Legacoop, resistere e innovare, aspettando l’ormai prossima “alleanza”
Legacoop Veneto stila un bilancio del 2015 e guarda al prossimo futuro con due obiettivi: resistere e guardare avanti, non con speranzoso senso di fiducia, ma cercando di cambiare, di innovarsi, di non seguire l’andamento ma governare i processi. In attesa dell’accorpamento delle tre centrali cooperative (Confcooperative, Lega, Ugl) nell’Aci-Alleanza delle cooperative italiane, il cui avvio è previsto dal prossimo gennaio 2017, con la nascita di un unico organismo di rappresentanza.
Il primo imperativo, quello appunto di non cedere, è necessariamente dettato dalla durezza dei tempi, da una congiuntura nefasta che di certo non ha risparmiato neppure il mondo delle cooperative. Il secondo, l’imperativo di guardare avanti in maniera creativa, è d’obbligo perché le coop rivendicano in pieno una soggettività da protagoniste nel sistema economico e sociale, nazionale e veneto in particolare.
Risultati positivi, nonostante la crisi
«I dati confermano – spiega Adriano Rizzi, presidente regionale di Lagacoop – che le nostre realtà cooperative hanno comunque realizzato performance positive dal 2009 al 2014, nonostante la difficile situazione generale. Dati confortanti vengono anche dalle previsioni relative ai prossimi bilanci 2015. Aumenta il valore di produzione complessivo, come anche l’occupazione. Insomma assistiamo a un effetto anticiclico della cooperazione e i numeri fanno luce complessivamente su un tessuto imprenditoriale che non è immobile ma reagisce ai cambiamenti e alle difficoltà».
Certo la situazione non è omogenea: ci sono settori che hanno tenuto bene, come agricoltura, servizi, sociale e consumo (sia coop di consumo che di dettaglianti); altri più vulnerabili e maggiormente infestati dalla crisi, come soprattutto le costruzioni e la relativa filiera legata all’ambito della casa.
«Comunque la cooperazione – coclude Rizzi, ai margini dell’assemblea regionale di Legacoop che si tenuta a Padova – si conferma un pezzo importante dell'economia veneta e del welfare del nostro territorio».
Sul fronte “interno” dell’organizzazione vi è poi una scadenza importante: l’accorpamento delle tre centrali cooperative (Confcooperative, Lega, Ugl) nell’Aci-Alleanza delle cooperative italiane, il cui avvio è previsto dal prossimo gennaio 2017, con la nascita di un unico organismo di rappresentanza, «un’organizzazione moderna, efficiente e giovane; che porterà al superamento della dimensione provinciale privilegiando i settori».
«I risultati ottenuti da Legacoop Veneto – aggiunge Diego Lusetti, presidente nazionale di Legacoop – sono una delle testimonianze più chiare del ruolo che la nostra associazione ha saputo assumere nel paese. Siamo quelli che stanno dentro al mercato per cambiarne le regole: penso alla campagna contro le false cooperative, a quella che stiamo per iniziare contro il massimo ribasso negli appalti, ma anche alle iniziative delle nostre imprese contro il caporalato o alla capacità di far piazza pulita dentro alle cooperative di gestioni contrarie ai nostri valori, per ripartire su nuove basi. Siamo quelli che lottano per le liberalizzazioni. E siamo quelli che difendono, nei fatti, il lavoro come racconta meglio di tante parole la vicenda della Berti, il quinto workers buyout inaugurato in questi giorni qui in Veneto, con cui 22 operai si sono ripresi la propria azienda e riuniti in cooperativa l’hanno fatta ripartire».
Una domanda: perché le cooperative sociali della Lega non si sono impegnate, almeno nel Veneto, nell’ambito dell’accoglienza dei profughi?
«Le nostre coop – spiega Rizzi – sono state prudenti. Non c’era abbastanza chiarezza, la situazione era discretamente confusa; insomma non c’erano le condizioni per un lavoro serio, di prospettiva. Talora l’emergenza porta a compiere degli errori e le nostre società hanno voluto evitare proprio questo pericolo. Se cambieranno le cose…».