Per i giovani: educatori e domande profonde
Per il secondo anno consecutivo, l'istituto Barbarigo ha organizzato un pranzo con i poveri nell'imminenza del Natale. «La seconda edizione di un’iniziativa di beneficenza è più difficile da organizzare della prima, venendo meno la curiosità della novità che, si sa, è una delle molle che fa agire le persone». Da qui una riflessione più ampia sul mondo giovanile.
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Il pranzo per i poveri organizzato domenica 13 dicembre al Barbarigo dal GgB (Gruppo giovani Barbarigo), con la regia del prof. Giovanni Scorzon e di don Lorenzo Celi e la collaborazione della Comunità di sant’Egidio, non ha sofferto questo problema: un centinaio gli ospiti partecipanti, oltre settanta i ragazzi delle superiori impegnati nella preparazione e nel servizio, buona l’adesione “comunitaria” tramite contributi economici, materiali, professionali. Un altro giorno da ricordare nella quasi centenaria storia del Barbarigo, non per la gloria passeggera ma per i passi in avanti sotto il profilo educativo.
Anche questa esperienza mi conferma che i tanto criticati “giovani d’oggi”, oltre a trovarsi bene quando l’aggregazione profuma di valori, sanno impegnarsi per un progetto di solidarietà, dedicano tempo libero, affrontano le difficoltà e ritrosie che una situazione nuova potrebbe ispirare. Mi confermo anche nella convinzione che queste realtà “magiche” (ma è più corretto dire “di grazia”) possono accadere quando qualche adulto si dedica concretamente – tempo, idee e cuore – ai ragazzi: non a caso sono possibili al Barbarigo ora e non cinque anni fa... E vedo – anche dalla Difesa di queste settimane – che esperienze analoghe, formative o caritative, sono portate avanti da certe parrocchie, a certe condizioni.
Sui giovani bisogna investire, non c’è alternativa: se vuoi donne e uomini maturi, servono educatori motiva(n)ti; se pensi a “generare” cristiani, ci vuole una comunità credente con adulti significativi; se sogni di far maturare preti anche ai nostri giorni, bisogna porre ai giovani le domande giuste, mostrando la plausibilità e la bellezza di essere preti. Ho molto apprezzato le domande poste, soprattutto ai più giovani, dal vescovo Claudio nell’omelia dell’ordinazione diaconale e in quella delle esequie di don Luigi Mazzucato: per passare dall’emozione all’interiorità, dall’applauso e dalla festa all’interrogativo «E io, perché no?».
In questi giorni molte attività e iniziative delle comunità sono materialmente portate avanti dai più giovani, magari meno numerosi di un tempo (anche per ragioni demografiche) ma ancora presenti nei gruppi canori e nell’animazione dei più piccoli, nella Chiarastella e nei vari servizi comunitari. Ci auguriamo tutti che anche questi appuntamenti, insieme a quelli più ufficiali dell’anno giubilare e della preparazione alla giornata mondiale della gioventù di Cracovia, diano lo spunto per un’autentica crescita interiore, per domande profonde, per risposte aperte a un futuro generoso d’impegno nella chiesa e per i più poveri.