"Ciao mamma. Vado in Africa", dal 14 febbraio la serie del Cuamm su Tv2000
La nuova serie di Tv2000, in onda da martedì 14 a sabato 18 febbraio alle 19.30, racconta la scelta di nove trentenni che hanno preso il coraggio in mano e sono partiti per l'Africa insieme al Cuamm.
Il regista Nicola Berti ha raccolto per quasi due anni, in dodici missioni di circa 12 giorni l'una, la loro "normale" quotidianità, che riserva un grande pizzico di coraggio.
Nove rotte africane, nove giovani vite che dall’Italia sono volate nel continente nero per mettersi in gioco senza paura, là dove a crescere si fa in fretta, dove non c’è tempo per “fare” i medici, i logisti, i cooperanti, ma bisogna soltanto esserlo e sentirselo, fin dal primo giorno.
“Ciao mamma. Vado in Africa”, realizzato dal regista Nicola Berti per la sceneggiatura di Marco Lodoli, è la serie televisiva che, da martedì 14 a sabato 18 febbraio alle 19.30 viene trasmessa su Tv2000, raccontando la scelta di cooperazione insieme a Medici con l’Africa Cuamm di nove trentenni: la veronese Francesca Tognon e il trevigiano Mauro Bottecchia in Sierra Leone, la rodigina Martina Mazzocco e la romana Sara Chiurchiù in Tanzania, il modenese Riccardo Conventi e la palermitana Palmira Immordino in Uganda, il palermitano Guido Maringhini e la padovana Chiara Boscardin, la bergamasca Francesca Gritti in Etiopia.
Ogni puntata da 25 minuti è dedicata a un paese e a due protagonisti (tranne quella sull’Etiopia solo con Francesca Gritti) che Nicola Berti ha incontrato nell’arco di quasi due anni, a partire da ottobre 2014 con cinque missioni distinte di circa 12 giorni l’una, raccogliendo la quotidianità di questi giovani, seguendoli negli ospedali africani, negli uffici dove diventano realtà i progetti legati al diritto alla salute. Ma anche tra le mura delle piccole case dove la sera si cena insieme, a conclusione di una giornata estenuante di lavoro, ridendo e scherzando, mandando via skype un saluto – “Ciao mamma” – a chi li aspetta a casa in Italia.
La produzione dell’ong padovana, con il contributo della fondazione Cariparo e in collaborazione con Tv2000, tocca le stesse di quell’attenzione ai giovani che la diocesi di Padova ha deciso di coltivare con il sinodo a loro dedicato che inizierà il prossimo 3 giugno. «La serie di Tv2000 – precisa Andrea Borgato, vicedirettore del Cuamm – è un tributo a una generazione coraggiosa, l'Italia migliore, che esiste e che contrasta con quell’immagine di giovani rammolliti a cui ci siamo e ci hanno abituati. Chi parte con il Cuamm non ha paura di confrontarsi con altri mondi e culture, prendendo in mano la vita».
Il programma dà anche l’opportunità a Medici con l’Africa per lanciare un chiaro messaggio: «L’invito ai giovani è – continua Borgato – a guardarsi intorno, perché ci sono valide alternative per vivere il lavoro che vogliono fare, e a non spaventarsi, perchè alla fine porteranno a casa una professionalità “invidiabile”, ma anche saranno cresciuti come persone. Il Cuamm poi non ha bisogno solo di medici o infermieri: oggi ricerca logisti, amministrativi e rappresentanti nei paesi in cui è presente».
Nicola Berti con “Ciao mamma. Vado in Africa” sviluppa due precedenti e fortunate esperienze sempre insieme a Medici con l’Africa: «Qualche anno fa ho montato un breve documentario su tre storie di giovani cooperanti e che aveva come base sonora la canzone di Niccolò Fabi Tre modi di dire verde; e poi nel 2014 ho vissuto un’esperienza bellissima a Matani in Uganda accanto all’allora direttore della Stampa Mario Calabresi (oggi direttore di Repubblica, ndr). Calabresi non aveva mai visitato l’ospedale del Cuamm fondato negli anni Settanta da due zii medici partiti per l’Africa subito le nozze». Da quel viaggio il giornalista ha tratto lo spunto per il libro Non preoccupatevi per noi. La nostra vita sarà meravigliosa dedicato a giovani che in epoca recente e in ogni latitudine non hanno di accogliere nuove sfide. “Chissà che eroi” potrebbe pensare qualcuno prima di vedere le puntate di “Ciao mamma”. Eppure «l’obiettivo – conclude Nicola Berti – è far emergere la normalità nelle scelte intraprese da questi giovani, sebbene il contesto sia completamente diverso da quello in cui si troverebbero a operare in Italia».