«Scelgo Cristo per sempre». La testimonianza di Silvia De Franceschi
Sabato 21 marzo, alle 19 in Cattedrale, il vescovo Antonio presiede la celebrazione eucaristica in cui si svolge il rito di dedizione definitiva di Silvia De Franceschi, collaboratrice apostolica diocesana. Con lei, 32enne, sale a sette il numero delle collaboratrici apostoliche diocesane; cinque sono in formazione.
Ho 32 anni e sono originaria della parrocchia di Fossona di Cervarese Santa Croce, dove ho vissuto i miei primi venti. Il grazie va alla mia famiglia che mi ha educata alla fede e amata con grandi e piccoli gesti. Sono contenta e gioisco per il bene seminato in me dalle persone della mia parrocchia: parroci, animatori, catechiste e collaboratori vari. Li ringrazio per avermi cresciuta nella sensibilità al dono nella piccola chiesa domestica.
Dal 2008 ho iniziato un cammino di formazione a villa Immacolata di Torreglia assieme ad altre donne in discernimento per un sì per sempre a Cristo secondo il carisma delle collaboratrici apostoliche diocesane. Chi sono queste donne, laiche consacrate? Sono donne che, chiamate da Cristo, si donano totalmente a lui nel servizio al prossimo in particolare nell’ambiente di lavoro, nella collaborazione con i sacerdoti e le persone di buona volontà che sono all’opera nella chiesa diocesana e nelle realtà parrocchiali.
Lavoro come infermiera presso una casa di riposo e lì vivo il mio essere semplice testimone del suo amore verso di me e al debole e sofferente. Sono i piccoli gesti che riempiono il cuore sia di chi riceve, sia di chi dona! A volte, basta un pizzico di allegria o ricevere un “grazie” per far circolare la speranza.
Altro ambiente importante per questo momento della vita è la vita comunitaria a villa Immacolata e la fraternità tra tutte le collaboratrici: sono luoghi di vero cammino di crescita umano e spirituale dove non sempre è tutto rose e fiori, ma è il tempio in terra dove Dio mi ha lavorato e modellato come lui voleva. Le sorelle mi hanno aiutato, e mi aiutano, a venir fuori per quella che sono, ad andare oltre i miei limiti, a vedere cose belle di me che non vedo, a fidarmi e donarmi totalmente a Cristo.
Ultimo dono ma non ultimo è l’esperienza nelle varie realtà pastorali, nelle parrocchie di Mestrino e Tencarola, e a casa Madonnina. Ora sono arrivata al capolinea formativo, se così si può chiamare: il prossimo 21 marzo, in cattedrale per la mani del vescovo, esprimerò il mio sì definitivo a Cristo promettendo obbedienza, povertà e castità secondo il carisma delle collaboratrici apostoliche diocesane.
Che cosa vuol dire? È dire un sì consapevole a Cristo, dopo un periodo di formazione con le collaboratrici, e scegliere per sempre di vivere secondo lo stile del vangelo espresso dal carisma stesso. In concreto, è proporsi di vivere nell’obbedienza, nella povertà e nella castità a servizio del prossimo, non solo là dove lavoriamo, ma anche laddove sono e sarò inviata.
Quali emozioni provo a ridosso di questo sposalizio? Un grande senso di gratitudine al Signore che è un uomo che chiama e lascia liberi di rispondere, accompagna ma non spinge, indica la via e corregge, si dona a me e non pretende nulla, muore in croce e risorge per me perché la mia vita sia ricolma della sua luce.
Non mi sento sola in questo cammino! Mi sento teneramente accompagnata da chi mi sta accanto, da chi ha avuto a cuore la mia formazione, dai miei genitori e dai miei fratelli, dalle sorelle del cammino e da tutte le persone, e sono tante, che, lasciando il loro segno in me, mi hanno cambiato e mi hanno rivelato la sua presenza. È come guardare dall’alto un bel paesaggio e gustare in pienezza tutto ciò che conosco e quello che non conosco. La sensazione interiore è di una grande pace: un respiro a pieni polmoni, dove l’aria fresca è ciò che mi dà vita. Che ne sarà del domani? «Dai frutti li riconoscerete»: mi fido di Cristo e insieme cammine- remo! Il Signore possa scegliere altre persone, altri giovani liberi di donarsi totalmente a lui.