Nel cuore di Torreglia. La “vita in villa” cantata con versi latini
Se fosse un film si direbbe che è un “prequel”.
L’experience book di Giulio Osto e Patrizia Paradisi Nel cuore di Torreglia (Proget edizioni, pp 112, euro 15,00), che viene presentato giovedì 14 dicembre al GustoTop di via Volta a Montegrotto, precede idealmente il primo volume di questo tipo, Cantiamo Torreglia dedicato alla poesia che Niccolò Tommaseo scrisse sulla tauriliana “perla degli Euganei”.
Poesia che non avrebbe mai visto la luce se non ne fosse stata scritta un’altra prima, da un autore molto meno noto, Francesco Pimbiolo, a cui è per l’appunto dedicata la nuova opera editoriale.
Ecco come spiega la faccenda don Giulio Osto. Il libro Cantiamo Torreglia è nato da una targa presente nella chiesa di San Sabino che attesta la visita di Tommaseo all’abate Giuseppe Barbieri nel 1819. Ma c’è un’altra targa affissa all’inizio del sentiero Mondonego che sale alla chiesa, dove era la casa del sacerdote e letterato Jacopo Facciolati, “restauratore della lingua italiana”. Sotto ad essa sono incisi due versi latini che elogiano la sua casa natale e che sono stati tratti dal carme elegiaco di Francesco Pimbiolo oggetto del nuovo studio. In risposta a questo carme, quasi una sfida poetica a distanza, l’abate Barbieri chiese al Tommaseo di comporre i suoi versi.
De villula tauriliae ad fratrem è stato composto dal Pimbiolo nel 1798, quando aveva 45 anni, e pubblicato nel 1817 come omaggio al fratello Antonio nominato direttore della facoltà medica padovana: 128 versi elegiaci, subito tradotti con molta ridondante libertà da Iacopo Crescini, in cui elogia la vita campestre che trionfa nell’autunno in villa (quella posseduta dal fratello a poca distanza dalla dimora dell’abate Barbieri), lontano dalle polemiche e dai frastuoni della città, messa sottosopra in quegli anni dall’invasione napoleonica e dai continui passaggi di mano dai francesi agli austriaci, fino alla definitiva dominazione di questi ultimi nel 1813.
La poesia latina viene analizzata con ampiezza nella lingua e nello stile da Patrizia Paradisi, esperta di poesia neolatina otto-novecentesca, che la colloca “tra attualità storica e letteratura della villa”, nella tradizione della poesia elegiaca che ha i suoi antecedenti nelle celebrazioni in prosa e poesia delle grandi ville dell’età imperiale ma anche nei moderni, da Petrarca a Cesarotti. La studiosa ricostruisce la storia della famiglia Piombolo degli Engelfreddi e dell’autore, nato nel 1753 e morto nel 1823.
Ma la singolarità del volume, come già del precedente, è quella di “animare” la poesia facendone pretesto di una passeggiata “nel cuore di Torreglia” appunto, che accompagna il visitatore dal parcheggio di via Vittorio Veneto fino alla chiesa di San Sabino, passando per il monumento ai caduti, il capitello con la Madonna del Facciolati, la novecentesca chiesa del Sacro Cuore, il sito della casa del latinista tauriliano, monte Rua, le ville del sentiero Mondonego tra cui appunto villa Pimbiolo, oggi meglio conosciuta come villa Zadra dal nome di un suo successivo proprietario, e villa Barbieri Verson, il colle della Mira.
La pubblicazione si inserisce nelle attività del premio di poesia Parola e mistero - San Sabino.