I formaggi italiani sono i più "clonati" all'estero
La Coldiretti Veneto ha di recente presentato il 13° rapporto sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole a denominazione di origine. Il problema più grave per lo sviluppo del settore all'estero rimane la contraffazione che sottrae indebitamente fatturato al nostro paese.
Dalla lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei prodotti alimentari italiani di qualità potrebbero nascere trecentomila nuovi posti di lavoro grazie al considerevole aumento di fatturato regolare che può riversarsi sulle imprese che operano nella legalità. È quanto afferma la Coldiretti Veneto a margine della presentazione del 13° rapporto sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole a denominazioni di origine.
I prodotti sono stati determinanti nel consentire all’Italia di raggiungere nel 2015 il record storico delle esportazioni agroalimentari, con 36,8 miliardi dei quali ben il 20 per cento è realizzato proprio dai prodotti alimentari dop e igp e dai vini doc, docg e ipg. In testa alla classifica dei prodotti più “taroccati” ci sono i formaggi, a partire dal parmigiano reggiano e dal grana padano che, ad esempio, negli Stati Uniti in quasi nove casi su dieci sono sostituiti dal parmesan prodotto in Wisconsin o in California. Ma sono oggetto di imitazione fraudolenta anche l’asiago, il provolone, il gorgonzola, il pecorino romano e la fontina.
Il fenomeno interessa anche il vino, come l’amarone e il prosecco scovati sugli scaffali russi, australiani o svedesi con nomi evocanti ma che non c’entrano nulla con le eccellenze enologiche nostrane. Poi ci sono i salumi, dal parma al san daniele che spesso sono “clonati”, ma anche gli extravergine di oliva e le conserve come il pomodoro marzanino che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti.
La produzione annuale di imitazioni dei formaggi italiani – sempre secondo le elaborazioni Coldiretti – ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di quasi 2.228 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come cheddar, colby, monterrey e jack. Tra i formaggi italiani fatti in Usa più gettonati c'è la mozzarella (79 per cento), il provolone (7 per cento) e il parmesan (6 per cento), con quasi i due terzi della produzione realizzata in California e Wisconsin, mentre lo stato di New York si colloca al terzo posto.
Uno scippo che riguarda anche denominazioni tutelate dall’Unione Europea con la produzione di parmesan statunitense che ha raggiunto i 144 milioni di chili: poco meno della metà di quella originale fatta in Italia. Se gli Stati Uniti sono leader della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato Ue e nei paesi emergenti, dove il falso, talora, è arrivato prima delle produzioni originali.