruppo di riferimento, non c’è cristiano senza un gruppo di persone che si ritrovano unite per condividere qualcosa. Due infatti sono i concetti su cui si concentra Gesù in queste righe: la correzione fraterna e la preghiera comunitaria, vissuta insieme.
La correzione è un qualcosa che all’uomo non piace molto, ma sembra essenziale. La prima lettura di questa domenica aiuta molto a recuperarne il significato più profondo. La figura della sentinella spiega bene il senso dell’ammonizione nei confronti di un fratello. Il profeta Ezechiele deve ammonire il popolo di Israele perché Dio l’ha posto come sentinella. Ezechiele è un profeta che è stato deportato a Babilonia alcuni anni prima che la città di Gerusalemme venisse distrutta, come tanti altri suoi concittadini. A lui però il Signore ha affidato il compito di vegliare, di stare attento, di essere sempre all’erta come una sentinella. Lui deve scrutare gli eventi per mettere in guardia il più possibile da ogni eventuale pericolo. Eccolo allora che fa aprire gli occhi sui rischi che si possono correre e che aiuta a mettere in prospettiva le cose per fare in modo che si possano prendere decisioni con criterio e attenzione. Gli ammonimenti diventano in questa visione come dei segnali stradali che ci suggeriscono come comportarci e ci rendono consapevoli di possibili pericoli.
Il principio del profeta-sentinella è validissimo nelle comunità a cui pensa Gesù, tanto che ogni uomo e donna sono chiamati a incarnarlo. Ogni cristiano deve farsi attento a chi gli sta attorno e preoccuparsene. Prendersene cura, arrivando anche a quella cura del tutto particolare che è l’ammonimento. Senza paura. Perché se uno è in pericolo, e qualcun altro se ne accorge, è bene che questo lo avvisi. Non è sempre detto che possediamo l’esatta percezione del pericolo che sta di fronte a noi. Allora quattro occhi possono vedere meglio di due. E più persone guardano, più la possibilità di spianare la strada dagli ostacoli aumenta. Ecco il valore della comunità. Ecco il valore delle frasi di Gesù che tira in ballo gli altri nel giudizio. Certo, dietro c’è ancora lo schema ebraico caro alle comunità di Matteo in cui il giudizio avveniva per gradi, fino ad arrivare alla sinagoga dalla quale si poteva anche essere espulsi. Ma Gesù sta ampliando gli orizzonti di questo schema, sta dando una consistenza diversa a questa sua comunità.
Più persone che giudicano, qui significa anche più persone che possono aiutare. E l’aiuto diventa fondamentale quando si sbaglia. Anche qui si capisce bene la grandezza dell’intuizione comunitaria di Gesù. Sbagliare da soli è terribile. Spesso la desolazione e lo spaesamento successivi agli errori sono micidiali. Sbagliare invece quando alle spalle non si ha una società anonima e priva di relazioni, ma una comunità pronta a sostenerti, è totalmente diverso. Gesù dice che se i suoi staranno insieme potranno contare sempre su degli appoggi, dei sostegni, su gente disposta a dare una mano perché non si debbano più commettere passi falsi. Nelle parole di Gesù l’ammonizione davanti alla comunità diventa una grande opportunità per crescere, per maturare, per tirare fuori quello che di meglio si può dare.
L’importanza enorme attribuita da Gesù alla comunità la si vede anche da un altro particolare molto significativo. Parlando ai suoi Gesù a un certo punto ripete il mandato che aveva affidato a Pietro nel momento solenne della consegna delle chiavi. Ripete per tutti i suoi la validità di quanto viene legato e di quanto sciolto. Quello che sembrava una prerogativa di Pietro si allarga e coinvolge chiunque si trova unito a Cristo. Paolo ci dice che la chiesa, l’insieme delle comunità cristiane, è il corpo di Cristo. Quindi questi cristiani possono di conseguenza agire come tali. A volte noi possiamo pensare che il mandato delle chiavi fosse stato affidato a Pietro come capo. In realtà gli è stato affidato in quanto pastore. Ma più volte Gesù sembra suggerire che questo ruolo è un ruolo che spetta appunto non a un capo, bensì a una comunità. Se la comunità è corpo di Cristo, e Cristo è il buon pastore, questo si deve respirare tra gli appartenenti a quella comunità. I quali hanno a disposizione l’arma potente della preghiera per mitigare ogni asprezza o ogni eccesso. Il discorso di Gesù, per non affossarsi su logiche di comando o di gestione tutte terrene, sfocia infatti sul tema forte della preghiera. Le comunità nuove sorgono infatti su questa grande roccia che è l’appartenere in maniera nuova a Dio attraverso Cristo. Bastano due persone che si riuniscono, che vogliono vivere insieme una stessa esperienza, una stessa realtà, che si rivolgono al Padre con intento comune, perché il Padre si manifesti, perché il Figlio faccia percepire la sua presenza, perché lo Spirito agisca in questo mondo.