Appalti, cambia tutto. Finisce l'era del massimo ribasso, ora l'offerta deve essere "economicamente vantaggiosa"
Il nuovo Codice approvato nei giorni corsi dal consiglio dei ministri punta a semplificazione e trasparenza grazie ai 200 articoli che sostituiscono i precedenti 2 mila. Regole chiare per il subappalto, che deve essere previsto nel bando e liquidato immediatamente, importante il ruolo dell'Autorità nazionale anticorruzione di Cantone. E per le grandi opere sarà necessario il dibattito pubblico. Soddisfatti gli enti comuni riuniti in Avviso pubblico
Semplificare. È questo il concetto che sta alla base del nuovo Codice degli appalti approvato in questi giorni dal consiglio dei ministri.
Il Codice, fortemente innovativo e molto più snello del vecchio, passa dagli oltre 2 mila articoli a poco più di 200 e punta su: trasparenza, tempi certi, procedure più veloci, individuazione chiara di responsabilità, digitalizzazione delle procedure di gara, tutela delle piccole imprese, attenzione al contesto ambientale e sociale, affidando un ruolo fondamentale all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione.
Una delle novità più importanti è “l’offerta economicamente più vantaggiosa” per tutte le gare di importo superiore ai 500 mila euro o ai 210 mila per le forniture di servizi, norma che sostituisce quella del “massimo ribasso” e che mantiene la necessità di coniugare qualità e prezzo nelle offerte.
Per quanto riguarda i subappalti e le piccole opere le novità sono importanti: la possibilità di subappaltare è limitata al 30 per cento dei lavori e il subappalto dovrà essere già previsto dal bando di gara, inoltre il nuovo Codice prevede il pagamento diretto dei subappaltatori, il che dovrebbe aiutare le piccole imprese. Per le gare per lavori tra 40 mila e 150 mila euro dovranno essere consultati almeno cinque operatori, che dovranno essere almeno dieci per gli importi tra 150 mila e 1 milione di euro. Nelle concessioni di importo superiore a 150 mila euro, l’80 per cento dei lavori dovrà essere affidato con gara, il 20 per cento potrà andare alle società in house e il controllo delle soglie spetta all’Anac.
Il nuovo Codice degli appalti agisce anche sul terreno della partecipazione e per tutte le grandi opere che abbiano un impatto sul territorio introduce il “dèbat public”, la discussione pubblica, e prevede la possibilità del “baratto amministrativo”, vale a dire la presa in carico da parte di cittadini di un bene o un’opera in cambio di una gestione o ristrutturazione per l’interesse dalla comunità.
Avviso pubblico promuove le nuove regole
Avviso pubblico, associazione di enti locali e regionali per la formazione civile contro le mafie, è uno dei soggetti che in Italia da vent’anni si occupa di lotta alla corruzione e alla mafia, di trasparenza, di valorizzazione della buona politica e della buona amministrazione. Il presidente nazionale Roberto Montà, sindaco di Grugliasco (To), ha seguito passo passo l’iter del nuovo Codice degli appalti e ora il giudizio complessivo appare positivo.
Come valuta complessivamente il nuovo Codice degli appalti?
«Avviso pubblico giudica positivamente questo nuovo Codice sia perché siamo di fronte a una riforma organica della materia, sia perché introduce elementi fondamentali di semplificazione. Adesso abbiamo un terzo degli articoli rispetto a quello vecchio e questo consentirà di eliminare confusione e complessità, elementi che favoriscono le pieghe corruttive».
L’Anac aumenta poteri e funzioni. Lo considera un elemento qualificante?
«Sì perché l’Anac ha dimostrato di rappresentare un punto di equilibrio importante tra i soggetti in campo e ora l’Autorità viene posta a garante delle buone pratiche. Non si tratta di un giudice in più, ma di una risorsa, di uno strumento efficace al servizio delle amministrazioni pubbliche».
Da sindaco come valuta la nuova regola sui subaffidamenti?
«Anche questo è un elemento positivo. Ora dovremo valutare quali sono le soglie entro cui potremo muoverci e capire come agire. L’albo esterno e la maggiore trasparenza daranno sostegno alle imprese vere, quelle che impiegano i lavoratori, e non chi fa finanza e usa il subappalto per far circolare il denaro. Giudichiamo sia un’ottima scelta anche la cancellazione del famigerato “massimo ribasso”, un elemento che ha consentito situazioni assurde. Adesso si potrà ridare dignità ai lavori e alle imprese scalzando chi anziché lavoratori muove schiere di avvocati».
Gli enti locali sono organizzati per dar corpo alla richiesta di maggiore trasparenza?
«Questo è un tema importante e dovremo arrivare alle aggregazioni delle stazioni appaltanti perché queste sono fondamentali soprattutto per i piccoli comuni che vivono delle fragilità oggettive. Va analizzato il ruolo delle centrali per le committenze degli appalti più consistenti in delle strutture con competenze adeguate. Certamente la strada è questa: non ci devono più essere ottomila stazioni appaltanti, ma occorre investire nelle aggregazioni».
Il nuovo Codice prevede la partecipazione dei cittadini. In che modo?
«Questo passaggio risponde alle direttive europee e prevede la discussione pubblica in particolare per le grandi opere e questo è un elemento importante, secondo la mia esperienza di amministratore. Interessante anche la possibilità del “baratto amministrativo” che incide sulla responsabilità del singolo, consentendo di restituire alla collettività. Per esempio, se un cittadino non è in grado di pagare un’imposta, può fornire un servizio e questo è un elemento forte che caratterizza l’essere cittadini».